Dopo lo scontro tra Italia e Francia la Commissione europea ha presentato un piano di azione di venti punti per contrastare l’immigrazione illegale nel Mediterraneo centrale. È un testo che prevede misure immediate in vista del Consiglio straordinario di venerdì. «Non possiamo gestire la migrazione caso per caso, barca per barca», ha scritto su Twitter la vice presidente della Commissione Ue Margaritis Schinas.

Il patto, come altri già varati dall’Unione europea in altri ambiti, è ancora molto fumoso in alcuni punti con delle disposizioni che rimangono vaghe e generali ma si possono tracciare dei punti fermi: una maggiore esternalizzazione delle frontiere, più cooperazione con gli stati di partenza (molti dei quali presentano apparati polizieschi molto forti), delineare un “codice di condotta” per le Ong, rafforzare il ruolo di Frontex e quello del meccanismo di solidarietà tra gli stati membri. «Salvare vite è sempre il primo obbligo, ma qui ci sono molte sfide. La situazione odierna delle navi private che operano in mare è uno scenario che manca ancora di sufficiente chiarezza», ha detto la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson presentando il piano d’azione.

Non è menzionato il tanto discusso regolamento di Dublino. Soddisfatto il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, che dopo la notizia ha detto: «Sono convinto che si tratti di una valida traccia di lavoro comune ed opereremo già a partire dalla riunione di venerdì prossimo per ogni ulteriore arricchimento del piano di azione europeo».

Il rafforzamento della cooperazione

Il patto sarà presentato al Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni del 25 novembre 2022. È diviso in tre macro aree di intervento, la prima prevede il rafforzamento della cooperazione con stati partner e le organizzazioni internazionali. Qui sono racchiusi i primi tredici punti del patto di azione proposto da Bruxelles. Tra questi c’è la creazione di un team che ha l’obiettivo di combinare le attività dei singoli stati membri e coordinarle con gli stati partner e le agenzie delle Nazioni unite. 

Questo significa anche rafforzare il ruoli di paesi come Tunisia, Egitto e Libia – da dove partono la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia –  «per sviluppare congiuntamente azioni mirate a prevenire le partenze irregolari, sostenere una gestione più efficace delle frontiere e della migrazione, e rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali». A questo si affianca la lotta al traffico illegale di esseri umani che prevederà nuovi accordi bilaterali con diversi stati del Nord Africa e gli stati membri europei.

La Libia diventa un paese chiave per la lotta all’immigrazione irregolare. Il patto prevede un maggiore utilizzo dei corridoi umanitari dalla Libia all’Ue; l’aumento dei rimpatri umanitari volontari dalla Libia verso i paesi di origine o destinazioni sicure (un lavoro da fare congiuntamente con le agenzie delle Nazioni unite); e infine il sostegno di Bruxelles alle Ong che forniscono sostegno ai migranti che si trovano in Libia. La Commissione ha anche intenzione di concludere rapidamente l’accordo di lavoro tra Frontex e l’Eubam, la missione per la gestione delle frontiere libiche, e tra Frontex e la missione europea nel Sahel. A tal proposito uno dei punti di Bruxelles è il rafforzamento della cooperazione con il Niger soprattutto per la lotta al traffico dei migranti.

Nel patto viene anche proposta l’implementazione di una roadmap con l’Egitto in relazione alla protezione internazionale da portare a termine nel corso del 2023. Saranno anche rafforzate le iniziative diplomatiche con i paesi terzi che devono accogliere i rimpatriati con «l’obiettivo di ottenere una migliore cooperazione pratica sulla riammissione, anche attraverso accordi di riammissione». Una pratica che l’Italia ha portato avanti negli anni con paesi come Egitto e Tunisia in cambio di finanziamenti volti a rafforzare il ruolo della guardia costiera locale.

Un’importante novità è l’accelerazione per attivare la “Talent partnership” con Tunisia, Egitto e Bangladesh per «promuovere la mobilità internazionale» intersecando domanda e offerta del mercato del lavoro in Europa. Una misura che rischia di avvantaggiare alcuni migranti a discapito di altri.

Migliorare l’approccio nelle ricerche e salvataggio in mare

Lo scopo del patto è anche cercare di limitare il più possibile le morti in mare si legge nel documento. Un obiettivo da raggiungere migliorando la cooperazione sulle metodologie di salvataggio utilizzate dai diversi stati membri nel Mediterraneo centrale e scambiando informazioni e know how con le imbarcazioni private (Ong o pescherecci che si trovano a eseguire un salvataggio).

Frontex eseguirà un’analisi della situazione nel Mediterraneo centrale per identificare le necessità e urgenze con l’intento di migliorare le operazioni aeree e marittime di sorveglianza. E infine, tra le altre cose, sarà attivata una discussione con l’Organizzazione internazionale marittima per creare delle linee guida nei confronti delle imbarcazioni delle Ong, una sorta di “codice di condotta” come quello varato dal ministro dell’Interno del Partito democratico Marco Minniti durante il governo Gentiloni.

Il meccanismo di solidarietà

L’ultima macro area d’intervento proposta dalla Commissione europea è quella che riguarda il rafforzamento della Dichiarazione di solidarietà firmata nel giugno del 2022 dagli stati membri in materia di ridistribuzione e accoglienza dei migranti. Nello specifico saranno velocizzate le procedure di ricollocazione dei migranti e sarà aumentato il supporto nei confronti degli stati membri che vedono arrivare il maggior numero di persone sulle loro coste come Italia, Grecia e Spagna. 

Il patto si conclude con la premessa che per farlo funzionare c’è bisogno di cooperazione e solidarietà con gli stati membri ed evitare il solito rimbalzo di responsabilità come accaduto con Francia e Italia nelle scorse settimane. La Commissione non esclude che questo patto possa essere replicato in diverse modalità anche per altre rotte come quella balcanica o del Mediterraneo orientale.

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