- I governi europei hanno preso le redini del piano d’inverno della Commissione Ue. Tra inversioni di ruoli, deroghe, emendamenti, hanno imposto le loro condizioni per far passare la austerità dell’energia, e cioè il taglio ai consumi di gas, che Bruxelles aveva proposto.
- Il compromesso siglato in Consiglio Ue riesce a ricomporre i più convinti sostenitori del piano di Bruxelles con i più veementi critici: ai due poli opposti, Berlino e Madrid. Con la spinta di Atene, torna anche nel dibattito il tema della riforma del mercato dell’energia, oltre che quello, caro a Draghi, del tetto ai prezzi. Se da una parte, quindi, a colpi di eccezioni, il lavoro negoziale dei governi fiacca i piani originari, dall’altra li riequilibra, riassestando i divari tra centro e periferia dell’Unione, e ricordando a Bruxelles che i tagli ai consumi non sono l’unica strada.
- C’è solo un paese che si tiene ostentatamente fuori dall’accordo: è l’Ungheria di Orbán. Manda al Consiglio lo stesso ministro, Szijjártó, che la settimana prima è volato a Mosca per «comprare più gas», e che era stato insignito di una medaglia onorifica da Lavrov. Budapest in questo caso non ha potere di veto, ma esibisce una prova di fedeltà a Putin. L’Italia invece, a detta di Cingolani, «per l’inizio dell’inverno sarà quasi indipendente dal gas russo».
Il compromesso dei governi Ue sull’austerità nei giorni del ricatto russo
26 luglio 2022 • 21:09