Prima i rumor sui tentativi russi di riaprire il dossier attirando gli Usa con promesse di affari congiunti. Poi indiscrezioni sulla Casa Bianca, ufficialmente smentite. Si torna a discutere del gasdotto simbolo, mentre von der Leyen ripete: niente energia russa, più gnl Usa
Il gasdotto Nord Stream 2 è sempre stato molto più che un gasdotto. Era la linea di faglia che tracciava i rapporti tra gli europei, il Cremlino e Washington.
Anche adesso è così, seppur la situazione sia ribaltata rispetto al passato: ora è la Casa Bianca a valutare se fare affari con la Russia su Nord Stream 2 alle spalle degli europei. Fino a poco tempo fa proprio gli Usa ostacolavano quel progetto perché avrebbe tenuto Berlino, epicentro del potere d’Europa, collegata a Mosca nonostante l’avversione americana.
Le ricostruzioni si accavallano da mesi e fanno da sismografo del terremoto in corso. Addirittura questo giovedì dentro la coalizione del futuro governo Merz c’è chi ha rotto il silenzio: la portavoce Energia dell’Spd ha detto che «le sanzioni Usa contro Nord Stream 2 erano illegali dall’inizio e l’idea di toglierle va incoraggiata». L’unica che appare immobile in tutte queste scosse è Ursula von der Leyen: sempre questo giovedì, a Londra per il summit sul futuro della sicurezza energetica, ha continuato a ripetere che l’Ue si svincolerà sempre di più dall’energia russa e che non possiamo non essere grati agli Stati Uniti, che «ci hanno prontamente offerto» gas naturale liquefatto.
Il gasdotto che scotta
Cominciamo dal finale: salgono fumi di irritazione dalla Casa Bianca. Questo mercoledì qualcuno ha osato scrivere che «cinque persone a conoscenza del dossier ci hanno riferito che la White House sta discutendo se eliminare le sanzioni contro la Russia su Nord Stream 2»: Ben Lefebvre e Felicia Schwartz lo riportano su Politico, evidenziando il ruolo di Steve Witkoff, che oltre a essere amico e compagno di golf del presidente è anche la prima persona spedita da Trump in Russia per riavviare i canali con Putin (la linea: «fare affari» e normalizzare il Cremlino).
Politico stesso riporta le resistenze del segretario di stato Marco Rubio, e non a caso è da lui che parte la smentita su X: «Inequivocabilmente falso!». Secca e violenta la Casa Bianca: «Nessuno ha mai parlato di eliminare le sanzioni alla Russia come parte di un accordo di pace con l’Ucraina! Politico è una testata di pessima qualità!», recita la reazione ufficiale.
Ma denigrare una testata non risolve la questione, anche perché i rumors sul gasdotto sono prolungati e molteplici. A inizio marzo il Financial Times, muovendosi per vie incrociate tra Bruxelles, Washington e paesi baltici, riferiva del tentativo russo di riaprire il dossier Nord Stream 2 attirando gli Usa con promesse di affari congiunti.
Il fatto stesso che il tema salti fuori ripetutamente nei mesi delle trattative trumputiniane è il segnale che Trump può trattare l’Ue come un topolino al quale tendere la trappola. E lasciamo stare il punto di arrivo di tutto ciò, la radicale eterogenesi dei fini per cui gli Stati Uniti potrebbero affari sulla pelle (sul portafogli) degli europei usando quello stesso gasdotto russo che hanno storicamente cercato di bloccare.
Prima che la guerra in Ucraina deflagrasse, Merkel aveva tirato dritto nonostante le contrarietà Usa, resistendo anche alla richiesta di inserire una clausola “kill-switch” (“spegni tutto”) da usare per interrompere il flusso di gas in caso di mosse aggressive russe. Ma nell’autunno 2022 ai sabotaggi politici si sono aggiunti quelli materiali; quel che di integro è rimasto di Nord Stream 2 è finora inutilizzato.
«Entro due settimane presenteremo un piano per eliminare tutte le importazioni di combustibili fossili dalla Russia. Così – ha detto questo giovedì von der Leyen – non dovremo più fare affidamento a una potenza ostile per le nostre esigenze energetiche». Al contempo però l’Ue fa sempre più affidamento sul gnl degli Usa di Trump, che non paiono comportarsi in modo amichevole.
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