- Sull’energia l’Europa torna a dividersi tra falchi e colombe, tra nord e sud, dove il nord è il centro politico ed economico. In questa crisi dei prezzi, Berlino con la complicità di Bruxelles ha proiettato l’Ue indietro di oltre dieci anni, quando la crisi era quella finanziaria e la parola “austerità” non era associata all’energia.
- Dopo aver frenato da mesi sul tetto ai prezzi del gas e su altri provvedimenti comuni, la Germania fa da sé e si attrezza coi suoi 200 miliardi di scudo. La Commissione, che a traino di Berlino aveva schivato ogni intervento radicale di riconfigurazione del mercato dell’energia, si ritrova ora con la “locomotiva tedesca” che rischia di distorcere proprio il mercato comune.
- Paesi come Spagna e Italia hanno provato a rianimare le «strategie comuni». Un francese e un italiano, i due commissari europei Thierry Breton e Paolo Gentiloni, hanno tentato di imbastire una exit strategy per rabbonire tutti: tirano fuori soluzioni come Sure, già collaudato in pandemia. Ma il più falco di tutti, il ministro tedesco Lindner, si è opposto anche a questo. Von der Leyen liquida l’iniziativa dei due commissari come personale. Germania e Olanda fanno blocco, come mostra l’incontro fra Scholz e Rutte. I falchi dell’energia tagliano anche gli spazi di manovra.
Sull’energia l’Europa torna a dividersi tra falchi e colombe, tra nord e sud, dove il nord è da intendersi non solo come il settentrione geografico ma anzitutto come il centro politico ed economico. In questa crisi dei prezzi, Berlino con la protratta complicità della Commissione europea ha proiettato l’Ue indietro di oltre dieci anni, quando la crisi era quella finanziaria e la parola “austerità” non era associata all’energia. Il lettone Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione U



