- Hanno aspettato a lungo, visto che da Kiev sono già passati altri leader europei. Quando poi sono arrivati, non potevano presentarsi a mani vuote. I tre leader di tre paesi fondatori, Italia, Francia e Germania, hanno finito di mettere a punto i dettagli su un vagone ferroviario partito dalla Polonia e poi hanno messo piede tra le macerie di Irpin e nel palazzo presidenziale della capitale ucraina.
- E siccome questo viaggio ha una portata anzitutto simbolica, è sul piano dei simboli che Draghi può rivendicare un ruolo di guida. All’ultimo Consiglio europeo si era descritto come sostenitore quasi solitario dell’adesione dell’Ucraina nell’Ue; ora Francia e Germania sono allineate e promettono di sostenere lo status di candidata per Kiev al Consiglio della prossima settimana.
- Oltre alle sirene antiaeree e al ricatto del gas della Russia, che taglia le forniture con motivazioni tecniche etichettate da Draghi come «bugie», ai leader spetta anche il fuoco di fila delle domande dei cronisti: interrogano Scholz sulle sue titubanze sull’invio di armi, Macron sulle parole con e su Putin. Ogni leader è sotto esame per le proprie ambiguità. Ma la sintesi della giornata è una prova di unità.
Ora con Draghi ci sono Scholz e Macron a chiedere la candidatura di Kiev nell’Ue
16 giugno 2022 • 20:41