Se la corsa per succedere ad Angela Merkel alla cancelleria è ancora aperta, il suo partito non riesce nemmeno a decidere chi tenterà di raccogliere la sua eredità a Berlino.

Il colpo di scena è arrivato domenica sera, quando il governatore della Baviera, Markus Söder, si è detto pronto a correre per i conservatori «se la Cdu fosse disposta» a appoggiarlo. Un caveat importante: Söder è capo della Csu, il partito gemello bavarese della Cdu, presente negli altri quindici Land tedeschi. È considerata la “sorella minore” della Cdu, e nel dopoguerra è successo solo due volte che la cosiddetta Unione candidasse un esponente bavarese. Entrambi i candidati, Franz Josef Strauss ed Edmund Stoiber, persero contro un concorrente della Spd. Il modo in cui Söder si è posto ha ributtato la palla nel campo della dirigenza della Cdu. Sottinteso: «Scegliete voi se approfittare dei miei consensi oppure prendetevi la colpa di presentare un candidato perdente». Perché all’interno del partito il pretendente alla candidatura c’era già. Armin Laschet però ha vissuto sicuramente momenti migliori dei suoi primi tre mesi da capo della Cdu: i consensi che raccoglie nel Land di cui è presidente, il Nord Reno-Vestfalia, sono in picchiata soprattutto a causa della gestione della pandemia e a livello nazionale ha dovuto far fronte a due risultati di elezioni locali tutt’altro che brillanti. Il candidato cancelliere preso dalla Csu è quindi un’eccezione, e ancora più eccezionale è che i vertici della partito bavarese disattendano le decisioni prese a Berlino. Ma è esattamente quello che è successo ieri.

Le scelte

In mattinata la dirigenza della Cdu si era espressa a sostegno di Laschet: una decisione non scontata proprio per la situazione difficile del governatore, che ha decisamente meno consenso popolare rispetto a Söder. Eppure i vertici hanno scelto di spalleggiare lui, motivando la decisione con il talento da pontiere di Laschet: il sessantenne di Aachen che appare quasi fragile nel confronto fisico col gigantesco bavarese è considerato l’erede naturale di Merkel. Meno polarizzante del governatore di Monaco, il partito ha scelto di puntare su di lui per evitare di alienarsi le simpatie delle diverse componenti sociali che convergono sulla Cdu.

Oltre a volere un candidato più moderato e rassicurante, tradizionalmente si preferisce non lasciare la candidatura a un bavarese, mentre c’è un pregiudizio nei confronti di Söder, considerato ambizioso ai limiti dell’arroganza e poco affidabile nel rispettare i patti. Ma da Monaco nel pomeriggio è arrivata una risposta tutt’altro che conciliante: la direzione della Csu ha scelto di sostenere Söder per la candidatura, creando uno stallo. Già dall’estate scorsa veniva fatto il suo nome per la corsa alla cancelleria, soprattutto dopo una visita di Merkel che era sembrata una incoronazione dell’erede al trono: una sconfitta per la parte berlinese del partito, che è rimasta per tutta la seconda parte dell’anno incastrata in una logorante guerra interna per le primarie. A uscire vincitore è stato alla fine Laschet, meno estremista dell’ex banchiere Friedrich Merz e più concreto dell’esperto di politica estera Norbert Röttgen.

Intanto, Söder ribadiva in ogni possibile occasione che il suo posto «è in Baviera», salvo attaccare indirettamente Laschet per la sua gestione della pandemia, tanto che il governatore del Nord Reno-Vestfalia era arrivato a parlare di «Schmutzeleien», traducibile a grandi linee con «zozzerie» intese in senso politico. Un termine denso di significato, che anni fa aveva utilizzato l’ex capo della Csu, Horst Seehofer, che si era sentito anche lui osteggiato dal suo successore Söder.

Söder aveva inizialmente dato come termine per la decisione del candidato dell’Unione il giorno di Pentecoste, il 23 maggio, per poi cambiare radicalmente posizione con l’avvicinarsi del voto di settembre. La campagna elettorale sta per partire e accanto al vicecancelliere Olaf Scholz, già lanciato dalla Spd come candidato, la settimana prossima dovrebbero esserci notizie anche sulla decisione dei Verdi a questo proposito. Il partito conservatore sta subendo lo scontento del paese per le politiche anti Covid: Merkel è stata a lungo in difficoltà ed è sembrata in balia dei capricciosi governatori che nel sistema federale tedesco possono impedirle di imporre restrizioni troppo dure. La cancelliera sta cercando di recuperare la linea intrasigente con una legge che oltre un certo limite di contagi impone restrizioni automatiche su cui i governatori non possono intervenire. Ma sulla Cdu/Csu pesano anche le rivelazioni che hanno dimostrato come alcuni parlamentari abbiano ottenuto lauti compensi per la loro intermediazione nell’acquisto di mascherine durante il primo lockdown.

Questa combinazione porta il partito a consensi stimati intorno al 26 per cento, valori che iniziano a preoccupare gli eletti del partito e a richiedere una chiara indicazione per la campagna elettorale: l’Unione non può più perdere tempo. In questa situazione i vertici della Cdu non vogliono rischiare un voto dei parlamentari, che potrebbero decidere di schierarsi con Söder. Sembra infatti al momento più facile che sia il bavarese a riportarli al loro posto nella prossima legislatura. L’assemblea del gruppo parlamentare è prevista per oggi, ma per risolvere lo stallo ci sarà ancora bisogno di parecchie riunioni.

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