Ieri pomeriggio il mondo dello spettacolo ha deciso di battere un colpo sulla questione dell’indennità di discontinuità prevista dal ddl Spettacolo.

Dopo gli allarmi del raccontati da Domani, oggi nella sala stampa della Camera si sono presentati calibri da novanta della scena culturale italiana: Vittoria Puccini, presidente della prima associazione di attori di teatro e cinema Unita, Montalbano/Luca Zingaretti, Anna Foglietta, i due tra i più famosi protagonisti di Boris Pietro Sermonti/Stanis e Paolo Calabresi/Biascica, Beppe Fiorello e in collegamento il musicista Paolo Fresu.

Le associazioni Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), l’associazione di attori presieduta da Vittoria Puccini, Arci, la Musica che Gira, Il jazz italiano e Centro Studi Doc/Rete doc e Slc Cgil si sono trovati oggi per ribadire che il governo non può mettere in discussione un lavoro che le associazioni con il ministero del Lavoro e il ministero della Cultura hanno portato avanti negli scorsi due anni per avere, sul modello degli intermittenti francesi, l’indennità di discontinuità. «È un provvedimento fondamentale per la dignità degli artisti e per far emergere il nero», dice in conferenza stampa Manuela Martignano dell’associazione La musica che gira.

La lezione della pandemia

«Quando eravamo chiusi in isolamento o semi isolamento nelle nostre case e guardavamo i film, le fiction, ascoltavamo la musica – continua Vittoria Puccini – ci aiutava non solo a passare il tempo ma a nutrire il nostro intelletto e la nostra anima, ci ha permesso di rimanere vivi». Sia Unita che La musica che gira sono associazioni di artisti nate con la pandemia.

Il lockdown ha portato molti lavoratori dello spettacolo, da una parte alla fame, dall’altra a una consapevolezza mai avuta prima: che l’unione, appunto, fa la forza. Nei successivi due anni si è svolto un intenso lavoro per mettere a punto il disegno di legge sullo spettacolo che tramite il fondo dei lavoratori dello spettacolo dovrebbe fornire un reddito nei momenti di pausa tra un lavoro all’altro che ribadiscono tutti gli operatori, non è ‘vacanza’ è lavoro di preparazione per il successivo ingaggio.

Questo metterebbe non solo l’Italia alla pari con l’Europa dando dignità ai lavoratori della cultura, perfomer e tecnici, «l’indennità permetterebbe di aumentare la qualità del nostro lavoro – dice Vittoria Puccini - e non è una cosa a cui possiamo rinunciare, non sono scelte politiche di destra o di sinistra la cultura è un bene primario e universale che riguarda tutti noi cittadini in maniera assolutamente indistinta».

100 milioni dalla 18App

Il mondo della cultura, da sempre cenerentola dei budget governativi, non ci sta più: «La cultura è un bene essenziale. Noi formiamo l’identità di questo paese – dice l’attore Marco Bonini – questa è una cosa che dovrebbe essere cara a questa maggioranza». «Ci sono 600 definizioni della parola cultura – aggiunge Manuela Martignano – quella di Bauman dice che la cultura dà nuove forme al mondo. Se non diamo una mano alle persone a operare dignitosamente in questo contesto la cultura diventerà un settore frequentato solo da chi se lo può permettere e questo non possiamo farlo passare».

Sia il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che il presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, hanno rassicurato più volte sul finanziamento dell’indennità di discontinuità. E a stasera la promessa era approvare un provvedimento che mette 100 milioni sull’indennità, la metà di quanto stabilito dalla legge. Se tutto va bene l’emendamento dovrebbe essere approvato questa notte. 

L’emendamento bocciato

La maggior parte dei fondi per il comparto che va da editoria a spettacolo dal vivo sono in quell’emendamento, prima firma Mollicone, che chiedeva l’abolizione - rimodulazione come dice il governo - della 18app, il bonus cultura dei maggiorenni, Idea che non piace all’opposizione. Matteo Orfini, Pd, aveva firmato un emendamento settimana scorsa che prevedeva uno stanziamento specifico per l’indennità di discontinuità di 150 milioni a cui andrebbero aggiunti i 40 milioni già stanziati da un precedente provvedimento ponte del ministro Dario Franceschini. Il totale era quindi di 190 milioni. «Il provvedimento ha ricevuto parere negativo dal governo – racconta Orfini – e siamo riusciti a farlo accantonare per essere discusso alla fine. A noi interessa che questa misura sia finanziata va bene anche un emendamento del governo se non piace il nostro. L’importante è che non si prendano soldi da altro, dire che si finanzia con la 18app è una provocazione».

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