«C’è un’accelerata sull’Autorità per l’Energia» così l’avvocato Alberto Bianchi, l’ex presidente della fondazione Open oggi indagato per traffico di influenze e finanziamento illecito ai partiti, scriveva al deputato del Pd Luca Lotti, a giugno del 2018. Da pochi giorni era nato il governo Conte 1, ma Bianchi voleva cogliere l’attimo per esercitare ancora l’influenza residua sulla scelta dei nomi che avrebbero composto il nuovo collegio della Arera. 

In quella fase, però, Bianchi non era soltanto al vertice della cassaforte dei renziani, ma siedeva anche nel  consiglio d’amministrazione dell’Enel, una delle società su cui Arera avrebbe dovuto vigilare. La poltrona nel cda dell’Enel era arrivata proprio all’inizio della stagione renziana, nel 2014, quando da palazzo Chigi Matteo Renzi aveva ridisegnato la geografia del potere nelle partecipate del ministero del Tesoro. Luca Lotti, si legge nelle carte dell’inchiesta della procura di Firenze, risponde subito: «Ok». Difficile misurare il reale impatto dell’asse Bianchi-Lotti, ma alla fine le cose vanno comunque come loro avevano auspicato. 

«Serve una donna»

Il messaggio di Bianchi offre un’utile sguardo a manovre intorno alle nomine che di solito restano opache: «Te ne occupi tu? – scrive a Lotti – Se uno va al Pd, o no, se va bene la Poletti, o no. Gira anche un’ipotesi Tiscar (ex capo di gabinetto del ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, ndr) -  A Enel va bene anche se non così bene come la Poletti». Lotti si muove subito, e dopo qualche settimana torna sull’argomento: «Chi avevi per l’autorità per l’energia? Serve una donna». E ancora: «Clara Poletti».

Il curriculum di Chiara Poletti è noto nel settore, direttrice della divisione Energia di Arera, sovrintendenva e coordinava la regolazione economica dei settori dell’energia e contribuiva a definire le linee strategiche dell’Autorità, che ha il doppio mandato di regolare il mercato e tutelare i consumatori dagli abusi delle società del settore.

La cosa più importante che fa l’Arera è fissare i prezzi al consumo dell’energia elettrica e del gas, cioè una delle variabili fondamentali per i consumatori ma anche soprattutto per il conto economico delle aziende regolate che vendono elettricità, un mercato nel quale Enel è di gran lunga la prima in Italia.

Il nome di Poletti era noto anche all’estero, infatti era vice presidente del Comitato dei Regolatori dell’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori dell’energia (Acer). Aveva quindi un curriculum adeguato per entrare nel collegio al vertice dell’Arera. 

Ma non era solo il curriculum che interessava a bianchi. Lotti, si legge nelle carte dell’inchiesta, chiede a Bianchi il curriculum di Poletti e aggiunge: «Me è nostra nostra?». Bianchi replica: «Nostre nostre non ce ne sono», ma specifica: «È competente, va bene a Enel, è di idee nostre. Poi la incontriamo. O prima, se vuoi». Lotti chiede il curriculum «qui subito» e mette in chiaro: «Deve dire che non è nome nostro ma di Alessia Rotta, poi ti spiego». Rotta è deputata del Pd, non un nome qualunque, ma la presidente della commissione Ambiente della Camera: «Lei deve dire che l’ha proposta Alessia Rotta», dice ancora Lotti.

La telefonata 

Il rinnovo del collegio dell’Autorità per l'energia era un argomento politicamente molto delicato, in quella fase, perché di grande interesse soprattutto per il Movimento Cinque stelle che aveva vinto le elezioni. Al vertice alla fine arriva Stefano Besseghini, il suo nome per il collegio pare sia stato fortemente voluto dal “kingmaker” della Lega, Raffaele Volpi, all’epoca sottosegretario alla Difesa e in passato componente del consiglio di amministrazione di Acquirente Unico, la società pubblica che compra l’energia all’ingrosso.

I partiti poi hanno fatto di tutto per incidere sulla scelta degli altri membri del collegio. C’è posto per i suggerimenti di tutti. Ed ecco che arrivano Gianni Castelli, con un passato nella milanese A2a, Andrea Guerrini, dato in quota Cinque stelle, in passato vicino all’ex sindaco livornese M5s Filippo Nogarin, Stefano Saglia, che prima delle elezioni di marzo aveva presentato il programma energetico di Forza Italia in conferenza stampa con Mariastella Gelmini. E infine Clara Poletti.

Contattata da Domani, la dirigente dell’Arera si dice estranea ai giochi: «Non ricordo di aver incontrato specificamente Bianchi, ma ci sarà stata qualche occasione di istituzionale in cui lui era presente. Certamente non sono mai stata alla Leopolda». Di incontri, Poletti ne fa parecchi anche con politici, visto il ruolo che ricopre, ma non solo per questioni di nomine: «A volte sono incontri didattici», dice Poletti. I parlamentari di solito non sono molto esperti di questioni energetiche. 

«Immagino che il mio curriculum goda di stima, ma non mi aspettavo di essere nominata. Il mio nome circolava tra le indiscrezioni ma non ne avevo mai parlato con nessuno», ricorda Poletti: mai avuto contatti con Luca Lotti, assicura. Invece ha parlato con un’altra parlamentare del Pd, Alessia Rotta, ma soltanto dopo la nomina, specifica Poletti: «Mi ha mandato un messaggio e mi ha telefonato per congratularsi. Sono stati in tanti ad averlo fatto, forse lei la ricordo specificamente perché è una donna, e nel settore non siamo tante. Immagino che anche questo abbia influito sulla mia nomina». Nelle chat, Lotti suggeriva di dare come versione ufficiale che il nome di Poletti veniva da Alessia Rotta, priva di conflitti di interesse, a differenza di Alberto Bianchi. 

Enel, contattata da Domani, ha preferito non commentare la partita delle nomine del regolatore dell’energia e il ruolo del suo ex consigliere di amministrazione. Alberto Bianchi è rimasto nel cda dell’Enel fino all’inizio del 2020. 

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