La Germania si muove dalla riunificazione nel dilemma tra il desiderio di essere una grande Svizzera e la volontà di far valere il proprio peso neille trattative internazionali. La soluzione che ha trovato Merkel è stata quella di tacere e muoversi lontano dai canali della diplomazia tradizionale, ma il risultato è che nella campagna elettorale la politica estera non viene trattata
- Dopo diversi decenni in cui i cancellieri avevano per la propria politica estera una strategia forte e lungimirante, conflitti e problemi si sono allontanati progressivamente dalla prossimità dei tedeschi e così anche dai loro interessi.
- Nell’incertezza su come collocarsi, Berlino ha sottomesso la diplomazia all’interesse economico. Le posizioni tedesche anche nei confronti di partner ambigui come Pechino e Mosca si orientano sulla convenienza commerciale, mentre una posizione politica emerge soltanto quando non è evitabile.
- In campagna elettorale il tema è venuto fuori soltanto nella presa di distanza dalla Linke, l’unico partito che ha posizioni problematiche sulla Nato.
Ad ascoltare i dibattiti dei candidati alla cancelleria di Berlino si direbbe che fuori dalla Germania non c’è vita. Nella campagna elettorale, nonostante il ritiro dall’Afghanistan sia caduto nelle settimane calde della corsa, non si è quasi discusso di come la Germania si posizionerà nel mondo dopo l’addio di Angela Merkel. Solo nel primo “triello” televisivo si è accennato a Kabul. In nessuno dei confronti si è parlato di Europa, Russia o Cina. I motivi sono tanti. Il primo è il fatto ch



