Dubbio Appendino, Fico non la subirà ma teme gli anti-Pd nel M5S

Una questione da chiudere il prima possibile. Per i vertici del Movimento 5 stelle, la presa di posizione di Chiara Appendino – ormai ex vicepresidente che ha formalizzato le proprie dimissioni sabato scorso dopo averle messe in campo martedì scorso all’assemblea congiunta dei parlamentari – è un dossier da chiudere il prima possibile. Perché il fatto su cui convergono quasi tutti – ovviamente il cerchio magico di Conte, parlamentari vari ma anche diversi ex che guardano con simpatia all’iniziativa dell’ex sindaca – è che nell’immediato le dimissioni non dovrebbero avere troppe conseguenze. Tradotto: l’effetto delle dimissioni sulle elezioni regionali più attenzionate delle prossime settimane, quelle in Campania, sarà trascurabile. Una prospettiva che non mette comunque in cassaforte il successo di Roberto Fico, ormai sostenuto da un ampissimo numero di liste che vanno da De Luca al M5s passando per la formazione personale dell’ex presidente della Camera e la lista del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Con il presidente uscente che per altro non accenna a togliere il disturbo, annunciando di essere pronto a un dibattito con il candidato della destra Edmondo Cirielli sulla sanità. Prima la famiglia e gli amici: ecco la premiata ditta Cirielli Quasi che a correre per la presidenza fosse (ancora) lui: per ora – combinazione – non esclude comunque di presentarsi alle elezioni per il consiglio regionale. Dopo l’assemblea di lunedì sera non c’è però ancora certezza delle intenzioni di Appendino. La tensione corre nel Movimento - un parlamentare vicino all’ex sindaca parla addirittura di vera e propria «paura» dei contiani che avrebbe finito per ingigantire la questione - e a via di Campo Marzio la parola d’ordine è velocità. La speranza è infatti quella di non farsi logorare dalla cronaca. Motivo per cui, verso fuori si millanta tranquillità, al massimo qualche fastidio nei confronti di Appendino per i modi e la tempistica della sua protesta. Lo sguardo è già rivolto oltre, alla piazza per la libertà di stampa a difesa di Sigfrido Ranucci in programma martedì pomeriggio (a cui parteciperà anche l’ex sindaca), alla votazione per confermare Conte alla guida del M5s in programma da giovedì a domenica. M5s, Appendino si dimette: si apre una crepa nel monolite di Conte Questione di ascendente Resta però la consapevolezza trasversale che Appendino continua ad avere quell’ascendente sul popolo Cinque stelle che l’ha sempre resa – insieme a Virginia Raggi – l’unica potenziale rivale del dominus Conte. L’ex sindaca può contare su una buona visibilità televisiva e l’aspettativa è che la sfrutti per dire la sua nelle occasioni in cui non è d’accordo con i vertici. Se però nei gruppi parlamentari il seguito per ora resta limitato e l’assemblea si riduce più che altro a una rassegna di interventi dei colonnelli contiani e del presidente, oltre che a una spiegazione delle proprie ragioni da parte di Appendino, la prospettiva per lei può essere più rosea sui territori. Il M5s ancora giù in Toscana: Conte punta tutto su Roberto Fico I sondaggi più recenti (Noto e Swg) segnalano un calo moderato del Movimento 5 stelle, che però secondo gli esperti non è riconducibile alla mossa dell’ex sindaca. Per quantificare un suo potenziale seguito bisognerà far passare qualche giorno: quel che è certo, però, è che alle ultime elezioni regionali una parte consistente dell’elettorato M5s non si è presentato alle urne oppure ha scelto di dare il proprio voto ad altre formazioni della coalizione. In alcuni casi, come quello toscano, gli elettori erano apertamente contrari al candidato dem in corsa per l’alleanza progressista, in altri, come le Marche, la distanza da Ricci era meno esplicita ma è comunque emersa chiaramente dalle urne, con una fetta di pentastellati che hanno addirittura preferito il candidato di destra Francesco Acquaroli. Insomma, il bacino di scettici nei confronti del Pd è ben nutrito. Potenzialmente, quindi, la posizione di riconsiderazione di Appendino nei confronti dell’alleanza con i dem potrebbe avere un mercato sui territori. La linea è comunque di minimizzare: «Ha solo espresso delle considerazioni, in parte condivisibili, secondo me», dice il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli a Sky. Tuttavia, anche se nessuno vuole ammetterlo pubblicamente, nei gruppi qualcuno che simpatizza con l’idea di aprire una discussione sulle ultime scelte di Conte c’è: «Non penso si tratti di un’iniziativa che vuole dividere l’elettorato, quanto di uno stimolo al confronto. È chiaro che possano esserci sensibilità diverse: questi possono essere momenti di crescita se ben incanalati» confida una parlamentare a microfono spento. E magari, alla fine, Appendino potrà essere portavoce di questi dubbi. La sconfitta più dolorosa in Calabria: il M5s perde anche “in casa”