Più collaborazione e meno nazionalismi sono i due pilastri intorno ai quali si sviluppano da anni le discussioni sul futuro della difesa europea. Ma a oggi i risultati raggiunti sono ben lontani da quelli sperati da Bruxelles. Gli stati membri continuano a mettere al primo posto gli interessi delle aziende nazionali e a gestire la difesa in accordo con i propri obiettivi di politica estera.

Un esempio è l’imminente passaggio di Piaggio aerospace da parte della turca Baykar. L’operazione deve ancora avere il via libero definitivo del governo, ma l’approvazione è data largamente per scontata

L’azienda turca è nota per gli stretti legami con il presidente Recep Tayyip Erdoğan ed è diventata famosa grazie ai suoi droni TB2 e Akinci, usati, tra gli altri, dall’esercito ucraino per contrastare l’invasione russa. Questi stessi velivoli però sono impiegati anche dalla Turchia in Siria e Iraq e hanno spesso causato la morte di civili.

Il report del parlamento Ue

A sottolineare la mancanza di una politica industriale comune nell’ambito della difesa è il report pubblicato dal Centro studi del parlamento europeo. Come emerge dal documento, la guerra in Ucraina ha rilevato le limitazioni della base industriale e tecnologia della difesa europea. Ma, dal 2022 a oggi, il settore ha registrato ben pochi cambiamenti.

I paesi membri hanno effettivamente aumentato le spese destinate alla difesa, ma la maggior parte di questi fondi (il 78 per cento) è stata destinata all’acquisto di prodotti militari realizzati fuori dall’Ue, in particolare negli Stati Uniti. Un altro problema è quello della frammentazione. I rapporti di collaborazione al di fuori dei confini nazionali sono ancora limitati e i governi dei singoli stati favoriscono le proprie aziende nazionali. Ciò comporta anche un significativo spreco di denaro.

Secondo un altro studio realizzato sempre dal parlamento Ue nel 2024, una maggiore cooperazione in ambito industriale potrebbe far risparmiare tra i 18 e 57 miliardi di euro l’anno, evitando costose duplicazioni e migliorando l'interoperabilità delle forze armate europee. Il Fondo europeo per la difesa (Edf), istituito nel 2021, dovrebbe favorire la realizzazione di progetti comuni, ma ha avuto un impatto limitato sul miglioramento della cooperazione tra aziende nazionali nonostante il continuo aumento dei finanziamenti a disposizione.

La questione però non è risolvibile solo con un intervento economico. A mancare è la volontà politica di convergere verso una difesa comune, o ancora prima verso una politica estera davvero comunitaria. Come sottolinea il report del centro studi, i governi nazionali non vogliono rinunciare, nemmeno in parte, alle proprie competenze su questi due ambiti, limitando quindi il margine di manovra dell’Ue.

Baykar e Piaggio

Il caso Baykar-Piaggio rispecchia perfettamente quanto emerge dal report. La storica azienda italiana sta per passare in mano turca. L’operazione, sottoposta a golden power, è stata autorizzata dal ministero delle Imprese e del made in Italy lo scorso 27 dicembre, è stato firmato il contratto preliminare e ora si attende il via libera via da parte della presidenza del Consiglio dei ministri. Il tutto dovrebbe concludersi in primavera.

Baykar è una delle maggiori industrie della difesa del proprio. Specializzata nella costruzione di droni, secondo i dati del Sipri, nel 2023, ha fatturato circa due miliardi di dollari derivanti quasi del tutto dall’export. L’azienda è stata fondata dall'ingegnere Selcuk Baykratar, genero del presidente Erdoğa. Uno dei prodotti di punta è il drone TB2, impiegato in Ucraina e in dotazione a ben 34 paesi esteri.

L’apertura di una nuova linea produttiva in Italia potrebbe essere uno degli obiettivi dell’acquisto della Piaggio arospace, ma si hanno ancora poche informazioni sul piano industriale di Baykar. La mancanza di dettagli impensierisce però i sindacati: il costo del lavoro in Turchia è nettamente inferiore rispetto a quello in Italia.

Come spiega Elio Calcagno, ricercatore del programma Difesa di IAI, questo aspetto determinerà anche l’impatto sul mercato della difesa europeo. «In Europa diverse aziende hanno investito nella produzione di droni, ma Baykar può entrare in maniera competitiva. I suoi droni sono stati usati con successo in diversi conflitti e hanno un costo competitivo rispetto ad altre aziende. Le forze armate sono in una fase di riarmo con risorse maggiori ma limitate, per cui offerte più economiche e competitive potrebbero risultare interessanti».

Molto dipenderà anche dai rapporti che si instaureranno con altre aziende del settore ee Leonardo ha già mosso i primi passi verso una partnership con Baykar. «Si tratta però di una configurazione inedita», sottolinea Calcagno. «In passato era stata l’Italia a fornire know-how alle aziende turche mentre adesso sarà il contrario». Il passaggio di Piaggio in mano turca intanto dice molto sullo stato della base industriale europea. Le industrie nazionali, evidenzia Calcagno, sono ancora dei competitor tra di loro e al di là della retorica in Europa le occasioni di collaborazione restano minoritarie.

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