Dal varesotto a Nassau, capitale delle Bahamas. Dal feudo del governatore Attilio Fontana al paradiso fiscale dei Caraibi, crocevia di capitali provenienti da tutto il mondo. A queste latitudini, nel 2005, approda il patrimonio della madre del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, messo al sicuro in un trust di cui risultava beneficiario in caso di morte della madre, all'epoca 82enne.

La cassaforte alle Bahamas però conduce a un altro conto corrente aperto otto anni prima, nel 1997, intestato sempre alla madre, ma sul quale Fontana aveva un ruolo più operativo: era delegato a operare, in rappresentanza del titolare. Il perché di questa procura dovrebbe spiegarlo il governatore leghista. Alle nostre domande su questo e sull'origine di questi fondi esteri non ha risposto. E durante l’intervento in consiglio regionale sull'inchiesta della procura di Milano, nella quale è indagato per l’affare dei camici forniti dalla società del cognato e della moglie, ha evitato ogni riferimento all'eredità da 5,3 milioni di euro lasciata dalla madre e poi regolarizzata dallo stesso Fontana grazie allo scudo fiscale nel 2016.

Il denaro è comunque rimasto in Svizzera, e non è mai stato riportato in Italia, come permesso dalla la norma sul rientro dei capitali all'estero. Tuttavia, chi ricopre ruoli pubblici avrebbe il dovere di spiegare l’origine dei patrimoni custoditi nei paradisi fiscali, anche se sono lasciti dei genitori ai figli. La trasparenza è merce rara in questa storia di conti svizzeri, trust e camici per l’emergenza del Covid-19 forniti dai parenti del presidente Fontana.

“Per ora sospenda tutto”

Il 26 maggio scorso Attilio Fontana ha ricevuto un messaggio su WhatsApp: “Avrei bisogno di sapere se dobbiamo proseguire con l’operazione che ci aveva indicato e se era riuscito a ottenere il documento a noi necessario”.

La richiesta arrivava da un dirigente di Unione fiduciaria spa, che gestisce il mandato per operare sul conto svizzero, dove è stata depositata la somma lasciata in eredità dalla madre e che dal 2016 è intestato al governatore della Lombardia.

Fontana, il 19 maggio, aveva ordinato un bonifico di 250 mila euro dal conto svizzero destinato alla società del cognato e della moglie per pagare la fornitura di camici per l’emergenza sanitaria. Si tratta in realtà di una commessa da mezzo milione di euro, come ha svelato la trasmissione Report, ottenuta dalla Dama spa, proprietaria del noto marchio di abbigliamento Paul and Shark, senza gara dalla centrale acquisti della regione, Aria .

L’assegnazione a Dama è del 16 aprile, dunque nel pieno della pandemia. Doveva essere una donazione, si sono difesi i diretti interessati dopo la pubblicazione della notizia, consapevoli di trovarsi in una posizione scomoda per via di un evidente conflitto di interessi: denari pubblici finiti senza alcun appalto alla moglie del presidente della regione. Per riparare al danno, è maturata così l’idea di trasformare la fornitura in una donazione, per difendere l’operato di Fontana, dei dirigenti regionali e dell’imprenditore Andrea Dini, il cognato del governatore.

Il bonifico ordinato il 19 maggio da Fontana e diretto all'azienda del cognato era stato disposto dal conto svizzero del governatore. Nella disposizione del pagamento, riportata in una nota interna della società Unione fiduciaria, Fontana ha scritto: “Si tratta di fornitura di presidi medici prodotti da Dama spa a favore di Aria spa, società di Regione Lombardia. Il versamento copre il pagamento di tale fornitura”. E come causale ha riportato: “Acconto per fornitura camici a favore di ARIA SPA, per ordine e conto di Attilio Fontana”.

