Le strade della capitale greca, Atene, sono state ancora una volta teatro di scontro tra le forze dell’ordine e i manifestanti scesi in strada per protestare contro un nuovo episodio di violenza della polizia. Martedì sera almeno cinquemila persone hanno occupato la piazza principale del quartiere di Nea Smyrna dopo la pubblicazione di un video, diventato virale, in cui si vede un agente colpire un uomo con un manganello durante un pattugliamento anti Covid-19. Il problema della repressione nel paese non è una novità: da mesi diverse ong, tra le quali Amnesty, denunciano l’aumento dell’uso della forza da parte delle forze dell’ordine greche e i cittadini sono più volte scesi in strada per protestare.

Agenti in ateneo

La capitale greca è stata infatti teatro di nuove manifestazioni anche a febbraio dopo l’istituzione di un corpo di polizia specifico per le università, a cui spetta il compito di garantire l’ordine all’interno dei campus. Questa forza speciale, munita di manganelli e spray anti aggressione, dovrà controllare l’accesso alle università, vigilare sul rispetto delle regole e potrà arrestare chi turba l’ordine pubblico. La polizia universitaria risponderà alle regolari forze dell’ordine, dovrà agire in concerto con i rettorati dei singoli atenei e potrà chiedere l’intervento delle squadre antisommossa se lo riterrà necessario.

La legge è stata approvata con 166 voti a favore e 132 contrari, spaccando così il parlamento greco, nonché l’opinione pubblica. La riforma è stata presentata dal ministero dell’Istruzione e da quello della Protezione dei cittadini, entrambi nelle mani del partito di destra Nea Demokratia, di cui fa parte lo stesso primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Quest’ultimo era già stato criticato per aver emendato nel 2019 una legge risalente al 1982 che garantiva il cosiddetto “asilo universitario”, autorizzando l’entrata delle forze di polizie nei campus universitari, fino a quel momento possibile solo dietro consenso del rettore e del senato accademico.

Tempi bui

L’asilo universitario era stato istituito nel 1982 per proteggere gli studenti dalla repressione a cui erano stati sottoposti negli anni della dittatura dei colonnelli e che aveva raggiunto il suo picco nel 1973. Il 14 novembre di quell’anno, gli studenti del Politecnico di Atene occuparono per tre giorni l’Ateneo in segno di protesta contro la riforma del sistema scolastico, ma il loro gesto si trasformò ben presto nel simbolo della rivolta contro il regime militare. Centinaia di persone scesero in strada a sostegno degli studenti, ma la risposta repressiva della dittatura non tardò ad arrivare: i militari inviarono i carrarmati tra le strade della capitale e uno di questi abbatté i cancelli del Politecnico, permettendo alle forze dell’ordine di intervenire. Quella notte 24 persone persero la vita.

L’istituzione di un corpo di polizia per le università tocca quindi un tema molto sensibile per l’opinione pubblica greca, che ha detto addio al regime dei colonnelli nel 1974 anche grazie alle proteste studentesche e ai movimenti di opposizione nati all’interno dei campus universitari. Secondo il governo in carica, tuttavia, la legge sull’asilo ha portato ad aumento della violenza all’interno delle università del paese e al proliferare di gruppi politici estremisti e anarchici. Simili problematiche erano state evidenziate in passato anche dal personale docente e da alcuni gruppi di studenti, ma senza che fosse stato chiesto un intervento di questa portata da parte delle autorità.

Un caso unico

Il governo si è giustificato affermando di aver introdotto delle misure già attive in altri parti d’Europa, ma in realtà il caso greco rappresenta ad oggi un unicum nel panorama europeo. La stessa University and College Union (Ucu) di Oxford ha condannato la legge ed espresso la sua solidarietà a studenti e docenti, sottolineando come il vero problema degli atenei greci sia la mancanza di fondi e il taglio del personale.

Voci di dissenso si sono levate anche tra rettori e docenti, contrari all’introduzione di una forza di polizia nelle università, e ancora di più tra gli studenti. In centinaia sono scesi in strada ad Atene e in altre grandi città della Grecia alla vigilia del voto per chiedere il ritiro della legge. Il principale timore di studenti e attivisti è che la nuova legge sia utilizzata per mettere a tacere le voci contrarie al governo e per limitare gli spazi di autonomia politica fino ad oggi garantiti all’interno delle università. Anche i partiti di sinistra ed estrema sinistra hanno espresso in parlamento la loro opposizione alla legge, ma la misura ha avuto comunque il sostegno necessario ed è stata salutata con gioia dal primo ministro. «Non è la polizia che entra nelle università, ma la democrazia» ha affermato Mitsotakis.

Le misure adottate nei confronti dell’università rispecchiano d’altronde la posizione del leader di Nea Demokratia, che ha fatto del ripristino dell’ordine nel paese una delle sue priorità. Da quando Mitsotakis è salito al potere, si è infatti assistito ad un incremento del numero delle forze di polizia, concretizzatosi nell’assunzione di 1.500 nuovi agenti senza concorso. Il rafforzamento dell’apparato di sicurezza è però coinciso con un aumento della repressione delle forze dell’ordine nel corso dell’ultimo anno, secondo quanto denunciato da diverse organizzazioni non governative tra cui Amnesty International. La creazione di un corpo specifico per le università, quindi, non è che l’ultima misura in ordine temporale adottata dal governo nell’ambito della sicurezza, ma, come hanno avvertito docenti e rettori, potrebbe aumentare la violenza nei campus anziché debellarla.

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