L’invito del governo sfuma nel ridicolo, polemiche contro il leader sindacale che parla di «giornata di lotta». Forza Italia: «Incita all’odio». Nella capitale, nel giorno delle esequie del papa, niente musica dai palchi della Resistenza. Rischio di tensioni ai cortei di Milano e Roma
Per il Pd il primo a commentare il 25 aprile «sobrio» che Palazzo Chigi ha voluto scrivere nero su bianco, martedì scorso, nel comunicato che istituiva cinque giorni di lutto nazionale per la morte di papa Francesco, è il capogruppo di Bruxelles ed ex segretario Nicola Zingaretti: «Caro governo, noi ovviamente saremo sobri, per ricordare chi ci ha ridato la libertà, difeso la patria e cacciato l’invasore, ma il problema siete voi che sarete come sempre assenti».
Il post su X, con altre migliaia di assai meno «sobri», inchioda il tentativo di utilizzare il lungo lutto nazionale – inedito assoluto – per “spegnere” le celebrazioni dell’80esimo della Liberazione, quel 25 aprile 1945 in cui il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia deliberò l’ordine di insurrezione generale contro i nazifascisti. Un tentativo maldestro, e non riuscito, se martedì stesso il presidente della Repubblica ha confermato la sua presenza alle celebrazioni di Genova, città scelta perché liberata dalla Resistenza senza l’aiuto degli alleati. Così Sergio Mattarella, di fatto, ha steso uno scudo protettivo a difesa delle celebrazioni organizzate in tutto il paese, per un anniversario «importante» a cui aveva dedicato un lungo passaggio del suo discorso di fine anno.
Tana per Palazzo Chigi
Tanato e affondato il tentativo di depotenziare il 25 aprile, la destra di governo ieri ha cercato una polemica di riserva nelle parole di Maurizio Landini. Che in mattinata, a Radio Popolare, aveva risposto picche all’invito governativo: «Il 25 aprile non è che beviamo, e quindi dobbiamo essere sobri. Il 25 aprile è una giornata di mobilitazione e di lotta per affermare i valori della democrazia nel nostro paese e ricordare bene a tutti che senza la sconfitta del nazifascismo, quindi senza la lotta di resistenza, oggi non avremmo la democrazia e la libertà».
Landini domani parlerà dal palco di piazza Duomo, a Milano, dove si svolge la tradizionale manifestazione nazionale. Con lui, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, le associazioni partigiane e combattentistiche (Fiap, Fivl, Aned, Anppia, Anei) e Sandra Giraldelli, staffetta partigiana a 18 anni, oggi centenne.
È l’espressione «lotta» a scandalizzare Maurizio Gasparri (FI), secondo cui per Landini «liberazione significa diffondere odio e fomentare violenza». Prova a fargli eco la forzista Licia Ronzulli: Landini «alimenta la tensione». Ma il tentativo di deviare l’attenzione non funziona. Al centro della scena resta la prescrizione del governo all’indirizzo delle celebrazioni antifasciste. A Repubblica Pagliarulo chiarisce che l’invito alla sobrietà è «superfluo» perché «è compresa nelle forme con cui ricordiamo il 25 aprile». E nelle duemila iniziative programmate, «terremo sotto controllo ogni evento. Ci saranno bande con concerti patriottici o canti della Resistenza, se poi c’è in programma un’esibizione rock si rinvierà».
A Roma in effetti le iniziative dal 25 al 27 aprile sono confermate – anzi il 25 salirà sul palco monsignor Renato Tarantelli Baccari, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma – ma alcune «rimodulate» nel segno, scrive il Campidoglio, «nel segno del rispetto per una grande figura spirituale e di pace» ma «salvaguardando» la memoria «di un passaggio storico fondamentale per questo Paese». Nella mattinata del 26, quella delle esequie del Papa, il programma è stato dunque cancellato, e il giorno dopo sono state cancellate le performance musicali. Ma a Casa Cervi, a Gattatico (Reggio Emilia), sul palco da cui interverrà, fra gli altri, il presidente della Regione Michele de Pascale, suoneranno Bandabardò, Cisco, 99 Posse e Vinicio Capossela. Lo conferma Albertina Soliani, cattolica e presidente dell’Istituto Cervi, che aggiunge: «Portiamo nel cuore papa Francesco e la sua immensa eredità». Altrove succede che sindaci zelanti ordinano di non suonare Bella Ciao: è successo a Romano (Bergamo) dove però, fa notare l’Anpi, restano aperti i cinema e tutte le attività ludiche, non necessariamente «sobrie».
Milano, Roma e tensioni
Domani però non saranno i «concerti rock» a tenere banco, ma le parole pronunciate dai palchi. E non solo. Da anni, in alcune grandi città, i cortei unitari della Liberazione provano a essere rovinati dalle contestazioni dei gruppi “proPal” contro le insegne della Brigata ebraica, strumentalmente scambiata per rappresentanza del governo Netanyahu.
Per questa ragione a Roma, da più di dieci anni, la Comunità ebraica non partecipa al corteo dell’Anpi e celebra separatamente la ricorrenza. Quest’anno la Comunità sarà nella storica piazza di Porta San Paolo, in mattinata fino alle 11. Il corteo invece partirà dalle Fosse Ardeatine e arriverà a Parco Schuster, e solo alle 14 e 30 ripartirà per Porta San Paolo, per deporre le corone alle lapidi che ricordano la Resistenza romana. Ma una serie di sigle – Cambiare Rotta, Osa, Arci Roma, Comunità Palestinese, Potere al Popolo, Rete contro la guerra – ha fatto sapere che partiranno con l’Anpi ma a metà corteo svolteranno verso Porta San Paolo. Dove peraltro dalle 8 di mattina è convocato anche un presidio di «antifascisti/e e antisionisti/e».
Forti preoccupazioni anche a Milano: nelle intenzioni degli organizzatori, ovvero il Comitato permanente antifascista e il Forum delle associazioni antifasciste, il corteo nazionale sarà «una grande festa popolare». Ma oltre ai tradizionali (sempre inascoltabili) fischi alla Brigata si temono altre tensioni: ieri i Giovani palestinesi d’Italia, l’Unione democratica arabo-palestinese e la Comunità palestinese hanno chiesto di aprire il corteo, sostenendo che «la resistenza palestinese è l’incarnazione più autentica dello spirito partigiano». E chiedendo che nel corteo «non trovino spazio figure e gruppi che rappresentano il sionismo, il colonialismo e la guerra».
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