L’Ungheria non ha fatto progressi sufficienti per garantire il rispetto del Trattato sull’Unione europea, volendo i princìpi dello stato di diritto. Lo ha confermato la Commissione europea, congelando il 65 per cento dei fondi per la coesione destinati a Budapest, pari a 7,5 miliardi di euro. Secondo il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, «l’Ungheria si è mossa nella giusta direzione, affrontando la maggior parte delle questioni in un breve arco di tempo».

Ma non ha fatto abbastanza per sbloccare i fondi. Sarà il Consiglio dell’Unione europea – e quindi i governi degli stati – a dover votare, a maggioranza qualificata, per la sospensione definitiva dei fondi: lo dovrà fare entro il 19 dicembre.

Il Pnrr

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Allo stesso tempo la Commissione ha però dato il via libera condizionato al Pnrr ungherese, individuando “27 pietre miliari” che Budapest dovrà mettere in campo per riformare diversi settori istituzionali, a cominciare da quello giudiziario. Didier Reynders, commissiario europeo per la Giustizia, ha ribadito l’importanza di misure per l’indipendenza giudiziaria: «Prima accade e meglio è, ma credo che l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto entro marzo».

I due aspetti della vicenda non sono comunque separati, come ha precisato il vice presidente Valdis Dombrovskis. Le 17 raccomandazioni sullo stato di diritto – che l’Ungheria avrebbe dovuto rispettare entro il 19 novembre per garantire lo sblocco dei fondi – sono state inserite fra le pietre miliari del Pnrr. Fra le misure correttive erano previste la creazione di una task force anticorruzione e la modifica delle norme sugli appalti pubblici.

La questione ucraina

E così non è del tutto separata anche una terza questione: il fatto che l’Ungheria si opponga a nuovi fondi per 18 miliardi da stanziare per l’Ucraina. Per stanziarli serve infatti il voto unanime al Consiglio dell’Unione europea. In molti sospettano che il governo di Budapest usi il suo veto per barattare più concessioni sullo stato di diritto.

«Credo non ci siano argomenti per non partecipare», ha detto il commissario Hahn. «Abbiamo proposto 18 miliardi per il prossimo anno, ma è un prestito che poi dovrà essere rimborsato dall’Ucraina. L’impegno degli stati membri è per finanziare gli interessi, che dovranno essere pagati per la prima volta dal 2024. La quota dell’Ungheria sarebbe di 6 milioni, non di miliardi».

Cos’è la condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto

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La possibilità di bloccare i fondi deriva da un Regolamento del parlamento europeo e del consiglio, promulgato l’11 gennaio 2021. La Commissione europea può adottare misure, inclusa appunto la sospensione del pagamento di fondi del bilancio dell’Unione europea, agli stati membri che vìolano i princìpi dello stato di diritto.

In particolare, sono gli stessi princìpi indicati all’articolo 2 del Tratto sull’Unione europea del 2007 che, fra le altre cose, riporta che «L’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest'ultima».

E che «l’Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore».

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