Sotto un sole accecante di una Berlino mai così nervosa ed elettrica sventolano decine di bandiere tedesche e si agitano diverse centinaia di neonazisti nerovestiti. Di fronte a loro altrettanti poliziotti in tenuta antisommossa fanno da muro umano tra loro e un gruppo ancor più numeroso di contromanifestanti di sinistra, assiepati lì sulla Hannoversche Strasse angolo Friedrichstrasse, chiuse ermeticamente dai blindati con i lampeggianti accesi. «Tutta Berlino odia l’AfD» è uno degli slogan gridati nel centro della capitale tedesca, alternato a «Siamo tutti antifascisti», scandito in italiano. Unico momento di tensione, quando un piccolo gruppo cerca di sfondare al grido di «Germania prima di tutto», tanto che le teste di cuoio hanno dovuto spruzzare un po’ di spray al peperoncino.

Scene non molto diverse da quelle del comizio finale dell’AfD a Hohenschönhausen – periferia est di Berlino, ex Ddr allo stato puro, qui sorgeva la prigione della Stasi – dove Beatrix von Storch, una delle leader più in vista dell’ultradestra, fa il segno di un cuoricino provocatoriamente rivolta ai contromanifestanti che le urlano «Abbasso i nazisti» (la deputata al Bundestag è nipote del Johann Ludwig Graf Schwerin von Krosigk, un pezzo grosso del Terzo Reich, condannato dopo la guerra come criminale di guerra).

Sondaggi di paura

Che non sia un giorno come gli altri qui a Berlino si capisce anche dai dettagli, come quando il conducente del tram M1 avvisa i passeggeri che «la corsa per oggi si ferma a Hackescher Markt, a causa delle tante manifestazioni politiche in corso». In fremente attesa che oggi la Germania apra le urne per quelle che potrebbero rivelarsi le elezioni più importanti dal Dopoguerra, nei palazzi del potere gira di mano in mano un sondaggio di Allenbach, che fa più paura di tutti quelli che l’hanno preceduto: alla domanda su quale partito sia quello più vicino alle tematiche importanti per i cittadini, il 41 per cento dei tedeschi della Germania dell’est ha risposto AfD.

Nei Laender dell’ovest – eccolo, il nuovo muro che divide il paese – è il 31 per cento a dare la stessa risposta. Solo la Cdu/Csu di Friedrich Merz mette a segno qualche punto percentuale in più.

«Se anche il prossimo governo fallisce, tra quattro anni potremmo ritrovarci ad avere la stessa situazione che c’è adesso in Austria», commenta il direttore della Zeit, Giovanni Di Lorenzo, sulle colonne del suo giornale: vuol dire ritrovarsi con consensi in stile Ddr a favore dell’AfD anche all’ovest, con un postnazista che alla prossima tornata elettorale avrebbe fortissime probabilità di diventare cancelliere.

Certo, l’attacco al coltello compiuto venerdì sera al Memoriale dell’Olocausto a due passi dalla Porta di Brandeburgo da un richiedente asilo siriano di 19 anni rende l’inquietudine della Germania ancora più intensa. Quando la polizia ha fermato l’aggressore, ha trovato nel suo zainetto un Corano e un libro di preghiere. A quanto scrive il Tagesspiegel, l’obiettivo del giovane – identificato come Wassim al M. – era quello di «uccidere ebrei», e il suo movente sarebbe stato il conflitto in Medio Oriente. Non è chiaro se la vittima – un turista spagnolo di 30 anni, colpito al collo con un coltello da caccia, ora fortunatamente non più in pericolo di vita – sia stata scelta a caso, fatto sta che per gli inquirenti non vi sarebbero al momento prove di un legame con l’Isis oppure con Hamas.

Ma tanto basta a Beatrix von Storch a postare su X la sua ira da campagna elettorale: «Trasformate questo voto in un plebiscito contro l’immigrazione di massa illegale. Ieri è successo di nuovo: un siriano di 19 anni che colpisce alla gola un turista al Memoriale dell’Olocausto. Tutto questo lo possiamo eliminare alle urne!.

