La maratona oratoria dell’area «Agorà», ideata e animata e da Goffredo Bettini, parte a ridosso di una polemica, anche se indiretta, con il segretario del partito. La sua analisi sulla caduta del governo Conte provocata «da una convergenza di interessi nazionali e internazionali che non lo ritenevano sufficientemente disponibile ad assecondarli» e che dunque lo ritenevano «inaffidabile», diventa subito teoria del complotto per gli ex renziani nel Pd e per lo stesso Renzi. Dal Nazareno è arrivata una reazione non ufficiale ma gelida nei confronti di quella che sembra una presa di distanza da Mario Draghi. Stasera Bettini risponderà alle accuse, in sostanza, di ultimo giapponese del governo Conte. In apertura lo fa subito Enrico Rossi, ex presidente della regione Toscana, che replica con una battuta alla sola idea di complottismo: «Non c’è accusa più ridicola, considerare gli interessi non è certo un esercizio sovversivo, il punto è dare un contributo alla ricostruzione del pensiero della sinistra».

Dalla piattaforma zoom e in diretta facebook sulla pagina de Le Agorà dalle 15 va dunque per cinque ore in scena la presentazione del manifesto di un’area «politico culturale» – mai dire corrente -, che vuole «dare un contributo al nuovo Pd di Enrico Letta». E con cui il «teorico» padre politico di Nicola Zingaretti si ributta a capofitto nel dibattito politico, dopo i giorni difficili della caduta del governo giallorosso di cui era un grande sostenitore. Oggetto del confronto,  la riflessione ad ampio raggio sulla ricostruzione del campo progressista, quella a cui lavora anche il neosegretario. Una discussione quindi non solo interna al Pd. Prenderanno la parola infatti anche Andrea Riccardi, Massimiliano Smeriglio, Nicola Fratoianni, Elly Schlein, la politologa Nadia Urbinati, il ministro Roberto Speranza.

Ma in controluce ci si aspetta anche di un confronto fra anime del Pd, il primo pubblico. Ci saranno infatti i ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando. Entrambi, come Bettini, più che favorevoli all’alleanza con i Cinque stelle di Giuseppe Conte. L’appuntamento di oggi è il primo atto di un confronto più ampio. Il 29 aprile sarà il secondo, ma stavolta a partecipare saranno anche Enrico Letta e Giuseppe Conte. Ma perché i bulloni fra Pd e M5S possano essere avvitati bisognerà capire che verso prende la rifondazione dei grillini, e anche le alleanze alle amministrative di autunno, dove il dialogo fra i due partiti è ancora prima che ai preliminari. A Milano M5S potrebbe appoggiare l’uscente Beppe Sala. Ma nel capoluogo lombardo il movimento non è mai stato forte. Tutta al lato opposto la situazione attuale nella Capitale: Virginia Raggi ripete in maniera sempre più ruvida (e minacciosa verso i suoi) la sua intenzione di non fare un passo indietro e di non voler cedere a chi le chiede di rinunciare alla corsa. E il centrosinistra, ormai ufficialmente orfano dell’ipotesi Zingaretti, si ritrova proiettato in primarie scontate, forse fra soli maschi, che incoroneranno Roberto Gualtieri. Che però poi si troverà a fare i conti con le divisioni del centrosinistra. Carlo Calenda è in campo da un anno, e rischia di portarsi via una fetta importante dell’elettorato progressista. 

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