Prima le elezioni in Germania, poi il tempo perché il nuovo governo tedesco si metta comodo, infine le presidenziali in Francia: «Per cominciare ad affrontare i problemi reali, e sbloccare il patto sulle migrazioni, aspettiamo maggio». Così dice Margaritis Schinas, il commissario europeo con delega alla “European way of life”, una delega inventata da Ursula von der Leyen e che si traduce per lo più nel controllo delle frontiere esterne. Schinas si trova a Roma perché è invitato dal partito popolare europeo, che in via Veneto si dà appuntamento fino a mercoledì, e soprattutto per incontrare chi da Bruxelles si aspetta risposte in tema di migranti. Luciana Lamorgese per prima: «La ministra mi ha riferito che estate ha passato l’Italia in termini di flussi», dice Schinas. E pure la Santa sede: «Ho incontrato il segretario di Stato, Pietro Parolin, la chiesa ha una posizione forte per l’accoglienza», spiega in una saletta di via Veneto. A Lamorgese, che aveva chiesto alla Commissione un segnale, Schinas porge un garbato «la ministra sta facendo un buon lavoro», poi però chiede di aspettare, ancora. «Il momento per il patto sulle migrazioni è arrivato», sì ma «dopo le elezioni, da maggio». «La Commissione sostiene Roma finanziariamente e operativamente, con le agenzie». Schinas parla di Frontex, coinvolta nei respingimenti, e che lui vuole irrobustire ancora.

Il patto bloccato

«Ma non è un segreto che il livello di ricollocamenti non è affatto quello sperato, e molti governi non faranno nulla finché non c’è il patto. Sono certo che se avessimo quello, tutto sarebbe diverso». La proposta è stata presentata da Bruxelles un anno fa, prevedeva indurimento delle frontiere esterne e un sistema flessibile per gli stati, che potevano accogliere ricollocando o sponsorizzare rimpatri. Schinas si rammarica che sia passato un anno, e promette di sbloccare il patto – «dobbiamo riattivare la schedule» – ma comunque dopo le elezioni chiave in Europa, a riprova che Bruxelles va al traino dei governi. A chi gli chiede se l’accoglienza dei rifugiati afghani potrà togliere ulteriori risorse e sostegno Ue ai paesi europei mediterranei, Schinas risponde di stare tranquilli: non si ripeterà una crisi come quella siriana. «Stiamo affrontando la questione afghana in modo mirato, assicurandoci che gli afghani che potrebbero lasciare il paese trovino rifugio nei paesi dell’area piuttosto che partire verso l’Europa».

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