I tre partiti della coalizione “semaforo” (i socialdemocratici della Spd, i liberali della Fdp e i Verdi) hanno annunciato di aver raggiunto l’accordo per la formazione del nuovo governo in Germania.

Olaf Scholz sarà nominato cancelliere entro il 10 giugno, il primo socialdemocratico dopo i sedici anni di cancellierato di Angela Merkel.

Il contratto di governo, risultato di due mesi di trattative, indica che i liberali sono quelli che hanno ottenuto di più fra i partiti minori della coalizione: il leader della Fdp realizzerà il desiderio di guidare il ministero delle Finanze e da lì imporrà la sua linea rigorista, come si deduce già dal documento di 160 pagine presentato ieri.

Ruolo di mediatore

La conferenza stampa di presentazione è iniziata con un selfie di gruppo che richiama alla memoria quello in cui si erano ritratti i vertici di Verdi e Fdp quando avevano iniziato a negoziare in due. Stavolta nello scatto appare tutto lo stato maggiore dei socialdemocratici, oltre al neocancelliere Scholz. Titolo della foto: “Osare più progresso”, il motto che ispira anche il contratto.

Il neocancelliere e la sua squadra sanno che il ruolo della Spd sarà di trovare il compromesso tra Verdi e liberali in una legislatura che si preannuncia piena di contrasti.

La prova si trova in certe formulazioni fumose contenute nel contratto che segnalano gli argomenti su cui l’accordo definitivo non è ancora stato trovato, ad esempio l’atavica questione della condivisione del debito europeo.

È già chiara la spartizione dei ministeri, restano da scegliere i nomi dei ministri: i socialdemocratici avranno cancelleria, ministero dell’Interno, Difesa, Lavoro, Salute e Cooperazione economica; i Verdi ottengono il superministero di Economia e Clima e la vicecancelleria, gli Esteri, la Famiglia, l’Agricoltura e l’Ambiente. Ai liberali le Finanze, la Giustizia, l’Istruzione e, inaspettatamente, i Trasporti, ottenuti per portare a termine l’ambizioso programma di digitalizzazione del paese lanciato dalla Fdp in campagna elettorale.

In sintesi: la capacità di spesa è quasi tutta in mano ai Verdi, che hanno le spalle coperte da quelli che nel contratto vengono definiti «mezzi aggiuntivi di portata mai vista» per il raggiungimento della neutralità climatica al più tardi nel 2045, mentre sulla concessione del denaro vigileranno i falchi liberali.

La coalizione ha anche annunciato di voler tornare già nel 2023 ad applicare i limiti di spesa previsti dalla Costituzione. Una decisione che genera dubbi sul finanziamento delle misure di transizione energetica, risolti solo in parte da generici riferimenti a fondi ad hoc contenuti nel contratto.

Ripresa europea

Sulla posizione della Germania in Europa il contratto non è netto: Spd e liberali non sono mai stati a favore della prosecuzione del programma di emissione di debito comune, i Verdi in campagna elettorale si erano mostrati più disponibili.

Il capitolo dedicato alle finanze europee è di conseguenza piuttosto vago, si parla di «rafforzare e approfondire l’unione economica e monetaria, nella speranza che il Recovery plan possa garantire a tutta l’Europa un rilancio veloce e rivolto al futuro. Uno sviluppo che è nell’interesse della Germania».

Il contratto àncora però il nuovo governo al patto di stabilità, che va riformato per migliorare la capacità di crescita dei paesi europei, la sostenibilità del loro debito, ma che ha anche «dimostrato la propria flessibilità».

A ciascuno il suo

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Tutti possono dire di aver ottenuto una vittoria, anche se, come dice l’ex candidata alla cancelleria dei Verdi Annalena Baerbock, «eravamo e rimarremo consapevoli del fatto che nei confronti nessuno può imporsi al 100 per cento».

Scholz può dire ai suoi che l’aumento del salario minimo, suo cavallo di battaglia, sarà immediatamente approvato e che le pensioni non saranno toccate; i Verdi portano a casa la promessa che le energie rinnovabili entro il 2030 forniranno l’80 per cento del fabbisogno nazionale e che il paese è sulla strada giusta per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi; i liberali sventolano il dominio totale sul bilancio pubblico.

Sono previsti anche un reddito di cittadinanza per sostituire i programmi di sostegno alla disoccupazione, un reddito di base anche per i bambini, l’addio al carbone entro il 2030, un piano per la realizzazione di nuovo spazio abitativo e un freno all’aumento degli affitti. La coalizione ha anche intenzione di abbassare l’età del voto a 16 anni e di legalizzare la cannabis.

Resta da vedere quanto sia reale l’armonia più volte (forse troppe) sottolineata da tutti i partner di coalizione: l’intesa sarà subito messa alla prova dalla durissima quarta ondata di Covid che sta affrontando la Germania.

Durante la conferenza stampa Scholz ha toccato quasi subito il tema, annunciando la creazione di un’unità di crisi per centralizzare la gestione della pandemia, questione su cui anche Angela Merkel stata sconfitta dai governatori locali.

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