«Apartitici e aconfessionali». Così l’Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale (Aler), l’ente partecipato al 100 per cento da Regione Lombardia a guida Lega, definisce gli affidatari ormai pluriennali delle sue case popolari site in via Palmieri 1 e in via Marcona 41, a Milano. Una risposta fatta pervenire alla sede locale dell’Anpi dopo la sua richiesta di accesso agli atti, confermata dall’ufficio stampa dell’Aler.

L’azienda lombarda evidentemente non vede o fa finta di non vedere chi sono realmente le associazioni a cui sono stati concessi in affitto super-calmierato questi immobili pubblici, un coacervo di saluti romani, croci celtiche e militanza fascista.

Pacchi sovranisti e croci celtiche

Via Palmieri taglia in due una delle aree più povere di Milano, nell’estrema periferia sud della città: il quartiere Stadera. Qui sui muri si susseguono lapidi e corone partigiane, memoria di un pezzo di città che ha combattuto in prima linea contro il fascismo. Eppure negli ultimi anni l’Anpi e gli abitanti del quartiere hanno dovuto fare i conti con continui attentati a questi simboli, l’ultimo poche settimane fa quando un importante murales è stato imbrattato con croci celtiche.

C’è una presenza fascista che si fa sentire alla Stadera e per toccarla con mano basta avvicinarsi alla casa popolare al civico 1 di via Palmieri. Qui un tempo si svolgevano corsi di italiano per stranieri, dal 2013 invece vi ha sede l’Associazione Uniti per il quartiere, realtà che «si propone di combattere ogni forma di degrado nel Municipio 5» e che tra le altre cose organizza collette alimentari fuori dai supermercati e consegna pacchi alle persone indigenti. A una condizione: che siano italiani, come recitano i suoi volantini.

Un’attività solidaristica sovranista che nasconde altro. Dietro al cappello dell’Associazione Uniti per il Quartiere si trovava infatti la sede di Milano Sud del partito neofascista Forza Nuova, che qui si riuniva per i suoi eventi e le sue riunioni senza farne mistero nell’indirizzo segnato sulle locandine e sui cartelloni.

Un elemento che nel 2019 aveva fatto arrabbiare anche il sindaco Beppe Sala, che aveva chiesto all’Aler di stralciare il contratto, mentre l’Anpi aveva redatto un report per l’Azienda lombarda con tutti gli episodi che provavano il legame tra quello spazio e l’apologia del fascismo.

La risposta dell’assessore regionale alla casa della Lega, Stefano Bolognini, fu che Forza Nuova «aveva diritto all’immobile». L’anno scorso il movimento si è sciolto e via Palmieri 1 è tornato a essere il centro dell’Associazione Uniti per il Quartiere, una sorta di suo Doppelgänger.

Oggi l’attività solidaristica prosegue regolarmente, come ci conferma uno dei volontari che non nasconde una croce celtica tatuata sul braccio. Di croci celtiche, in effetti, se ne sono viste parecchie in questi anni nell’immobile pubblico di via Palmieri.

Una foto dall’esterno scattata di sera qualche tempo fa mostra un’enorme bandiera al muro con il noto simbolo fascista, gli ultimi scatti pubblicati dall’associazione su Facebook durante una delle iniziative di distribuzione pasti agli italiani mostrano invece sul muro dell’immobile lo stemma di Freccia Nera, realtà militante fascista nota per le sue commemorazioni milanesi a braccia tese e che nella sua documentazione dichiara di avere proprio in via Palmieri 1 la sua sede.

Un caso non isolato

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C’è un problema di apologia del fascismo in quel civico, eppure l’ente per l’edilizia residenziale di Regione Lombardia non vede nemmeno una natura politica nell’attività che si svolge al suo interno, elemento che secondo quanto sostiene basterebbe per farle stralciare il contratto. Che invece si è rinnovato automaticamente fino al 2025, sempre al canone irrisorio di meno di 100 euro al mese per uno spazio di 45 metri quadri, un paradiso nella Milano dove un bilocale di queste dimensioni arriva a costare dieci volte tanto.

Qualche chilometro più in là, nel più centrale quartiere che sorge intorno a Piazza Cinque Giornate, c’è un’altra sede dalla chiara impronta fascista. In via Marcona 41 l’Aler affida dal 2015 un immobile di 73 metri quadri al prezzo calmierato di meno di cento euro al mese (in una delle aree più care della città) all’Associazione Nazionale Arditi d’Italia (Anai), un gruppo di nostalgici noto tra le altre cose per essere ogni anno tra gli organizzatori della parata a Predappio in memoria di Benito Mussolini.

Sul contratto di locazione con l’Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale compare il nome di Pierpaolo Silvestri, presidente dell’Associazione (fino al suo decesso lo scorso giugno), figura di riferimento del cameratismo contemporaneo tra foto a braccio teso alle commemorazioni del Duce e conseguenti denunce, eventi con realtà neofasciste come Lealtà e Azione e ricerche storiche sulle foibe “con una chiave di lettura che comporta una rivalutazione nostalgica del fascismo”, come sottolinea un’analisi di Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico che pubblica sul blog di Wu Ming.

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Oggi la sede milanese dell’Anai risulta ancora lì. Il 31 dicembre scadrà il contratto che però è sottoposto a rinnovo automatico per altri sei anni, a meno di un intervento delle parti che però non sembra imminente.

«Se all’interno dello statuto non ci sono temi politici noi non abbiamo motivo di non dare uno spazio ad un’associazione», ci ripetono dall’ufficio stampa di Aler. Una miopia profonda di fronte a quello che avviene all’interno di questi immobili, sottratti agli abitanti di una città soffocata da una profonda crisi abitativa per darli quasi in regalo a realtà tutto tranne che apolitiche e che secondo la Costituzione italiana nemmeno potrebbero esistere, se non fosse per gli statuti di facciata.

Un modus operandi dell’Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale che non è limitato a questi due casi. Nel 2010 la controllata di regione Lombardia aveva dato in affitto calmierato un suo immobile in via Romagna 20 agli Hammerskin, gruppo neonazista che il giorno dell’inaugurazione della nuova sede aveva tenuto una conferenza in onore dell’ex generale belga delle SS Lèon Degrelle, condannato per crimini di guerra. 

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