Per approvare il bilancio, il primo ministro usa a man bassa la leva del 49.3, scatenando voti di censura che però fanno l’effetto di una mite pioggerella: come il RN, pure i socialisti non sostengono la caduta dell’esecutivo. E innescano altre fratture nell’unione di sinistra; col paradosso che è il Fronte, arrivato in testa alle elezioni, a uscirne ammaccato
Non una sola, ma una pioggia di mozioni di sfiducia cade in queste ore sopra il governo francese con l’inconsistenza di una pioggerella primaverile. Quei tentativi di far crollare l’esecutivo guidato da François Bayrou, seppur molteplici, non hanno peso, poiché quasi nessuno li sostiene al momento del voto.
L’esito paradossale è che proprio la sinistra ecologista, arrivata in testa alle elezioni legislative questa estate, si ritrova adesso isolata. E come è possibile? Succede perché non soltanto i macroniani e la destra – compresa quella estrema del Rassemblement National – ma pure il Partito socialista (una delle forze che componevano prima la Nupes e poi il nuovo Fronte popolare) ha deciso di allungare la vita al governo Bayrou.
E dire che in pochi hanno scommesso sulla sua longevità, come dimostra la difficoltà del primo ministro a convincere qualcuno che non fosse un ex (ex ministro, ex premier) a mettere la faccia entrando nel suo esecutivo.
La caduta fulminea del predecessore Michel Barnier, “sfiduciato” dal Rassemblement National che inizialmente lo aveva tenuto in vita oltre che dal nuovo Fronte popolare nella sua interezza, faceva presagire tempi duri (e brevi) pure per chi fosse arrivato dopo. Tantopiù che – appena insediato – François Bayrou aveva inanellato uno strafalcione politico dopo l’altro (come quando ha snobbato Mayotte distrutta dal ciclone per andare a Pau al consiglio comunale). Ma qualcosa fa la differenza, rispetto al caso Barnier: stavolta i socialisti hanno ceduto al richiamo centrista.
La pioggia di mozioni
La France insoumise – il partito di sinistra fondato da Jean-Luc Mélenchon – aveva promosso una mozione di sfiducia sùbito dopo l’insediamento di Bayrou, e già allora il Parti socialiste (come il Rassemblement National) non l’aveva sostenuta, voltando le spalle al resto del Fronte popolare, ecologisti e comunisti inclusi.
La frattura si è ripetuta questo mercoledì, con i voti di sfiducia seriali legati al bilancio. Proprio sul budget (e per l’esattezza sulla sécu, la sicurezza sociale), era caduto Barnier. Pur di spingere il bilancio, Bayrou ha fatto ripetutamente ricorso al 49.3, la leva costituzionale che consente a un governo di scavalcare l’aula ma lo impegna sul provvedimento stesso, lasciando quindi all’aula la possibilità di buttar giù l’esecutivo con una motion de censure.
Quando ancora Bayrou doveva annunciare la squadra, i partiti più dialoganti del fronte – anche gli ecologisti all’epoca – avevano condizionato l’idea di una “non sfiducia” all’impegno del premier di non usare la leva del 49.3, considerata antidemocratica. Bayrou ne ha fatto invece incetta, azionando la leva non per una, ma per svariate costole del budget (che lui definisce una «tappa emergenziale» e che i suoi critici a sinistra chiamano «manovra di austerità»).
Dunque per ogni dossier sul quale il premier, attivando il 49.3, ha impegnato il governo arriva una mozione: una sul bilancio dello stato, ben tre relative al progetto di legge per il finanziamento della sicurezza sociale (la sécu).
Un rito cominciato – già senza alcuna speranza di approvazione data la posizione di RN e socialisti – questo mercoledì pomeriggio alle tre e mezza (289 voti necessari per farla passare ma solo 128 ottenuti) e destinato a proseguire. Nel frattempo, non appena i socialisti hanno lasciato solo il Fronte al primo tentativo di sfiducia, la France insoumise li ha accusati di aver decretato così la rottura dell’unione («il Ps ha provocato l’interruzione del Front populaire»).
I socialisti dal canto loro continuano a sostenere di essere all’opposizione (anche se «con responsabilità»), e nella speranza di persuadere a riguardo anche i propri elettori hanno proposto una quinta mozione di sfiducia (questa “spontanea” cioè non associata al budget) critica sull’uso da parte di Bayrou dell’espressione «submersion migratoire» (inondazione di migranti, che evoca la teoria della «sostituzione etnica» – remplacement – dell’estrema destra).
Ma la semantica non è l’unico punto su cui il premier flirta con l’estrema destra, che infatti non ha sostenuto le mozioni di sfiducia ritenendo che «non abbia superato le nostre linee rosse» (parola degli eletti del RN).
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