Le richieste avanzate dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per votare in favore dell’entrata di Svezia e Finlandia nella Nato rischiano di far cadere entro martedì il governo di Stoccolma. Il 7 giugno il parlamento voterà la mozione di sfiducia avanzata dall’opposizione contro il ministro della Giustizia e la premier socialdemocratica Magdalena Andersson ha promesso di dimettersi in caso di sconfitta in aula. A decidere le sorti del governo sarà Amineh Kakabaveh, parlamentare indipendente originaria del Kurdistan iraniano il cui supporto è stato decisivo per la formazione dell’attuale esecutivo. Prima di decidere se sfiduciare o meno il ministro della Giustizia, Kakabaveh attende di sapere dalla premier che posizione intende assumere nei confronti di Erdogan, ma le risposte tardano ad arrivare.

Secondo Lei cosa deve fare il governo svedese?
Deve respingere le richieste di Erdogan e difendere i diritti umani. La Turchia vuole più soldi per gestire l’immigrazione, vuole fare ancora più affari con l’Ue a spese dei curdi e dei migranti siriani presenti nel paese. Ankara sta usando i curdi per avere l’attenzione degli Usa e migliorare i rapporti con Washington.

È inaccettabile che l’Ue resti in silenzio di fronte a queste richieste, così come non è accettabile che la Svezia pieghi la testa di fronte ad un dittatore come Erdogan solo per entrare nella Nato. I paesi europei contribuiscono a mantenere Erdogan al potere continuando a fare affari con lui e ora sono disposti a cedere anche sui curdi. Lo stesso partito Socialdemocratico sta mettendo da parte i suoi valori per accontentare il presidente turco. Non si sono espressi nemmeno quando l’ambasciatore turco a Stoccolma ha detto che ero nella lista delle persone da estradare in Turchia. Io però non mi arrendo.

Se il partito e la premier non cambiano posizione su Erdogan sono pronta a votare contro. In quel caso il governo cadrà e potremmo restare senza un esecutivo anche fino alle elezioni di settembre. In quel caso la richiesta di entrare nella Nato sarà bloccata.

Cosa ne pensa della scelta della Svezia di diventare membro della Nato?
Io sono contro la Nato e contro la guerra. Penso ci sia bisogno di pace, non di più guerre o armi. Sono cresciuta in Iran durante la guerra, ho perso tante persone quando ero giovane e combattevo nel movimento guerrigliero marxista-leninista Komala.

La Svezia è il paese che maggiormente si spende in difesa dei diritti umani. Se il governo dovesse cedere alle richieste di Erdogan pensa che ciò cambierebbe?
Certamente, anzi sta già cambiando dal momento che il governo non si oppone nettamente alle richieste di Erdogan. E ciò è un pericolo per tutti. Guardiamo a quanto sta succedendo in questi giorni. Erdogan ha ricevuto miliardi dall’Ue per bloccare i migranti in Turchia e ora vuole rimandarli in Siria creando delle città nel nord e allontanando dall’area di confine i curdi.

In questo modo spera di ottenere dei vantaggi in politica interna ad un anno dalle elezioni. Il tutto a danno dei curdi. Usa e Ue però non ne hanno più bisogno quindi sono pronti a sacrificarli per i loro interessi. Ma qui stiamo parlando della vita di altri esseri umani. È una questione morale, non solo politica.

Pensa che Erdogan si accontenterebbe della fine dell’embargo sulla vendita delle armi?
Credo di no. Penso che stia usando la Svezia per avere maggior sostegno dagli Usa. Nei paesi del Medio oriente ciò che pensano gli Stati Uniti è particolarmente rilevante, quindi per Erdogan è importante poter contare su Washington. In questo modo può persino apparire come un eroe in patria e aumentare le probabilità di successo alle prossime elezioni. I partiti e i governi europei ne sono consapevoli, ma sono disposti a sacrificare i diritti dei curdi. Tanto non si tratta di quelli dei loro cittadini, quindi è facile per loro non opporsi seriamente a Erdogan.

Da adesso in poi la vita per i curdi in Svezia sarà più difficile?
Sì, la comunità curda è molto spaventata. Volevo organizzare una manifestazione, ma hanno paura di esporsi e di finire nella lista dei terroristi. Chiunque manifesti con la bandiera del Pkk adesso rischia di essere classificato come terrorista.

Molti mi dicono che mi sostengono, ma che non possono farlo apertamente. Hanno paura di cosa può succedere loro e temono per la sicurezza delle loro famiglie non solo in Turchia ma anche qui. Non avrei mai pensato che ciò potesse essere possibile. Nemmeno io mi sento sicura dopo tanti anni in Svezia. Il nostro paese si batte per i diritti umani, ma non per tutti a quanto pare.

Ha anche chiesto nuovamente che il Partito dei lavoratori curdo (Pkk) venga rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
L’ho fatto, ma il governo continua a seguire la linea di Erdogan. Il Pkk non è più lo stesso degli anni Ottanta, molte cose sono cambiate e lasciarlo in questa lista è un danno per tutti i curdi, soprattutto per chi vive in Turchia. Secondo me il vero terrorista è Erdogan, dato che continua ad attaccare l’Iraq del nord e il Rojava. Ma la Turchia è nella Nato, quindi nessuno fa niente per fermarlo.

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