Interrogativi sul mancato segreto di stato. Polemiche sulla diretta Rai. Nordio spiegherà cosa è andato storto nei contatti con la corte dell’Aja
Aggiornamento 5 febbraio: qui puoi leggere la diretta dell’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi, oggetto di questo articolo.
L’unico punto su cui maggioranza e opposizione convergono è che la giornata sarà campale, nonostante la decisione di Giorgia Meloni di non rispondere alle camere. Prima alla Camera e poi al Senato interverranno sul caso Almasri il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per l’informativa cancellata la settimana scorsa dopo la comunicazione di garanzia arrivata dalla procura di Roma.
Il clima, però, è già infuocato: nei giorni scorsi le opposizioni hanno i lavori parlamentari e preteso che il governo dia le sue spiegazioni su un caso non solo interno, visto che tutto nasce dal mancato rispetto della richiesta della Corte penale internazionale sull’arresto del generale libico, scarcerato e rimpatriato in tutta fretta su un volo di stato.
Mercoledì, dunque, i due ministri più operativi – Nordio non ha interloquito tempestivamente con la Cpi, Piantedosi ha firmato il provvedimento di espulsione – dovranno caricarsi sulle spalle il peso di quello che ha ormai assunto le dimensioni di un intrigo internazionale. La premier Giorgia Meloni, anche lei chiamata in causa nella denuncia che ha attivato il tribunale dei ministri, ha scelto invece di tenersi ben distante dalle camere, nonostante sia stata chiamata a rispondere a gran voce dalle opposizioni.
Sui social è invece intervenuta sull'inchiesta della procura di Salerno sull’immigrazione clandestina che ha portato ai domiciliari 36 persone tra le quali Nicola Salvati, tesoriere del Pd della Campania ora sospeso. «Conferma ancora una volta quanto denunciato dal governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli», ha scritto attaccando le opposizioni. Il leader del M5s, Giuseppe Conte, ha ripetuto che la vicenda Almasri «riguarda il governo nella sua interezza» e la premier «deve venire a spiegare» quel che è accaduto.
Sulla stessa linea anche la presidente dei deputati dem, Chiara Braga, secondo cui «Meloni continua a scappare dal parlamento», e anche il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha affondato il colpo: «Meloni si è presa paura e ha rimpatriato Almasri. È coraggiosa solo quando deve fare le dirette su Instagram».
Ma persino sulla diretta dei lavori è infuriata la polemica. Dopo una durissima capigruppo alla Camera, la maggioranza ha inizialmente posto il veto alla trasmissione sulla Rai dell’informativa. Al Senato, invece, l’autorizzazione è arrivata – «sarà la meno vista della storia», ha ironizzato il forzista Maurizio Gasparri – e così le opposizioni hanno scritto al presidente Lorenzo Fontana per sanare la discrepanza, ottenendo infine il via libera alla diretta anche a Montecitorio.
Eppure, per ora, l’intenzione di Meloni è quella di concedere il meno possibile e di tentare di superare la questione, almeno politicamente, senza intervenire in prima persona legando la sua immagine al caso. Anche su consiglio di Giulia Bongiorno, avvocata leghista che difende tutti gli esponenti del governo nella vicenda e che è stata vista a palazzo Chigi nei giorni scorsi, la linea è quella della fermezza: quella della procura di Roma è stata una scelta arbitraria e il governo si è mosso guidato da ragioni di sicurezza nazionale. «Il governo non scappa», ha tentato di spiegare il ministro per i Rapporti col parlamento Luca Ciriani, «ma serviva una sospensione temporale per approfondire quanto era successo» e ha assicurato che «Nordio e Piantedosi sono in grado di garantire la massima informazione».
I due ministri
Alla vigilia dell’informativa, del resto, al ministero della Giustizia c’è elettricità nell’aria. Fonti di maggioranza descrivono il ministro come «molto carico, molto deciso» ad andare in aula e ribadire la sua verità, partendo da quelle che ritiene siano le responsabilità della Corte penale internazionale. «Chiarirà cosa è successo, a partire dalle decisioni della corte dell’Aja», anticipano fonti informate e pronte a scommettere che Nordio non andrà per il sottile nel rispedire al mittente le accuse di omissione.
Cima meno teso, invece, al ministero dell’Interno. Il ministro Piantedosi era a Bergamo per un evento istituzionale e ai suoi ha trasmesso la consueta tranquillità anche perché viene fatto notare come lui sì abbia già risposto durante il question time della settimana scorsa è «si è detto subito disponibile all’informativa».
Facile immaginare il differente tenore dei due interventi. L’attenzione è soprattutto per Nordio, nel caso in cui contestasse le mosse della Cpi nella gestione del flusso informativo con il governo italiano. Qualcosa, in questo senso, è stato anticipato dal presidente dei senatori azzurri Gasparri, che ha parlato di «effetto Ciquita», perchè Almasri «in Germania aveva il bollino blu, quindi rischio attenuato, poi che cosa ha fatto per avere il bollino rosso in Italia? Vorrei capire i criteri della Corte penale internazionale, in Germania era un po’ meno pericoloso?».
Il segreto di stato
Un punto, tuttavia, rimane ancora non sciolto. «Perché se ci sono interessi di carattere nazionale come ha detto il ministro Piantedosi non è stato apposto il segreto di Stato? Questa è una risposta che può dare soltanto la Meloni che non casualmente non si presenterà alle Camere. Sarebbe interessante capirlo perché da quello si capirebbe anche come è declinato questo interesse nazionale», è stato il commento dell’ex ministro dem oggi consigliere in Liguria, Andrea Orlando.
«Nessuno vuol nascondere nulla», ha assicurato il deputato di FdI, Giovanni Donzelli, secondo cui «le opposizioni hanno sollevato un polverone» e dato la colpa dei ritardi delle informative alla notizia dell’indagine della procura.
Certo è che, a livello procedurale, la legge stabilisce che «il vincolo derivante dal segreto di stato è apposto su espressa disposizione del presidente del Consiglio dei ministri» ed è sempre lui a disciplinare «i criteri per l’individuazione delle informazioni suscettibili di essere oggetto di segreto di stato». L’interrogativo sul perché Meloni abbia scelto di non farlo su un caso di tale delicatezza, dunque, potrà essere colmato solo dalla diretta interessata, che però non sarà in aula. I ministri, invece, dovranno rispondere a tutte le domande delle opposizioni.
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