alle origini di un fallimento

Romanizzare i “barbari” del M5s non era un’operazione da fare in fretta

  • Comincia a essere matura la possibilità di giudicare costi e benefici, o se vogliamo ascesa e declino, di quella parola d’ordine – civilizzare i barbari – con cui i detentori dell’antico sapere politico hanno accompagnato l’ascesa del Movimento 5 stelle.
  • L’operazione sembrava avesse senso: il M5s, nel volgere di qualche mese, si è acconciato a governare con l’odiato Pd, e poi perfino a camminare sul tappeto rosso in compagnia del tecnocrate Mario Draghi.
  • Ma non appena con la crisi ucraina s’è aperto un varco abbiamo visto subito riaffiorare come per incanto quello che avevamo pensato di avere seppellito: per intenderci, quell’asse gialloverde di cui son piene le cronache degli ultimi giorni. 

È il tempo, sempre lui, il vero signore della politica. Sprecato o messo a frutto, dimenticato oppure ricordato a sproposito o, ancora, annotato con precisione sulle agende dei nostri propositi, il tempo dà un senso al maturare delle vicende pubbliche. E a un certo punto, sempre lui, il, tempo, decreta successi e fallimenti e fa capire cosa resterà, appena più avanti, delle cose su cui ci accapigliamo. Bene, se questo è il parametro, comincia a essere matura la possibilità di giudicare costi

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