I fondi del Pnrr serviranno anche per l’ampliamento dell’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze. Lo ha annunciato più di un mese fa il presidente dell’Enac (l’autorità italiana di controllo degli aeroporti) Pierluigi Di Palma, nel corso di un incontro organizzato da Italia viva. Anche il ministro della Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, rispondendo a un’interrogazione del senatore Matteo Renzi, ha confermato questa intenzione.

Una notizia che ha subito messo in allarme comitati, associazioni ambientaliste e i sette comuni della piana fiorentina che da più di venti anni vogliono impedire l’ampliamento perché lo ritengono un progetto dannoso sotto ogni punto di vista. Tra i comuni “ostili” ci sono anche Prato, seconda città della Toscana, e persino Pisa, nonostante sia azionista di Toscana aeroporti. Ma la loro contrarietà non sembra in nessun modo condizionare i sostenitori del progetto. A cominciare dal comune di Firenze.

«Più che di un ampliamento si tratta di un nuovo aeroporto con la costruzione di una nuova pista. Di Palma un anno fa ci ha garantito che senza l’accordo con il territorio non sarebbe stato ripresentato il masterplan. Adesso invece fa finta di nulla e va a iniziative politiche del partito di Renzi, quando dovrebbe essere equidistante», dice Gianfranco Ciulli, presidente dell’Associazione ambientalista Vas.

Comitati, associazioni e comuni sono sicuri che il nuovo aeroporto si fonderà su un nuovo masterplan, che non può essere approvato da Enac visto che, come il precedente, non ha ottemperato le prescrizioni per una maggiore sicurezza previste dal decreto Via 0676/2003. Tra queste l’interramento della parte finale della pista, la costruzione della via di rullaggio, il trasferimento di alcune abitazioni confinanti e la climatizzazione e insonorizzazione di altre. Inoltre, ancora oggi, non è stato applicato il Piano abbattimento e risanamento acustico, previsto dal decreto ministeriale del 29 novembre 2000 e il divieto di utilizzo della pista dopo le 23:00.

«La verità è che ottemperare alle prescrizioni del decreto di Via 0676/2003 costa troppo. Solo per il Piano di risanamento acustico, secondo la stima di Toscana aeroporti in mano al ministero dell’Ambiente, si dovrebbero spendere oltre 20 milioni di euro. Meglio aspettare i fondi pubblici» conclude Ciulli.

Ma quali fondi?

Ma, secondo i comitati, anche i fondi del Pnrr non sono certi. Infatti, come chiarito nel 2015 dell’ex commissaria europea per i Trasporti Violeta Bulc, gli aeroporti non sono compatibili con le regole del Piano. I finanziamenti, previa approvazione della Commissione Ue, vengono destinati a infrastrutture aeroportuali che siano a saturazione. 

Nel caso dell’Amerigo Vespucci, secondo i comitati, l’aeroporto funziona solo al 55 per cento della sua capacità operativa in un bacino di utenza dove esistono altri due aeroporti, Pisa e Bologna, tutti ben collegati e con tempi di percorrenza relativamente brevi.

Dal canto suo Toscana aeroporti, nel corso di un dibattito pubblico, ha risposto che in questi anni ha lavorato molto per ascoltare tutte le istanze e che tutto verrà realizzato anche grazie ai finanziamenti pubblici, «finanziamenti pienamente compatibili con le disposizioni comunitarie, giacché gli interventi previsti dalla revisione progettuale del Piano di sviluppo aeroportuale prefigurano la realizzazione di nuove opere e non certo la realizzazione di un nuovo aeroporto e la non concorrenza tra lo scalo di Firenze e gli scali di Pisa e di Bologna è stata formalmente valutata dalla Commissione europea già a partire dal 2009».

Firenze e Venezia

Durante la conferenza stampa a seguito dell’iniziativa di Italia viva a cui ha partecipato Di Palma, la vicenda fiorentina è stata comparata alla ristrutturazione dell’aeroporto Marco Polo di Venezia dove, proprio quest’anno, termineranno i lavori. Ma i comitati ribattono: «Di Palma compara gli aeroporti di Venezia e Firenze ma basta guardare una cartina geografica del territorio per capire le differenze. Quello di Venezia ha due piste di 330 e 2.890 metri, è libero da agglomerati urbani, è a 7 chilometri di distanza da piazza San Marco e davanti ha solo il mare, mentre quello di Firenze dista 6,5 chilometri dal centro, non ha una via di rullaggio e ha una sola pista unidirezionale di 2.200 metri. In caso di emergenza gli aerei passeranno obbligatoriamente sui monumenti della città».

E se l’aeroporto divide Firenze dai comuni della piana che si oppongono, il portavoce del sindaco Dario Nardella, forse pensando al sindaco dem di Prato, spiega che «il Pd a livello metropolitano non si è mai espresso contro il progetto della nuova pista. Questa infrastruttura è nel programma del sindaco Nardella fin dal primo mandato ed è nel piano strategico della città metropolitana, approvato a larghissima maggioranza dal Consiglio metropolitano che rappresenta tutto il territorio. Da parte del sindaco Nardella non è mai venuta meno la disponibilità al dialogo per migliorare il progetto, come del resto è stato fatto negli ultimi mesi modificando l’inclinazione della pista e riducendo così fortemente l’impatto sulle zone abitate della piana».

I consiglieri regionali della Lega, Elena Meini e Giovanni Galli, non hanno invece gradito la defezione di Toscana aeroporti  all’invito del presidente Eugenio Giani, che chiedeva di approfondire in commissione gli interventi per il superamento dell’inquinamento acustico: «Toscana aeroporti si rifiuta di venire. Dopo mesi di sollecitazioni e lettere hanno risposto che, siccome la società è quotata in Borsa, non può accettare la nostra richiesta d’interlocuzione.  La lettera è firmata dal presidente Marco Carrai. Eppure, quando ci sono da prendere milioni di soldi pubblici, la disponibilità è sempre totale, invece quando si richiede un normale incontro ufficiale, ecco che si accampano mille scuse».  

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