Jet russi sull’Estonia: Putin provoca Nato e Ue. E al Cremlino iniziano le defezioni

Dopo quelli polacchi e rumeni, anche i cieli estoni sono stati violati da Mosca. Tre Mig-31 russi – capaci di trasportare il missile ipersonico Kinzhal – hanno sorvolato a radio spenta e senza autorizzazione il golfo di Finlandia, violando lo spazio aereo di Tallin per 12 minuti. Sono stati respinti da due F-35 italiani schierati alla base di Amari in costante stato di allerta per sorvegliare l’ala baltica dell'Alleanza. Quest’ultima incursione russa, la quarta dall’inizio del 2025, per le autorità estoni è «senza precedenti»: il ministro degli Esteri Margus Tsahkna ha detto che urge contrastare «rapidamente l’aggressività» della Federazione. Per l’Alta rappresentante Kaja Kallas si tratta di una «pericolosa provocazione». Tallin ha invocato le consultazioni della Nato con l’articolo 4. Jet russi sono stati segnalati in volo a bassa quota anche nella zona di sicurezza di una piattaforma petrolifera nel mar Baltico. Droni su Polonia e Romania, von der Leyen dà l’allerta: «Sfrontata violazione russa» Gli europei e il gas russo Intanto, l’Ue – per frenare la macchina da guerra del Cremlino – ha adottato il 19esimo pacchetto di sanzioni. Nel mirino delle nuove misure c’è il gas naturale liquefatto: l’obiettivo è lo stop totale entro il 2027. L’Europa ne importa perfino più della Cina e, solo ad agosto, dal suo acquisto, Mosca ha incassato 31 milioni di euro al giorno. Di energia russa non sono assetate solo Ungheria e Slovacchia, ma anche Olanda, Belgio e soprattutto la Francia, che lo fa scorrere dalle sue infrastrutture fino in Germania. Le sanzioni Ue colpiscono soprattutto le casse dei colossi Rosneft e Gazprom, soggetti a divieto totale di transazioni insieme ad altre aziende che «saranno anch’esse sottoposte al congelamento dei beni». La presidente Ursula von der Leyen è convinta che le misure stiano avendo «un forte impatto sull’economia russa» e non lo dimostra solo l’inflazione nella Federazione, ma anche le richieste dei russi: tra le prime, c’è la loro rimozione. Assicura che anche i partner G7 e Volenterosi si stanno «allineando», mentre l’Alta rappresentante Kaja Kallas ha minacciato quei paesi terzi che facilitano la Federazione ad aggirare le restrizioni: Cina e India, ad oggi maggiori partner commerciali di Mosca. Fuori gioco finiranno anche il Mir, sistema di pagamento di credito di Mosca, e lo scambio di criptovalute. Il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis ha reso noto che l’Ue pensa «a un prestito a titolo di riparazione» usando i «flussi di cassa» derivati dai beni congelati in Europa, ma a a margine dell’Ecofin a Copenaghen è un’altra presidente a frenare quest’ambizione: quella della Bce. Christine Lagarde vuole vedere «un documento scritto» per valutare la proposta, teme che l’uso dei profitti degli asset russi possa avere dolorose ripercussioni sull’euro. Ricadute ed effetti delle sanzioni, intanto, le sentono già al Cremlino, dove il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha dovuto ridurre la soglia del prezzo del petrolio utilizzata per calcolare le entrate di bilancio. Il prezzo dell’oro nero verrà abbassato di un dollaro ogni anno dal 2026: entro il 2030 il greggio Urals, che era superiore ai 60, scenderà a 55 dollari a barile. La nostra sicurezza e quella di Kiev sono la stessa cosa Putin più solo Nel frattempo, Putin nelle stanze del Cremlino è diventato un po’ più solo: il suo fedele luogotenente, Dmitrij Kozak, se ne va. Anzi, è già andato via: si è «volontariamente» dimesso dall’incarico di vice capo di gabinetto, ha detto Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino. Kozak è stato uno dei pochi, se non l’unico, a chiedere in privato al presidente di mettere fine ai combattimenti al fronte ucraino per avviare i negoziati. La fratellanza politica tra i due è nata negli anni Novanta, quelli in cui l’Unione sovietica collassa e l’ex agente del Kgb che oggi guida la Federazione comincia la sua lunga gavetta al municipio della sua nativa San Pietroburgo. Kozak ha gestito per Putin operazioni delicate: dai preparativi per le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 (l’anno in cui scoppia la rivolta di Maidan a Kiev) e l’annessione della Crimea, avvenuta nello stesso anno. Kozak ha appoggiato sempre la linea dura del presidente, ma ha respinto quella durissima: quando i carri armati russi varcano il confine nel febbraio 2022, è in disaccordo. Il conflitto è un errore, riferisce alla sua cerchia. A volte il potere logora chi ce l’ha e Kozak ne aveva. Oltre a chiedere riforme per una magistratura più libera, voleva che le agenzie di sicurezza russe, sempre più influenti, finissero sotto il controllo della macchina politica. Prima si è opposto all’inizio del conflitto, poi alla sua continuazione fino a che ad agosto scorso Putin non ha chiuso due dipartimenti del Cremlino che gestiva, per fonderli in una nuova divisione finita in mano a Sergey Kiriyenko – quello che a Mosca chiamano Kinder surprise, come l’ovetto di cioccolato che non si sa cosa contiene finché non lo rompi: è una sorpresa, come di solito lo sono le mosse di Kiriyenko che oggi gestisce le quattro regioni annesse nel conflitto. Nella cerchia ristretta di Putin, Kozak potrebbe non essere l’unico a dissentire dalla linea del non compromesso sulla guerra, ma il suo allontanamento difficilmente influenzerà l’orientamento della stessa. Zelensky prova a stanare Trump: «Firmi le garanzie» Il quotidiano Rbc parla di «diverse offerte» ricevute dal 66enne «per entrare nel mondo degli affari», ma è evidente che a Putin non piace dire dasvidania ai suoi amici: lo sa bene la super governatora della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, che nel 2022 ha tentato invano di dimettersi. Sergey Shoigu, ex ministro della Difesa, a guerra in corso, ha lasciato la poltrona per diventare segretario del Consiglio di Sicurezza. Il suo predecessore, il potente Nikolai Patrushev, non è andato via: è rientrato nello staff del Cremlino. È andata male a Roman Starovoyt, ministro dei Trasporti implicato in un caso di corruzione a luglio. A qualche ora dall’annuncio della rimozione dall'incarico, le autorità hanno riferito del suo sospetto suicidio.