Il premier ungherese, durante il suo consueto discorso settimanale alla radio, ha annunciato che incontrerà il leader della Lega Matteo Salvini e il premier polacco Mateusz Morawiecki. Obiettivo: dar vita a una nuova formazione che ricostruisca “la destra democratica”. Nasce una nuova famiglia politica europea?

Da quando Viktor Orbán ha annunciato l’uscita di Fidesz dal gruppo dei popolari (Ppe), sono stati avviati contatti più stretti con Salvini. C’è una necessità condivisa di creare una nuova piattaforma. Si potrebbe chiamare “New Conservatives” (i nuovi conservatori), i dettagli sono da mettere a punto. Per il momento non stiamo definendo tanto le future strutture politiche quanto i temi: questa piattaforma deve essere il collettore di un nuovo centrodestra europeo. Il Ppe ormai è appiattito a sinistra, è schiacciato tra socialdemocratici, liberali e verdi, e sta deviando rispetto alle battaglie dei conservatori di centrodestra.

I New Conservatives, quindi. 

Sì, non c’è ancora nulla di scritto ma l’alveo è la destra democratica come ha detto Orbán. Ora si sta creando uno spazio politico per aggregare soggetti che magari anche all’interno del Ppe non si ritrovano più; tra i popolari oggi c’è più di una linea di frattura, tra nord e sud, tra est e ovest, e c’è divisione pure su come intendere il futuro.

Eppure un suo collega europarlamentare di Forza Italia proprio pochi giorni fa non faceva che ripetermi che vorrebbe la Lega nel Ppe… Non vi piacerebbe?

Tanti gruppi sono desiderosi di avere con loro la Lega: siamo un partito di governo, che esprime in Europa un’ampia delegazione. Oggi l’ingresso nel Ppe non è all’ordine del giorno, anche per come si sta muovendo: si allontana da quel che vorremmo vedere. Per fare un matrimonio bisogna essere in due, e al momento mancano le condizioni politiche. 

Quando avverrà l’incontro Orbán - Salvini?

Non so, so che si sono parlati, che si confrontano, ma il focus ora per uomini di governo come loro è su altro. Non c’è fretta, serve tempo.

Ma le interlocuzioni si stanno intensificando.

C’erano anche in precedenza, poi l’uscita di Fidesz dai popolari ha fatto rumore e rimescolato le carte. Va detto che noi avevamo già provato a imbastire un progetto comune con loro e con la delegazione dei conservatori nel 2019; all’epoca non è stato possibile. Vediamo come andrà ora; Orbán sposta equilibri, la sua delegazione non è piccola e c’è anche un tema di numeri per il Ppe, che rischia di perdere il primato perché si trova in una crisi di identità che a molti non piace. Rischia che quella di Fidesz non sia l’unica fuoriuscita.

Lei è presidente di Id. L’idea di una formazione nuova come è stata accolta dagli altri membri di Identità e democrazia?

Con entusiasmo. Ne avevamo appunto già ragionato per l’inizio della legislatura scorsa.

Il Rassemblement National e Le Pen che ne pensano?

Sono contenti se si può creare una alternativa conservatrice al Ppe. Le Pen è un perno importante, guardi come si era sbagliato chi si era affrettato a darla per morta politicamente: guadagna sempre più consensi e ci sono le presidenziali in vista.

La presidente dei conservatori europei è Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia al momento dice di non avere alcuna intenzione di dissolvere l’Ecr.

Siamo in fase embrionale… Il ragionamento in corso ora non è tanto sui gruppi ma su una piattaforma per elaborare temi e progetti. Quando sarà pronta vedremo chi ci sta.

Questa piattaforma la state discutendo con Morawiecki. Il Pis è nell’Ecr. 

Sì, per ora c’è questa collaborazione a tre, un dialogo in stadio avanzato, in virtù dell’amicizia e anche perché si tratta di tre entità (Lega, Fidesz, Pis) al momento ciascuna in un gruppo diverso. 

Ritiene quindi plausibile riunirvi poi nella stessa formazione assieme a Fratelli d’Italia? Voi siete al governo con Draghi, loro all’opposizione.

Questo è l’ultimo dei problemi, abbiamo un ottimo rapporto con i colleghi di FdI in Europa, con Carlo Fidanza, collaboriamo e ci coordiniamo. Se e quando si farà qualcosa, sarà credo un vantaggio per tutti. Ovvio che stare al governo dà più possibilità, Fratelli ha una posizione diversa e ci dispiace, ma la rispettiamo; il fatto che noi siamo al governo e loro all’opposizione non è una discriminante per i futuri assetti in Europa. 

A proposito della Lega al governo, i tentativi di mostrarsi più - come dite? - “europeisti” non confliggono con questa alleanza con i governi polacco e ungherese? Sono Orbán e Morawiecki ad aver tenuto in ostaggio i fondi europei con il veto. La cosa non vi imbarazza?

Assolutamente no. Ogni paese ha le sue esigenze e prerogative. Lo stigma applicato su Polonia e Ungheria è più dovuto alla stampa che a effettive ragioni. Semmai chi ha tentato di compromettere il Recovery sono leader oggi considerati ultraeuropeisti: la storia del meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto ha due facce, perché si sapeva da luglio che Varsavia e Budapest avrebbero messo il veto se si fosse insistito. I governi e pure l’Europarlamento hanno forzato la cosa sapendo che avrebbe stimolato quella reazione.

