Truppe in ritirata e scandali, il duro inverno di Zelensky. Kallas: «L’Ue si prepari alla guerra»

«Il nemico assalta le nostre posizioni e prova a penetrare in profondità nelle difese ucraine». Anche il bollettino stilato questo sabato dalle forze di difesa ucraine fotografa l’inverno aspro di Volodymyr Zelensky. Mentre la tenaglia russa stringe l’oblast di Zaporizhia, costringendo l’esercito ucraino ad annunciare il suo ritiro da Novovasylivka, il presidente ucraino affronta – sia in patria che coi partner internazionali – le ricadute dello scandalo di corruzione. Ci sono anche le difficoltà finanziarie ucraine, per le quali l’Ue cerca una via d’uscita entro il Consiglio europeo di dicembre.’annuncio recente di Zelensky su un «rinnovo nella gestione delle compagnie energetiche statali» va letto come un segnale di reazione. Intanto i suoi fedelissimi rassicurano la stampa europea e lui stesso fa le valigie: comincia da Parigi domani. Kaja Kallas, alta rappresentante Ue, gli dà man forte; lo ha fatto venerdì, durante l’incontro a Berlino al quale ha preso parte anche Guido Crosetto, e lo ha fatto il giorno seguente, nel messaggio diffuso a Roma alla “maratona per la pace Cisl”: «Se vogliamo pace prepariamoci alla guerra». Mosca martella l’Ucraina, Zelensky è azzoppato e Putin ne approfitta I tormenti ucraini Dal versante statunitense, l’ennesima ambiguità: dopo le sanzioni, ora le esenzioni «temporanee» per Lukoil. Dopo il vertice di ferragosto in Alaska e con quello di Budapest ancora in sospeso, Trump non ha mai negato che Putin volesse tempo: «Sì, forse gli serve tempo», ha detto anche di recente. E il tempo, quest’autunno, è servito a Mosca per avanzare in Ucraina. Lo si è visto anche questo sabato: non c’è solo l’avvenuta ritirata da Novovasylivka, ma anche il fatto che le zone ritenute assodate e stabili – come Huljajpole – diventino adesso aree a rischio per la crescente pressione militare russa. Quest’ultima si rivolge anche contro l’infrastruttura energetica e la rete ferroviaria; stando ai calcoli del vicepremier Oleksiy Kuleba, che ha la delega alle Infrastrutture, «negli ultimi tre mesi gli attacchi ai treni sono triplicati; l’escalation si traduce anche in tentativi di uccidere i conducenti». Via treno si muovono tanto i civili quanto gli aiuti militari europei. Quest’estate Bruxelles ha deciso di stanziare 76 milioni a fondo perduto per la posa del binario ferroviario di collegamento tra Leopoli e il confine polacco, per fornire un’ulteriore via di accesso diretto tra il paese in via d’adesione e l’Ue. Quel che avviene in Ucraina agita pure gli europei. Vale anche per il terremoto dello scandalo corruzione. Il Kyiv Independent, che quest’estate aveva stigmatizzato con tanto di editoriali l’attacco di Zelensky all’ufficio anticorruzione, contribuendo con le proteste della società civile a frenarlo, descrive quello in corso come «il più grande scandalo di corruzione del mandato di Zelensky». Citando una fonte parlamentare filogovernativa, segnala pure che «verosimilmente non si fermerà qui», a quel che sappiamo finora e alle dimissioni di due ministri; e riporta «un sentimento di frustrazione generale; non c’è da stupirsene, se mentre soldati e civili soffrono per la guerra si scopre che chi è al potere si è arricchito». Il braccio destro del presidente ucraino, Andrij Jermak, va rassicurando gli alleati, rilascia interviste ad Axel Springer e promette che «il presidente non è corrotto», che «non ci sarà impunità alcuna» e che «per il presidente nessuno è intoccabile». L’annuncio presidenziale di questo sabato vuol essere una dimostrazione: Volodymyr Zelensky ha detto che «prende il via la revisione delle principali imprese statali nel settore energetico. Oltre a un audit completo delle loro attività finanziarie, verrà rinnovata anche la gestione di queste aziende». Corruzione, debito, aiuti epaselect epa12525719 (L-R) Italian Minister of Defence Guido Crosetto, EU's High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, Kaja Kallas, and German Minister of Defence Boris Pistorius attend a joint press conference after a European Group of Five (E5) Defence Ministers' Meeting in Berlin, Germany, 14 November 2025. EPA/HANNIBAL HANSCHKEEPA Venerdì, a Berlino per un incontro in formato E5 (Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Polonia, grandi azionisti della difesa d’Europa), il ministro della Difesa Guido Crosetto, fianco a fianco con Kallas, ha fatto un accenno indiretto allo scandalo, inquadrandolo come «la controinformazione russa che ha usato la capacità degli ucraini di fare pulizia interna, contro la corruzione, come fosse un problema, negativo». Ma la questione non è derubricabile a propaganda russa, dato che tiene banco tanto sui più autorevoli media ucraini tanto sui bollettini più letti dall’establishment Ue, come Politico. Così von der Leyen controlla gli aumenti di spesa Nato (e potrà riferire a Trump) E deflagra in un frangente delicatissimo: la Commissione, che già aiuta finanziariamente l’Ucraina, sta negoziando coi governi, in particolare il Belgio (dove Ursula von der Leyen era venerdì), per trovare una proposta ricevibile dagli stati riguardo ad asset russi e prestiti a Kiev, che da qui alla primavera avrà serie difficoltà finanziarie. In discussione c’è anche il tipo di garanzia che l’Ue e i paesi membri dovranno fornire, mentre Zelensky cerca tramite gli europei altro cash per pagare armi a Trump. Questo era anche l’obiettivo con cui in estate fu congegnato, nella cornice Nato e dopo il summit dell’Aia sul 5 per cento, il meccanismo “Purl”: garantisce agli Usa che i paesi europei finanzino le dotazioni militari americane per Kiev. Pure la Spagna ha aderito, e da ottobre sono partite le sollecitazioni – sia dal versante statunitense che ucraino – in direzione del governo nostrano. È in questo contesto che va inquadrata la dichiarazione fatta questo sabato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Siamo in dirittura d'arrivo; siamo tre ministri responsabili, Crosetto, Giorgetti ed io, abbiamo già dato via libera al pacchetto e informato il Copasir». Nelle stesse ore, nel videomessaggio alla Cisl, Kallas argomentava che «l’Ue deve parlare il linguaggio della forza, così che la Russia capisca»; «dobbiamo prepararci alla guerra», «altrimenti mettiamo a rischio ogni euro speso per scuole e ospedali». Il bilancio, le armi, gli “affari” con Trump: von der Leyen e Metsola snaturano l’Ue