Ovviamente non sorprende che in casa AfD si percepisca una notevole eccitazione. Da settimane i sondaggi danno l’ultradestra intorno al 20 per cento, in più ci si sono messi pure il vicepresidente Usa J.D. Vance ed Elon Musk a dare i loro rumorosissimi endorsement. Che ieri il patron di Tesla e Space X ha voluto rinnovare con un nuovo post gravido di qualche fantastilione di like: c’è solo scritto “AFD” in caratteri maiuscoli preceduti e seguiti da tre bandiere tedesche.

A rendere tutti ancor più nervosi, l’ultimo rilevamento dell’istituto Insa, che vede scendere la Cdu/Csu sotto la soglia del 30 per cento al 29,05 per cento, con la Bild che commenta sulfurea: «In queste elezioni anche uno zero virgola cinque può fare la differenza». La Spd di Olaf Scholz non si schioda dal 15 per cento (sarebbe il peggiore risultato della sua storia), i Verdi di Robert Habeck non vanno oltre il 12,5 per cento, i liberali inghiottiscono il rospo di un 4,5 per cento che, se confermato, li lascerebbe fuori dal Bundestag.

Il boom della Linke

Complicando non poco il rompicapo delle trattative del governo prossimo venturo (il rischio è una coalizione a tre Cdu-Spd-Verdi litigiosissima e, in quanto tale, si teme, di corto respiro), potrebbero farcela invece sia i “rossobruni” del BSW di Sahra Wagenknecht (per un soffio) e soprattutto la Linke, il partito della sinistra, che proprio nelle ultime settimane ha conosciuto un inaspettato boom che la sta spingendo oltre il 7,5 dei consensi. Questo soprattutto grazie alla popolarità della sua candidata di punta, la giovane Heidi Reichinnek, che è stata capace di buttare la politica della Linke nell’agone di TikTok, e che anche ieri ribadiva: «Per noi è chiaro: non voteremo mai una legge insieme all’AfD».

Sì, è una stoccata a Friedrich Merz, leader della Cdu nonché probabile prossimo cancelliere, che due settimane fa aveva tentato di far passare un programma anti migranti anche con i voti dell’ultradestra e che ora fa fatica a essere creduto fino in fondo quando dichiara a ogni duello televisivo «Non governeremo mai e poi mai con l’AfD». Che i candidati tendano all’iperbole negli ultimi scampoli di campagna elettorale è normale, nondimeno molti hanno preso nota dell’ultima uscita di Olaf Scholz alzando le sopracciglia: «Non credo nei miracoli, ma credo nella vittoria elettorale».

Stranamente non sembra altrettanto convinta Alexandra Wend, candidata al Bundestag per la Spd nella circoscrizione di Berlino-Pankow, intercettata davanti all’ingresso di un supermercato al Prenzlauer Berg: «Dobbiamo combattere per ogni voto. E per la verità anch’io sono rimasta stupita di fronte alle richieste di nuove strette ai migranti dopo l’attentato di Magdeburgo. Certo che lavoriamo tutti per la sicurezza dei cittadini, ma dobbiamo fare vedere che abbiamo una visione diversa rispetto all’AfD, no?»

«Europa delle patrie»

La quale AfD, ovviamente, ha idee molto chiare in proposito. «È tempo di confini sicuri», gridano i manifesti elettorali con il faccione di Alice Weidel affissi lungo la Karl-Marx-Allee, quello che fu il vialone-simbolo dei tempi della Ddr. Il programma del partito, diffuso con dovizia di spiegazione dai militanti, non lascia spazio a dubbi o equivoci: «Remigrazione» dei migranti illegali (vuol dire deportazioni di massa, come esplicita un oramai famigerato video di propaganda dell’AfD brandeburghese), richieste d’asilo che possono essere presentate solo fuori dalla Germania, l’uscita del paese dal Patto sulle migrazioni e dei profughi dell’Onu.

In politica estera il programma è altrettanto chiaro: un’Ucraina «neutrale», fuori dalla Nato e dall’Ue, nonché «la restaurazione di relazioni commerciali indisturbate con la Russia», mentre l’Europa dovrebbe tornare a essere «quella delle patrie». Ebbene, per gli ultradestri sembra essere quella delle bandiere dei nerovestiti che gridano «Germania prima di tutto» tra i blindati e i lampeggianti della polizia.

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