Sta forse dicendo che i suoi colleghi europarlamentari, a insistere con la rule of law, sono stati degli istigatori?

Sì, perché in realtà queste cose non c’entrano nulla con una vera attenzione allo stato di diritto. A ogni plenaria votiamo risoluzioni su questi temi ma poi chiudiamo gli occhi ad esempio sulle scene di violenza viste nel 2017 in Catalogna o sulla repressione delle manifestazioni in Francia. L’articolo 7 e il tema della rule of law vengono strumentalizzati per colpire chi non si allinea. Chi come noi ha evidenziato le cose che non andavano, in realtà è più europeista di chi per miopia persevera negli errori. Per esempio, le regole di bilancio ora vengono ridiscusse, ma quando lo abbiamo fatto noi ci hanno dato degli euroscettici.

Ecco, lei si considera euroscettico? Si definisce europeista? E cosa intende?

Io mi considero europeista perché credo nel valore della cooperazione europea e vedo anche che cosa non va; spingere follemente per centralizzare tutto danneggia in realtà la cooperazione.

Come si sta muovendo Merkel, tra sospensioni ad AstraZeneca e aperture a Sputnik?

La Germania è sempre stata più brava di noi nel tentativo di tutelare i suoi interessi, sia nei rapporti con la Russia che con la Cina, e ha sempre influenzato le istituzioni europee a suo vantaggio. Del resto è così che funziona in Europa: pensare che non ci sia una dinamica di interessi nazionali significa non aver capito come funzionano le cose. Gli stati membri rimangono pilastri fondamentali e ognuno porta acqua al suo mulino. 

A proposito di rapporti con la Russia. Quelli di Orbán sono stretti, mentre la Polonia è a tratti russofoba. La Lega e i New Conservatives che approccio avranno a Vladimir Putin?

La Lega ribadisce che le sue alleanze sono in ambito atlantico, di Nato, di rapporto privilegiato con l’Unione e il Regno Unito. Non vedo problemi per Polonia e Ungheria perché nonostante le differenze cooperano in amicizia. La diversità di posizioni è un nutrimento. Poi nel 2018 sulle sanzioni alla Russia, pur criticando gli effetti negativi per il proprio paese, la Lega, così come l’Ungheria, si sono allineate al resto d’Europa. 

Visto che per la nuova piattaforma partite dai temi, il premier ungherese ne ha chiarito uno, un paio di settimane fa: «Bisogna costruire una destra democratica che non stia dietro a questi deliri Lgbt». Si riconosce in questo?

Noi della Lega non siamo anti lgbt, siamo per la famiglia tradizionale; tutte le persone devono avere uguali diritti e doveri ma la famiglia tradizionale è una. Sulle adozioni per gli omosessuali ci sono pareri diversi ma i diritti fondamentali vanno garantiti a tutti, e sono certo che anche il premier ungherese e polacco la pensano così. Il tema va ripulito da una brutta retorica. La risoluzione votata dall’Europarlamento su questi temi di recente aveva dentro di tutto e abbiamo dovuto presentarne una alternativa. Vede, poi si fanno tante chiacchiere, anche sull’eguaglianza di genere, mai quando - in vista della Conferenza sul futuro dell’Europa - ogni gruppo ha avuto a disposizione una nomina, chi professava equità ha nominato maschi.

Id ha nominato una donna?

No, un uomo, il nostro esperto di affari costituzionali; per noi la competenza viene prima di tutto. 

Lei è a favore o contro le ulteriori restrizioni al diritto all’aborto in Polonia?

Non sono né a favore né contro, dev’esserci libertà di scelta.

Libertà di scelta per le donne se abortire o meno?

No, libertà di posizionarsi come ritengono i nostri eletti: sono tematiche molto personali, su questo tema esistono sensibilità diverse.

Non ritiene doverosa una sintesi? 

Ci sono casi, rari, in cui una sintesi è difficile; è giusto che ognuno abbia libertà di opinione su un tema così complesso e divisivo.

Il diritto all’aborto secondo lei oggi è un tema eticamente sensibile? Un tema divisivo? Non è un diritto?

Sì, è un tema eticamente sensibile e divisivo.

Cosa ne pensa delle zone “lgbt free” polacche, visto che pensate a una piattaforma comune con il Pis?

Non ho approfondito, quel che succede in Polonia è affare dei polacchi, credo che la Polonia sia un paese libero, non credo alla repressione. Chiunque parteciperà alla piattaforma deve rimanere in un alveo in cui i principi cardine sono non discriminatori verso chi ha sensibilità diverse, ma i diritti delle persone vanno rispettati; e credo che in Polonia lo siano. 

C’è movimento nelle famiglie politiche europee, non solo a destra, ma anche ad esempio tra i Cinque Stelle. Che scenari immagina in vista delle nomine europee di mid term?

Secondo me per allora gli equilibri non cambieranno, nel senso che oggi c’è una maggioranza che si regge su popolari, socialisti e liberali, e questo non cambierà: avrà i numeri per eleggere nuove cariche, non mi aspetto grandi spostamenti di equilibri. Guardando al 2024 invece, qualcosa può cambiare. Molto dipenderà anche dagli esiti delle elezioni tedesche: se il Ppe dovesse indebolirsi ancora… 

© Riproduzione riservata