Concentrarsi sui confini per Ursula von der Leyen, e per un Ue già in crisi di legittimazione, è una scommessa rischiosa. Perché continua a non riconoscere che i cittadini chiedono anche un altro tipo di tutele e perché potrebbe favorire l’avanzata elettorale delle destre
Chi ha letto quel grande trattato di antropologia politica che è il romanzo di Coetzee Aspettando i barbari, riconosce almeno due verità.
La prima è che in situazioni estreme non è ragionevole distinguere con assoluta certezza le azioni corrette da quelle che non lo sono. Invece noi facciamo il contrario: proprio quando le cose si fanno complesse diventiamo ancor più tifosi. Proprio come accade in questi giorni, chi sottolinea le incongruenze del Rearm Europe è subito etichettato come putinista: sostituire la discussione pubblica con la propaganda di guerra mi pare francamente un po' prematuro.
La seconda è che quando gli imperi si dissolvono è difficile distinguere un dentro e un fuori: tutto si confonde e le conseguenze di ciò che facciamo dentro i nostri confini possono essere altrettanto distruttive di ciò che accade fuori. Ora, a me pare che nelle nostre discussioni venga dimenticato un punto di partenza fondamentale: il fatto che l’Ue che si riarma non è in un periodo di luna di miele coi suoi cittadini.
Tutt’altro, e la sua crisi di legittimazione è prevalentemente interna, non esterna. Non è difficile individuare i principali motivi per cui le istituzioni europee perdono fiducia e consenso: non hanno saputo mostrarsi sufficientemente democratiche; è a loro che viene imputata la maggiore responsabilità dei tagli allo stato sociale; non hanno rafforzato una razionalità politica comune che presieda le sfere singolari d’intervento.
Difendere i confini dai nemici esterni è cosa certamente necessaria, ma non è indifferente che a farlo sia un’istituzione che vive una crisi di legittimazione interna così grave. Non sono certo che spostare completamente l’attenzione su ciò che avviene al di fuori dei nostri confini sospendendo ogni discussione su ciò che sta accadendo al di dentro sia astuto, per tanti motivi.
La mancata discussione
Il primo motivo è che il messaggio indiretto di Von der Leyen al riguardo è assai chiaro. Se la crisi di legittimazione interna è legata al deficit democratico e alla crisi dello stato sociale, la scelta di non discutere il piano in parlamento e la proposta di lasciare ai singoli Stati la possibilità di spostare i fondi per la coesione sociale su Rearm Europe sono due segni inequivocabili che aggraveranno la crisi interna.
Pur con le dovute differenze, non è inappropriato richiamare le analogie con l’introduzione dell’euro. In quel caso la mancata costruzione di un mercato unico comune all’interno di un’autentica comunità politica ha finito per trasformare quell’evento da occasione di integrazione a competizione spietata tra stati.
Quel che allora appariva come una minaccia sembra oggi un principio che orienta il piano Rearm fin da subito. In questo caso non si prova neanche a usare l’occasione per rafforzare la coesione europea e superare gli interessi nazionali.
Le vere tutele
Il secondo motivo ha a che fare con quella garanzia della sicurezza che è uno dei doveri principali delle istituzioni sovrane e che giustificherebbe le scelte fatte. Se però proviamo a immedesimarci coi cittadini ai margini dell’Europa, siamo sicuri che la loro esigenza di sicurezza sia molto più sensibile alla minaccia della guerra piuttosto che alla sanità in dissesto o al lavoro non tutelato?
Anche in questo caso mi pare che si sia volutamente scelto di ridurre il bisogno di sicurezza alla sua accezione più immediata – la necessità di tutelare la sopravvivenza stessa dei confini – perdendone forse una complessità “biopolitica” che andrebbe tenuta presente, anche per far accettare le scelte di sicurezza esterna: temo infatti che pochi siano disposti ad accettare una guerra se non sanno più per che cosa bisogna andare in guerra.
Riarmo e difesa non solo non sono sinonimi, ma spesso possono essere addirittura contrari. Un riarmo che prende letteralmente il posto di quel che resta della protezione sociale non è un rafforzamento della nostra difesa, somiglia molto più a un cavallo di Troia.
L’onda dell’estrema destra
Il terzo motivo è quello meno considerato. Sappiamo già quali siano le conseguenze della crisi di legittimazione interna: le destre avanzano ovunque. Decidere di disinteressarsi alla crisi interna dell’Unione vuol dire rischiare che tra non molto tutti i principali paesi europei saranno in mano a destre nazionaliste ed euroscettiche. Col risultato che i fondi che Von der Leyen ha scelto di usare inopinatamente per riarmare gli tati e non per una difesa comune saranno in mano a governi che saranno molto più preoccupati di mostrarsi sensibili agli interessi nazionali che a quelli comuni.
Esattamente come nel romanzo di Coetzee: il piano di Von der Leyen vorrebbe evitare che l’Europa si dissolva dall’esterno, ma può essere il colpo di grazia che la farà dissolvere dall’interno.
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