In principio era il «tetto al prezzo del gas». Poi è diventato un tettuccio, che si è trasformato in corridoio, il quale a sua volta è diventato sempre più effimero. Questo martedì Ursula von der Leyen, che per mesi assecondando Berlino aveva accantonato l’idea del tetto, ha dovuto riconoscere pubblicamente ciò che ormai è conclamato: «Il consenso sul tetto ai prezzi è maturo». La maggioranza dei governi europei, che peraltro si riuniranno questa settimana in Consiglio, è propensa al tetto. Ma Bruxelles continua a gestire il dossier proiettandovi il suo freno.

Intanto si muove su altri punti, che Berlino senz’altro gradirà molto: in caso di emergenza per carenza di gas, gli stati saranno obbligati a prestare soccorso – ovvero gas – a chi è più in difficoltà. Di meccanismi di solidarietà per quel che riguarda le ricadute economiche della crisi energetica, la Commissione non parla: si limita a ridistribuire le briciole, e cioè quel che avanza dai fondi di coesione, che rimpingueranno RePower EU. La quota complessiva corrisponde a circa 40 miliardi; per l’Italia stiamo parlando di cifre che equivalgono a meno del due per cento del bazooka da 200 miliardi messo in campo di recente dal governo tedesco per proteggere il suo tessuto produttivo e le famiglie.

Peraltro la Commissione ha novità anche per loro. La riduzione della domanda, ovvero il taglio dei consumi, è già stata sdoganata a livello europeo, prima questa estate, in riferimento al gas, e poi più di recente, per tutta l’energia elettrica. Questo martedì Bruxelles ha aggiunto un tassello: i governi devono poter ridurre in via eccezionale i consumi non essenziali come «i riscaldamenti all’aperto e le piscine riscaldate nei condomini».

La volatilità del tetto

«Altra settimana, nuovo pacchetto, e per l’ennesima volta niente tetto in vista sui prezzi del gas usato per produrre energia elettrica», constatano gli esperti in materia come Anna Hubert di Contexte Énergie. La Commissione procrastina, e lo fa usando un metodo ricorrente: da un anno il tema dei prezzi slitta, e pure questo martedì Bruxelles ha prodotto un regolamento che però sui punti cruciali – nel migliore dei casi – chiede al Consiglio europeo mandato per una proposta. Il Consiglio europeo, a sua volta, quest’estate aveva schivato la proposta draghiana del tetto rinviando a una proposta della Commissione. È la versione brussellese del «fare melina».

La procrastinazione come metodo ostruzionistico raggiunge l’apice quando von der Leyen dice che la cosiddetta «eccezione iberica», che prevede una soglia ai prezzi del gas, potrebbe essere interessante in ottica europea e «bisogna studiarla». I cronisti le fanno notare che nella penisola iberica è in vigore da marzo, e in Ue è nel dibattito da tempo: per studiarla, il tempo c’è stato. Davvero con il nuovo pacchetto non è emerso nulla di concreto? In realtà sui prezzi Bruxelles qualcosa ha dovuto inserire. Il regolamento del Consiglio, che entra in vigore dopo l’ok dei governi, prevede anzitutto un meccanismo temporaneo da azionare entro fine gennaio e che nelle intenzioni deve limitare le fiammate speculative giornaliere (la «volatilità») per chi fa compravendita di energia. Tecnicamente si chiama intra-day volatility management mechanism, nella pratica non è un tetto al prezzo ma prova a contenere gli sbalzi di aumento di prezzo improvvisi.

Quando poi si va al dunque, e cioè a una sorta di tetto, Bruxelles innesca la «melina»: «Il Consiglio, su proposta della Commissione, potrebbe adottare un meccanismo temporaneo». Dopodiché, nel merito, Bruxelles parla di un «meccanismo dinamico di correzione del mercato», che si riferisce al mercato di Amsterdam, Ttf, con la possibilità di agganciare anche altri hub. Il meccanismo dovrebbe essere tale da non pregiudicare gli scambi, e il «dinamismo» consiste appunto nel fatto che si limita la escursione eccessiva nei prezzi. Non esiste una soglia massima fissa.

Infine Bruxelles prevede di sviluppare un indice di mercato specifico per il gas naturale liquefatto, importato ad esempio dagli Usa: questo indice, complementare al Ttf, consentirebbe così di scorporare il gnl dal «meccanismo dinamico» di cui sopra. Ma, stando a quanto ha detto questo martedì la Commissione ai cronisti, questo nuovo indice sarà funzionante solo dal 2023 e solo se i soggetti di mercato accetteranno di riferirsi a esso.

Il poco in comune

Con il pacchetto appena proposto, Bruxelles rilancia il tema degli acquisti congiunti a livello europeo, anch’esso nel dibattito da tempo: il presupposto è che negoziare gli acquisti in modo coordinato aumenti la forza contrattuale e contribuisca a far abbassare i prezzi. Esisteva già una “Piattaforma dell’energia Ue”, imbastita dallo scorso aprile. La Commissione ora dettaglia una cornice per questi acquisti comuni. L’elemento obbligatorio è che almeno il 15 per cento del gas necessario per riempire gli stoccaggi deve essere comprato per questa via.

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