Secondo Mikhail Zygar, fondatore ed ex direttore del canale televisivo russo di opposizione Dozhd, la Russia rischia di nn riuscire a sopravvivere a Vladimir Putin. Ma prima della sua fine, la propaganda intanto rappresenta un grosso rischio anche in Italia. 

Zygar ha lavorato anche per altre testate prestigiose come Newsweek prima di lasciare la guida di Dozhd nel 2015, secondo alcuni commentatori anche a causa di pressioni politiche sulla proprietaria del canale televisivo. Oggi collabora con varie testate internazionali, tra cui lo Spiegel.

Come stanno vivendo la guerra i russi?
Se poteste leggere i social network russi sareste stupiti di quanto tante persone manifestino in maniera trasparente la loro rabbia per quel che sta succedendo. 

C’è ancora un’opposizione riconoscibile alla propaganda?
Penso che in tanti non credano alla propaganda. Non conosciamo i numeri esatti, ma sappiamo per certo che tanti non credono all’informazione di stato e non sono d’accordo con la linea del Cremlino. È difficile parlare di percentuali, ma provo a fare una stima: il 10 per cento è molto trasparente sulla propria opposizione e un altro 10 per cento in questo momento è molto attivo nel sostegno e si espone. 

E la maggioranza silenziosa?
Del restante 80 per cento non sappiamo nulla, perché non si esprime. Potrebbero senz’altro essere spaventati, magari stanno cercando di convincersi che non sta succedendo nulla.

Come riescono a non dare credito ai fatti che arrivano dall’Ucraina?
È psicologico: per qualsiasi persona, a prescindere dal paese in cui vive, è molto difficile accettare che sei dalla parte del torto, che tutto quel a cui hai creduto per molti anni era sbagliato. Per le persone di una certa età è quasi impossibile accettare una cosa simile. È questa la ragione per cui molti, quando vedono fotografie e video o addirittura parlano con i loro parenti ucraini, preferiscono credere alla propaganda che alla verità perché mettere in dubbio tutto quel che hanno sempre creduto. 

Anche la paura deve essere un elemento importante.
Credo che le persone che in Germania si occupano delle conseguenze psicologiche del nazismo o quelle che fanno lo stesso in Italia con il fascismo conoscono quanto possa essere subdola la psicologia che porta le persone a negare l’ovvio per tutelare la propria sicurezza psicologica e sociale. Sanno che è pericoloso riconoscere la verità, quindi fanno finta di non vederla. 

La propaganda russa è un problema anche nel resto d’Europa?
Credo sia un grosso problema. Non so bene dell’Europa occidentale, ma sono sicuro che sia un problema a livello globale. 

L’Unione europea ha deciso di oscurare le trasmissioni di Russia Today, è stata una buona decisione?
Rt è una fabbrica di contenuti che diffondono teorie cospirazioniste. Non è un’azienda editoriale, è una casa di produzione multimediale che produce questo tipo di contenuti che sappiamo essere molto importanti nel mondo arabo, nell’America latina, in Africa, in Asia e questo è il vero pericolo. 

In Italia si è molto discusso di opinionisti che hanno diffuso le tesi del Cremlino, ospiti di numerose trasmissioni televisive. C’è un rapporto preferenziale tra la Russia e l’Italia in tema di diffusione di “fatti alternativi”?
Conosciamo tutti il rapporto preferenziale tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi. Non so quanto peso abbia ancora, ma immagino ci possano essere anche legami tra aziende corrotte russe e aziende corrotte italiane. È preoccupante, ma penso che siano ancora più gravi le dichiarazioni del papa.

In che termini?
Francesco ha detto che denuncia sì la guerra, ma ha detto che non si può parlare di bianco e nero e probabilmente è stata provocata. Ammiro il papa e chiaramente non è politico corrotto, ma le sue parole sono un grave errore. 

È una situazione in cui esistono bianco e nero? 
Da giornalista, normalmente sarei il primo a concordare sul fatto che nulla è soltanto bianco e nero, ma ci sono alcune rare situazioni dove il bianco e il nero esistono. L’Ucraina è stata attaccata dalla Russia, come nel 1939 la Polonia fu attaccata da Hitler: è una situazione in cui il bianco e il nero esistono. Sarebbe stato poco saggio dare la colpa di aver provocato quell’aggressione alla Polonia. È questa la situazione, ed è preoccupante quando persone lontane dalla situazione provano a comprendere e giustificare una cosa che non andrebbe giustificata. 

Crede ci sia ancora la possibilità di un cambio di regime in Russia?
Non possiamo saperlo. Un giorno Putin morirà e ci sarà qualcuno che verrà dopo di lui. 

C’è il rischio che sia addirittura peggiore di lui?
Non credo sia possibile che arrivi qualcuno di peggiore. Dalla storia sappiamo per esempio che, quando è morto Stalin, tutti quelli che lo circondavano erano leggermente migliori di lui. Non erano paranoici o pazzi quanto lui. 

Qual è la prospettiva per lo stato russo in quel quadro?
Lo scenario potrebbe essere addirittura peggiore per il paese in sé. Succede sempre: dopo il governo di un imperatore forte e autocratico, l’impero collassa. È un fatto che si è verificato nella storia russa e in quelle di ogni altro impero. Quando una nazione viene stuprata, non può essere stabile e prospera. Dopo il regno di Ivan il Terribile nel sedicesimo secolo, la Russia è collassata e Mosca è stata occupata da truppe polacche. È quel che succede quando un dittatore stupra il proprio paese. Non sarà un impero per molti altri anni. Sono molto preoccupato per il futuro della Russia come stato, ci sono molti pericoli interni che ne mettono a rischio l’esistenza.

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