L’Unione europea diventa un’azionista e, per la prima volta, investe direttamente in imprese private. «L'Europa vanta numerose startup innovative e di talento – ha detto la commissaria europea per l’Innovazione, la ricerca e la cultura, Mariya Gabriel – ma troppo spesso queste imprese rimangono piccole o si spostano altrove. Questa nuova forma di investimento colmerà il deficit di finanziamento per le imprese altamente innovative, consentendo loro di espandersi in Europa e sbloccando fondi privati».

Così la Commissione europea ha deciso di contribuire allo sviluppo di 42 startup attraverso il fondo del Consiglio europeo per l’innovazione (Cei): verranno investiti 178 milioni di euro per sviluppare soluzioni innovative nell’ambito sanitario, dell’economia circolare, della transizione ecologica e digitale.

Una scelta che la Commissione spera porti a un aumento dei posti di lavoro di alta qualità nell’Unione. Il fondo del Consiglio europeo per l’innovazione, nato nell’ambito del programma Horizon Europe, è dotato di 3,6 miliardi di euro. Istituito a giugno 2020, il fondo prevede finanziamenti in capitale proprio, da 500mila a 15 milioni di euro, o in quasi-equity (sovvenzioni più capitale proprio) per coprire quote della società tra il 10 e il 25 per cento.

Le 42 startup europee sono solo le prime selezionate: presto ne arriveranno altre 117 che beneficeranno di investimenti in capitale proprio, mentre altre 134 riceveranno un finanziamento misto. Per queste 293 imprese il contributo totale sarà di 563 milioni di euro.

Una scelta che viene da lontano

Sostenere tanto il settore pubblico quanto quello privato è una scelta delle istituzioni europee che parte da lontano, da prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. «Lo ha detto anche la capo economista dell’Ocse Laurence Boone: non bisogna tornare indietro ai tempi dell’austerità. La mentalità delle istituzioni europee stavolta sembra ben diversa», dice Francesco Saraceno, professore di Macroeconomia internazionale ed europea a Sciences Po di Parigi e all’Università Luiss di Roma. Secondo lui la scelta delle istituzioni europee va letta in maniera ambivalente, visto che «è evidente come ci sia una volontà di sostenere tanto il settore pubblico quanto quello privato, che sono assolutamente complementari». Non è possibile immaginare l’uno senza l’altro e la ripresa a livello europeo deve ripartire da entrambi.

«Oggi purtroppo sono tutti e due in crisi: da un lato l’investimento pubblico è crollato negli ultimi 40-50 anni, dall’altro quello privato non si è mai ripreso dalla crisi economica del 2008. Aiutarli entrambi in questo periodo significa poter dare anche una concreta attuazione alle politiche europee più innovative, come la transizione ecologica e digitale, non sostenute sufficientemente dai paesi membri».

I primi investimenti

Lo dimostra anche la lista delle prossime imprese destinate a essere finanziate dall’Europa. Sono presenti aziende e startup attive nel settore delle telecomunicazioni e dell’“internet delle cose”, dei veicoli a energia solare e delle malattie respiratorie croniche. Nel contesto sanitario si trova anche la startup francese Corwave, specializzata in pompe cardiache, che sta sviluppando un dispositivo dotato di una membrana in silicone che «si muove come la pinna di un pesce», secondo la definizione data dall’amministratore delegato Louis de Lillers.

Sono loro i primi ad aver ufficializzato l’ingresso dell’Unione europea nel loro azionariato con un investimento di 15 milioni che ha già portato a una crescita del capitale societario, salito a 35 milioni di euro. La scelta delle istituzioni europee ha dato un’incredibile spinta all’azienda, segnalata di recente anche dal governo francese tra le nuove startup mediche entrate nell’indice delle 120 aziende tecnologiche in grado di diventare dei leader globali nell’economia di domani.

L’importanza di questo settore è evidente. Secondo la società italiana di cardiologia ogni anno si registrano in Italia 260mila decessi per malattie cardiovascolari, una mortalità addirittura triplicata nel 2020: anche per questo il mercato delle pompe cardiache, che nel 2018 aveva già superato il miliardo di euro, è in rapida ascesa. Lo sviluppo di Lvad, il dispositivo di assistenza del ventricolo sinistro, permetterà a molti pazienti affetti da un’insufficienza cardiaca avanzata di vivere una vita migliore, riducendo del 50 per cento i ricoveri. «La scelta dell’Europa ci inorgoglisce. Un simile capitale ci permetterà di completare i test clinici sul dispositivo, ottenere il marchio CE e infine poter dar vita a una struttura e a una squadra in grado di poterli produrre regolarmente», conclude De Lillers.

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