La disposizione del governatore si arena perché all'Unione fiduciaria manca il documento senza il quale non è possibile procedere: la fattura alla società Dama. Per questo motivo il dirigente che si occupa di gestire il mandato fiduciario di Fontana ha sollecitato il governatore con un messaggio. Il governatore ha risposto poche ore dopo: “Per ora sospenda tutto, mi farò sentire più avanti. Grazie”.

Cosa sia successo tra il 19 e il 26 maggio per indurre Fontana a fare retromarcia non è dato sapere. Di certo l’inviato di Report, Giorgio Mottola, ha intervistato Fontana il 13 maggio, senza, però, fare cenno al fatto specifico dei camici del cognato. Sei giorni dopo Fontana ha disposto il pagamento per l’azienda della moglie dal proprio conto estero. Perché, quindi, pagare uno stock di camici per l’emergenza Covid-19 se è vero che il cognato avrebbe voluto donarli? E perché farlo dal deposito svizzero di cui è titolare tramite la società Unione fiduciaria dai tempi in cui ha goduto dello scudo fiscale?

Sul conto, peraltro, a si trovavano al 20 maggio 4,4 milioni di euro, parte dell’eredità di 5,3 i milioni della madre di Fontana nascosti al fisco italiano fino al 2016. L’anno, cioè, in cui il presidente leghista ha aderito alla voluntary disclosure con cui ha regolarizzato le somme all'estero ufficialmente di proprietà della madre defunta, la dentista Maria Giovanna Brunella.

“Fontana aveva la delega sul conto estero”

Fontana ha giustificato la sanatoria degli oltre cinque milioni come eredità lasciata dalla madre, che a partire dal 1997 risultava titolare di depositi all’estero. Il patrimonio è sfuggito all’ Agenzia delle entrate. Nella pratica di adesione volontaria al rientro di capitali dall’estero, firmata nel 2016, si legge: “Le violazioni oggetto di emersione sono state commesse negli anni 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013 e hanno riguardato i seguenti obblighi tributari: mancato assolvimento degli obblighi di monitoraggio fiscale”. Tradotto: un’evasione fiscale lunga cinque anni. Resta tuttavia da capire l’origine di questo capitale accumulato sul conto svizzero. E per farlo è necessario partire dal 1997.

Attilio Fontana era da due anni sindaco di Induno Olona, paese di diecimila abitanti in provincia di Varese, la città di cui diventerà primo cittadino dal 2006 al 2016. Negli anni in cui è alla guida del comune di Induno, la madre ha aperto un conto corrente all'estero. Il rapporto bancario intestato alla donna - nel 1997 aveva 74 anni - ma con procura al figlio Attilio. In pratica, chi detiene la procura su un conto è legittimato a disporre operazioni di vario tipo. Come mai la signora Brunella ha incaricato il figlio, che al tempo ricopriva già un incarico pubblico, di gestire un conto estero? L'ufficio stampa di Fontana non ha risposto alla nostra richiesta.

Abbiamo anche chiesto di spiegare perché nel 2005, la signora Brunella, che di anni ne aveva 82, ha trasferito tutto il patrimonio al trust Montmellon valley, con sede a Nassau, la capitale delle Bahamas, paradiso fiscale e centro di stoccaggio di capitali oscuri provenienti da tutto il mondo. E’ stata una decisione condivisa da Fontana? Neppure su questo il governatore ha voluto commentare.

La beneficiaria effettiva del trust di Nassau era la signora Brunella, Fontana era l’erede del patrimonio. Quando sono stati trasferiti i fondi dal conto estero a quello delle Bahamas, Fontana era al quinto anno di presidenza del Consiglio regionale della Lombardia. Un incarico che gli ha spianato la strada per la vittoria a sindaco di Varese l’anno successivo. La storia politica dell’avvocato Fontana e quella finanziaria di famiglia hanno, dunque, camminato in parallelo.

Le tappe salienti della sua carriera sono segnate da movimenti esteri di cui lui è stato ufficialmente solo un testimone e l’anziana madre, che ha aperto il suo primo conto all'estero a 74 anni, la protagonista.

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