I servizi segreti ucraini dicono di aver acciuffato militari al soldo degli ungheresi, con mire sulla Transcarpazia in stile «Grande Ungheria». Budapest espelle due diplomatici ucraini, Kiev altrettanto. Lo scontro geopolitico si traduce anche in accuse tra orbaniani e opposizione
Sembra una storia di spionaggio ma è molto di più: quella in corso tra Ucraina e Ungheria è una guerra diplomatica, che sfiora i contorni della guerra vera e propria.
L’accusa di Kiev
Il caso deflagra nella mattina di venerdì, quando lo Služba bezpeky Ukraïny (Sbu) – l’agenzia dei servizi segreti ucraina – porta allo scoperto «le attività di spionaggio condotte dalla rete di intelligence militare ungherese a detrimento dello stato ucraino». Kiev dice di aver individuato alcuni componenti di questa rete: un ex ufficiale ucraino 40enne assoldato già nel 2021 e attivato a settembre scorso, così come una ex componente delle forze di sicurezza di Kiev, che avrebbero avuto come supervisore un funzionario dell’intelligence militare ungherese e che sono ora accusati di alto tradimento secondo la legge marziale ucraina. Ma quel che è ancor più interessante, sul piano geopolitico, è che sempre secondo il servizio di sicurezza dell’Ucraina le spie avrebbero preso di mira in particolare la regione occidentale ucraina della Transcarpazia, in cui è presente la minoranza ungherese.
Ciò fa sùbito venire alla memoria la retorica della «Grande Ungheria» alimentata da Viktor Orbán sin dalla sua ascesa al potere nel 1998 e mai del tutto abbandonata: basti ricordare le perturbazioni diplomatiche provocate alla fine del 2022 (quando Orbán si era già assicurato l’ennesima rielezione) per la scelta del premier ungherese di esibire una sciarpa raffigurante proprio la mappa della «Grande Ungheria». Qui rientra anche la Transcarpazia, e più in generale i territori che risultavano parte dell’Ungheria prima del trattato del Trianon (firmato nel 1920 per definire i confini ungheresi successivi alla dissoluzione dell’impero austroungarico), tuttora presente nella memoria collettiva ungherese come uno strappo. Dunque Orbán strattona da tempo i vicini, ad esempio rimpiangendo «il nostro affaccio sul mare» che in realtà sarebbe la Croazia.
Ma quel che i servizi segreti ucraini denunciano è che il piano sia ben più che aleatoria propaganda. Secondo l’Sbu, la cellula di spioni avrebbe avuto tra i compiti quello di sondare in che modo in Transcarpazia la popolazione locale e l’esercito avrebbero reagito se un contingente di peacekeeping – l’esercito ungherese in particolare – fosse entrato nella regione; si sarebbe trattato inoltre di verificare che tipo di equipaggiamento militare e armi possono essere acquistati sul mercato nero della regione, di monitorare l’andamento migratorio degli ungheresi in Transcarpazia e la situazione militare – compresi aerei, sistema difensivo e coordinate del sistema antimissilistico – nell’area.
La reazione in Ungheria
A distanza di poche ore, nel primo pomeriggio di venerdì, è arrivata la reazione del ministro degli Esteri del governo Orbán, Péter Szijjártó, che a dicembre 2021 ha ricevuto dal suo omologo russo Sergej Lavrov una medaglia onorifica e che anche a guerra in corso e in tempi recentissimi è rimasto un assiduo frequentatore del Cremlino. «Abbiamo espulso due spie ucraine che lavoravano sotto copertura diplomatica all’ambasciata ucraina di Budapest», ha annunciato Szijjártó, comunicando di fatto l’espulsione di due diplomatici ucraini accusati dal governo Orbán di spionaggio. «Da quando la guerra in Ucraina è iniziata, la propaganda anti-ungherese si è intensificata; l’ultima campagna di diffamazione non fa eccezione. Non mandiamo armi a Kiev né ci facciamo trascinare in questa guerra: perciò ci bersagliano».
Nel giro di poco, è arrivata la controreazione del suo omologo ucraino: «Due diplomatici ungheresi devono lasciare il nostro paese entro 48 ore», ha comunicato il ministro Andriy Sibiha.
Oltre ad attribuire tutta la vicenda a «una guerra tra servizi segreti ucraini e ungheresi in corso da tempo», la testata Telex aggiunge: «Le nostre fonti attribuiscono allo scontro pure l'incidente della settimana scorsa, ma non reso pubblico: il radar delle forze di difesa a Tokaj ha individuato droni che volavano verso l'Ungheria, abbattendone uno. Gli ungheresi sospettano provenissero dall'Ucraina».
Scontro Magyar-Orbán
Alle tensioni geopolitiche si intrecciano quelle tutte interne tra il governo e Péter Magyar, che è uscito dal sistema orbaniano diventandone il principale oppositore: ha superato Fidesz nei sondaggi, portando anche il resto dell’opposizione ad arrendersi alla sua egemonia. Anche Romulusz Ruszin-Szendi, che è stato a capo delle forze armate ungheresi, fa ora parte di Tisza, il partito di Magyar.
Alla vigilia dell’annuncio dei servizi ucraini, Magyar ha pubblicato un audio che risale all’aprile 2023, nel quale il ministro della Difesa orbaniano Kristóf Szalay-Bobrovniczky (il cui nome avrete letto nello scoop di Domani sulla villa di Varese) dice: «Interrompiano i nostri sforzi precedenti per la pace, entriamo nella fase zero della via verso la guerra». Orbán – che ha accolto con favore ReArm Europe come occasione di riarmo nazionale e che in realtà spedisce contingenti persino in Ciad – ha sempre giustificato con la propria opinione pubblica la distanza da Kiev con l’argomento della pace. Dunque Magyar accompagnava il leak con una serie di interrogativi: «In che tipo di guerra vuol portarci Orbán e in che fase siamo ora? Ruszin-Szendi ha dovuto lasciare l’incarico per questa rottura con la mentalità di pace?».
Questo venerdì pomeriggio, dopo che lo scontro tra Kiev e Budapest è deflagrato, la reazione del sistema orbaniano è stata quella di accusare Magyar di collusione coi servizi ucraini. Máté Kocsis, capogruppo di Fidesz in Parlamento, ha dichiarato che «ora è diventato evidente che i servizi segreti ucraini sono collusi con Tisza». Ha proseguito il lavoro Zoltan Kovacs, regista delle comunicazioni orbaniane: «Proteggeremo il paese dagli attacchi coordinati di Tisza e dei servizi segreti di Kiev». Siamo solo agli inizi: da qui alle elezioni del 2026 ne vedremo delle belle.
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