Alibrandi, direttore Radio2: «Radiomeloni? No Nessuna censura sul testo di Scurati»

Rivendica il suo passato in radio, Giovanni Alibrandi, dall’estate direttore di Radio2, oltre ai suoi meriti agli Approfondimenti, dove l'anno scorso è stato protagonista insieme a Paolo Corsini del caso Scurati. Ora ha presentato il nuovo palinsesto. Niente Radiomeloni, però, giura lui. Da che priorità siete partiti per organizzare i nuovi palinsesti? Sono voluto tornare a dare a Radio2 la sua forma originaria, quella più innovativa di tutto il servizio pubblico. Un mese fa abbiamo festeggiato Bandiera gialla, che non ha solo cambiato la musica in radio, ma inventato Beat Generation. Il nostro claim è “Ritorno al futuro”. L’obiettivo è tornare a essere tra le prime radio italiane dopo che siamo un po’ calati in questi anni. C’è stata qualche critica per lo spostamento in palinsesto di alcuni programmi storici, uno su tutti Caterpillar, slittato più avanti nella serata. Critiche? Non ci sono state. È stata una scelta ponderata, ho anche incontrato la redazione: il palinsesto è pensato per proteggere e valorizzare i programmi. Caterpillar ha bisogno di un tipo di linguaggio e di ritmo che una radio più dinamica non può avere. C’è stato uno slittamento di un’ora per far crescere il pomeriggio in modo che possa dare beneficio a tutta la radio. Un nuovo innesto al suo posto, Belen Rodriguez, mentre Serena Bortone è migrata al mattino. Serena è mia grande amica, una persona importante che fa un tipo di radio molto utile. In quel momento della mattina serviva un momento di riflessione, un infotainment pop ma all’occorrenza capace di fare informazione. Serena è una collega a tutto tondo che è capace di affrontare queste cose, per questo l’ho valorizzata molto. Volti e voci esterni spesso pesano sul budget di reti e generi. Nel mio caso siamo assolutamente in linea, anzi Belén ha cercato noi perché voleva tornare a fare radio. Sta facendo un ottimo lavoro, veramente brava. Poi la radio la fai per passione, chi vuole arricchirsi va in televisione. Qual è il futuro della visual radio, che a volte sembra più un’appendice della tv che un arricchimento della radio? Non può essere solo radio, non può essere uno scimmiottamento della tv. Alcuni programmi che vanno ascoltati più che visti li ho scollegati dalla visual, altri devono anche essere visti, ma trovando linguaggio e contenuti giusti. Dopo due anni siete tornati nelle rilevazioni degli ascolti. Il nuovo sistema, basato in parte sulle rilevazioni digitali e in parte sulle chiamate, è efficace? Ci sono molte discussioni su questo. Di dato digitale c’è poco, quindi è tutto basato sulla memoria degli ascoltatori. Per altro, alcune case automobilistiche stanno valutando di rimuovere la Fm, che è ancora il 70-80-90 per cento dell’ascolto, dalle auto. Potrebbe essere un contraccolpo e provocare la migrazione sulle app, cambiando il metodo di fruizione. Per il futuro, ci proponiamo di stare sul territorio per lavorare sul legame con Radio2. Caso Ranucci, imbarazzo della maggioranza sull’audizione in Vigilanza Rai Il fatto che Fiorello si prenda periodicamente una pausa radiofonica dalla tv come viene vissuta dal resto dell’universo Rai? Benissimo. Fiorello è un grande regalo non solo per noi ma per tutta l’azienda. Nel suo curriculum c’è tanta tv: prima il Tg2, poi gli approfondimenti da numero due di Paolo Corsini. In Rai sono entrato nell’’89, nel ‘94 sono arrivato al Tg2, prima ero in radio. A un certo punto è stato scritto che non ho mai fatto radio, peccato che in realtà forse l’unico direttore che viene dalla radio sono io. Fiorello ci ha anche scherzato su, ha detto che ero un campione di hockey sul prato. Tanti dirigenti della cosiddetta Telemeloni hanno un passato politico. Lei è stato militante da giovane? No. Non sono mai stato iscritto a nessun partito, anche se poi ognuno ha le sue idee. C’è un rischio che dopo Telemeloni vada in onda anche Radiomeloni? Sono titoli giornalistici che non esistono. La Rai viene sempre criticata, ma è molto plurale, c’è di tutto e di più. È sempre stato così, ogni dirigente la pensa a modo suo e non è che i vertici vengono a vedere chi sei e chi non sei. Lei è stato anche un protagonista del caso Scurati. Quella è una vicenda conclusa, se n’è parlato anche in maniera eccessiva, ma l’azienda l’ha poi chiusa in maniera tranquilla. C’è stato un grande polverone, ma non c’è stata censura. E su cosa poi? Stasera (ieri per chi legge, ndr) il suo ex direttore Corsini è stato audito in commissione Vigilanza insieme a Sigfrido Ranucci dopo che per un anno è stata bloccata dalla maggioranza. È una bellissima notizia, è giusto che torni a riunirsi.