Se le complicazioni fossero asfalto la Ragusa-Catania sarebbe un gioiello d’autostrada. Invece a decenni di distanza dal lancio dell’opera, inserita nel 2001 tra le grandi infrastrutture berlusconiane, e dopo che i contribuenti a Ferragosto di un anno fa sono stati costretti a pagare tramite l’Anas la bellezza di quasi 37 milioni di euro per l’acquisto dal politico-imprenditore Vito Bonsignore di un progetto che poi si è rivelato inservibile, le cose per la Ragusa-Catania sono così ingarbugliate che a tutt’oggi non è sicuro neanche se e quando sarà messa la prima pietra.

A intricare la storia questa volta c’è un braccio di ferro che oppone da una parte Nello Musumeci, il governatore della Sicilia, nominato qualche mese fa dal governo commissario all’opera.

Dall’altra c’è il ministero della Transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani, in particolare l’ufficio diretto da Giacomo Meschini che si occupa della valutazione ambientale.

Il tempo stringe

LaPresse

A partire da ottobre i due si sono scambiati una corrispondenza dai contenuti abrasivi, addossandosi la responsabilità del mancato avvio dei lavori. Con un aggravante rispetto al passato: se non viene presentato in fretta un progetto esecutivo valido rischiano di volare via i finanziamenti per un’infrastruttura il cui costo stimato è di un miliardo di euro.

Un bel guaio, in particolare per Musumeci proprio alla vigilia della campagna elettorale che si terrà ad autunno 2022. E un bel guaio anche per l’Anas, soggetto promotore e attuatore dell’opera, che accanto a Musumeci ha piazzato un suo dirigente come subcommissario, Raffaele Celia, il responsabile dell’azienda in Sicilia.

All’Anas sono consapevoli dell’ennesima figuraccia che stanno rimediando e in una nota a Domani assicurano che ci sarà subito un cambio di passo: progetto esecutivo entro la fine dell’anno, cioè in un paio di settimane, avvio nello stesso lasso di tempo delle gare d’appalto e primo colpo di piccone a giugno 2022.

L’Anas in sostanza promette di recuperare in 15 giorni il tempo buttato via in vent’anni. E dà per scontato che sui nuovi piani nessuno potrà obiettare alcunché.

Scambio di lettere

La lettera di Musumeci al ministero è dell’8 novembre. In due pagine il commissario della Ragusa-Catania dice in sostanza che lui ritiene perfetti anche i progetti già presentati e quindi l’ufficio dei sistemi di impatto ambientale dello stesso ministero non ha motivi per tirarla per le lunghe, ma si deve dare una mossa dando il suo benestare. I tempi stringono e «per scongiurare la revoca dei finanziamenti già assentiti, risulta indispensabile che le procedure di gara vengano avviate prima della data del 31 dicembre 2021».

Musumeci ricorda agli uffici del ministero della Transizione che «l’opera in oggetto è inserita nel contratto di programma tra Anas e ministero dei Trasporti con appaltabilità entro l’anno 2021».

Quel che non c’è scritto nella lettera, ma si legge chiaramente tra le righe, è che Musumeci cerca di scaricare sugli uffici ministeriali la responsabilità per i tempi lunghi che stanno compromettendo la realizzazione di un’opera ritenuta fondamentale per la Sicilia e forse molto importante anche per la campagna elettorale dello stesso Musumeci.

Dieci giorni dopo il ministero ha risposto al commissario della Ragusa-Catania con una lettera di tre pagine per dire che l’ufficio per la valutazione ambientale non mette i bastoni tra le ruote a nessuno e non ci sta a farsi infilzare facendo la parte del capro espiatorio.

Il dirigente Meschini ricorda che già quattro anni fa il suo ministero aveva esaminato il progetto e per quanto riguardava in particolare il «piano di utilizzo delle terre e rocce di scavo» era stata constatata «la non sussistenza delle condizioni per l’approvazione».

Da allora, scrive Meschini, «si è in attesa dell’invio del progetto esecutivo», quel progetto che ora l’Anas promette di presentare in due settimane a cavallo delle feste di Natale.

© Riproduzione riservata