Mentre Trump attacca i giudici negli Usa, il suo vice è a Parigi e preme per la deregolamentazione europea, pensando a Musk e agli altri tecno-ricchissimi. Ma la presidente della Commissione si mostra conciliante. Dazi, tech e sicurezza ucraina: su cosa si negozia e come
Anche se Ursula von der Leyen pubblica una foto a due, con lei sola al fianco del vicepresidente Usa J.D. Vance (perché il presidente, Donald Trump, alla Casa Bianca sta ricevendo altri e non lei), un’altra foto diffusa dalla alta rappresentante Ue Kaja Kallas mostra una prospettiva più completa su che cosa sia stato realmente l’incontro di questo martedì a Parigi tra Unione europea e Stati Uniti: una trattativa che riguarda il futuro della guerra in Ucraina. Anche se il contesto (e il pretesto) era il summit sull’intelligenza artificiale organizzato da Emmanuel Macron, nel bilaterale von der Leyen si è fatta affiancare pure dalla ex premier estone, nota per la linea dura contro Mosca, ed entrambe le amministrazioni – Usa e Ue – hanno occupato almeno dieci sedie nella lussuosissima sala.
Senza avere chiaro questo punto – e cioè che Trump vuol far accettare agli europei la sua visione sul dossier ucraino, con in mente l’appuntamento imminente della conferenza sulla sicurezza di Monaco – sembrerebbe ancor più lunare il fatto che von der Leyen da Parigi abbia potuto parlare di «ottimismo», nelle stesse ore in cui da Washington piovevano dazi (quelli già annunciati su acciaio e alluminio, e a seguire altri controdazi), attacchi agli europei e a Kiev («l’Ucraina può fare un accordo con noi o no, essere della Russia o no»), mentre dal palco di Parigi lo stesso Vance era andato all’attacco.
La trattativa riguarda le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, la proporzione in cui gli europei dovranno farsene carico. Gli Stati Uniti usano una leva negoziale (una clava), ovvero i dazi. E dagli eventi di questo martedì è anche sempre più chiaro che pure Bruxelles ha una leva, ma non ha il coraggio di azionarla fino in fondo: l’Ue ha il potere normativo; ha quelle leggi e regole che così tanto infastidiscono i tecno-oligopolisti, Elon Musk e l’amministrazione Usa.
Contro le regole
Nel primo mandato, Donald Trump si era battezzato da solo «il presidente law and order». Questo secondo mandato è smaccatamente foriero di disordine e dichiaratamente contro la legge: mentre l’Ue provava il brivido del primo bilaterale con i trumpiani, intanto gli Usa erano attraversati da tutt’altro brivido, ovvero il rischio concreto che Donald Trump arrivi a scavalcare i verdetti dei giudici. Di «esagerazioni giudiziarie» ha parlato proprio in queste ore. Era già chiaro che le turbo-iniziative trumpiane sarebbero andate incontro a ricorsi perché ampiamente contro la legge, ma la violazione dello stato di diritto raggiungerà il culmine se il potere esecutivo tirerà dritto ignorando i pronunciamenti delle Corti.
Assieme a Musk, Vance è tra i grandi sponsor di questa opzione: «I giudici non possono controllare il legittimo potere esecutivo» è la sua tesi, analoga a quella utilizzata dagli illiberali europei. La deregolamentazione di Vance e Musk ha due versanti, uno interno agli Usa e uno esterno: l’attacco alle regole Ue era già partito con veemenza da parte dei tecno-ultra-ricchi, e questo martedì dal palco di Parigi anche il vicepresidente ha preteso altrettanto. «Molte delle nostre aziende hanno a che fare con enormi regolamentazioni Ue e con la polizia anti disinformazione», e ancora: «Queste regole hanno per noi costi enormi».
Se ci si limita all’ambito dell’intelligenza artificiale, Vance sta dicendo che l’Ue deve lasciarla libera da lacci e in più far riferimento agli Usa. Von der Leyen ha parlato di 200 miliardi di investimenti che l’Ue intende mobilitare per l’ai e ha sostenuto che non resteremo indietro perché l’Ue userà a man bassa l’automazione nel ciclo produttivo (sull’«adozione dell’ai» nei «settori chiave, saremo in testa»; chissà se ne ha discusso con qualcuno, magari il sindacato europeo, dato che ciò stravolgerà il mercato del lavoro).
Più spinto Macron, che alla faccia della preferenza europea sta facendo accordi Francia-Emirati arabi e tratta con l’India pur di spingere la sua industria, e che questo martedì ha promosso una dichiarazione per una ai «etica, aperta, inclusiva» sottoscritta pure dalla Cina, ma non dagli Usa (né Londra).
Il nesso tra tech e Kiev
«L’Europa da sola senza gli Usa non può garantire la sicurezza», ha detto questo martedì Zelensky. Come si intreccia il versante tech con le trattative sull’Ucraina? Lo ha fatto intendere Vance stesso mesi fa: «Gli Usa potrebbero sottrarre sostegno alla Nato se l’Europa tenterà di regolare le piattaforme di Musk». Ciò fa capire anche le leve che l’Ue avrebbe, per mettere a posto Trump quando rilancia Putin sugli «europei ai suoi piedi».
Economisti come Gabriel Zucman hanno fatto presente giorni fa che la miglior risposta alle intimidazioni commerciali degli Usa sarebbe mirare ai pochi ma protettissimi tecno-ricchi come Musk. Macron alla Cnn ha detto che se si passa dai beni ai servizi, è l’Ue che iper-compra dagli Usa (e potrebbe contro-colpire). Da Parigi e Berlino sono partite azioni giudiziarie sulla manipolazione degli algoritmi e X.
Alla Commissione basterebbe anche solo mettere in pratica le regole già vigenti (Dsa e Dma) ma di recente erano circolati dubbi che non stesse facendo nemmeno questo. Von der Leyen non intende fare da contrappeso forte alle derive trumpiane, come mostrano le sue dichiarazioni concilianti: ha visto «ottimismo» nel confronto con Vance (che ha attaccato le regole Ue), concentrandosi forse su quel suo «teniamo all’Europa e siamo impegnati in una partnership sulla sicurezza che sia buona per gli Usa e l’Ue».
Dopo l’incontro tra le due amministrazioni, von der Leyen ha «ringraziato per la buona discussione sulle sfide comuni che affrontiamo da alleati», ha parlato di «cooperazione» e rinviato a Monaco. Poco dopo, Trump ha detto di aver spedito il segretario al Tesoro a incontrare Zelensky (dal quale pretende 500 miliardi in valore di terre rare in cambio del suo sostegno). A seguire, il Pentagono ha chiarito che non manderà truppe Usa in Ucraina, e von der Leyen che «l’Ue è impegnata per una pace duratura»: magari Musk otterrà di schivare le regole, ma cosa ottenga l’Ue è da vedere.
© Riproduzione riservata