- Appena un giorno dopo aver ritirato in polemica i ministri della Lega dal voto sulla delega fiscale, il leader leghista è già costretto alla pace con Draghi. Il premier: «Ci vedremo nei prossimi giorni» ma «il governo va avanti».
- Letta riunisce la segreteria: «Nell’immediato non è nel nostro interesse che la Lega vada all’opposizione. Primo, perché la stabilità del governo e dunque del Paese è un valore in sé. Secondo perché più Salvini resta a bordo più si indebolisce».
- I colonnelli leghisti gelidi. Ma non ci sarà un nuovo Papeete. Stavolta la tentazione del voto anticipato è lo spauracchio di tutto il parlamento. A partire dai parlamentari leghisti.
La crisi non c’è, dopo meno di una giornata è già in via di risoluzione. Nel pomeriggio uno scambio di dichiarazioni a distanza fra Mario Draghi e Matteo Salvini ricuce, all’apparenza, lo strappo del leader della Lega, che in mattinata, a proposito della “ricognizione” del catasto, attacca: «Questa è una patrimoniale su un bene già tassato». E sentenzia: «La Lega ha dato fiducia a Draghi per non alzare le tasse». Il premier rassicura: la riforma «non è una patrimoniale» e il governo «non tocc



