Matteo Salvini è rimasto bloccato tra ponti e autostrade. Attento a sbandierare i progetti, ma con un bilancio deficitario sui cavalli di battaglia di questa prima parte di legislatura.

Il leader della Lega rilancia i temi del suo ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Ma con un effetto boomerang. Una delle storie più emblematiche è quella della società Autostrade dello stato. Oggi in perdita e senza nemmeno un lavoratore assunto.

Senza concessioni

Pensato da Mario Draghi, su richiesta dell’Ue, e realizzato da Salvini, il progetto stenta a decollare. Soprattutto per la disattenzione del governo. La spa è stata fondata con l’obiettivo di gestire le tratte autostradali statali a pedaggio, sottraendole al controllo dell’Anas, tanto che la nuova spa è stata ribattezzata Anas 2.

Ma i conti sono in rosso dopo il primo anno di attività. E non poteva essere altrimenti, visto che al momento è una scatola vuota: non ci sono concessioni da gestire. Nei fatti è un’azienda pubblica senza dipendenti e con personale distaccato che pesa al momento per centinaia di migliaia di euro, insieme ai compensi dei dirigenti.

Con queste premesse il bilancio in passivo non è una sorpresa. La perdita del 2024 ammonta infatti a 559mila euro. Nel decreto fiscale, collegato all’ultima manovra, c’è stata una prima operazione: lo stato ha versato 343 milioni di euro per l’acquisizione delle partecipazioni azionarie di alcune società di reti viarie di Anas.

In realtà, nella formulazione iniziale della legge, il trasferimento di quote non prevedeva pagamenti. Il governo Meloni ha preferito questa formula riconoscendo la somma ad Anas. Solo che se lo stato, quindi il ministro Salvini, non dà impulso ad Autostrade dello stato è tutto fermo.

L’unica certezza resta qualche poltrona assegnata a esponenti nell’orbita Lega, a cominciare dal presidente, il docente Carlo Vaghi, ex responsabile infrastrutture leghista in Lombardia e assessore alla viabilità al comune di Bollate (Milano), dal 2010 al 2015, voluto dal partito di Salvini. Ed è stato anche nel cda di Autostrada pedemontana lombarda. Dallo stesso partito arriva Christian Schiavon, ex assessore e ora capogruppo della Lega al comune di Treviso, nominato presidente del collegio sindacale.

Come amministratore delegato, però, Salvini ha pescato fuori dall’orbita leghista, chiamando Vito Cozzoli, ex capo di gabinetto di Luigi Di Maio ai tempi dei governi Conte passato poi al timone di Sport e Salute, allora fresca di fondazione. Ha lasciato la “cassaforte dello sport”.

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha fatto di tutto per soddisfare le richieste di Palazzo Chigi, piazzando alla presidenza Marco Mezzaroma, amico della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e della sorella Arianna.

Cozzoli, a quel punto, è stato chiamato al volante di Autostrade dello stato. Un esperto di società neonate, dunque. I poteri, al momento, sono limitati. «In questa fase iniziale, l’attenzione è stata rivolta alla definizione di strategie di crescita efficaci e alla costruzione di un portafoglio di progetti potenziali e collaborazioni strategiche, in linea con la mission», spiega il documento che accompagna il rendiconto societario.

Ponte sulle polemiche

Dalle strade alla battaglia del Ponte sullo stretto, il cammino di Salvini si conferma tortuoso. La sua propaganda d’assalto sta diventando controproducente: tanto rumore, troppe polemiche. E i cantieri non partono. Si attende infatti la riunione definitiva del Cipess, il comitato guidato dal leghista Alessandro Morelli, per l’ultimo step prima di far iniziare i lavori. Le indiscrezioni hanno parlato di slittamenti continui, ora si ipotizza la fine di giugno. Ma è tutto in divenire.

Lo scontro a distanza con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulle modifiche alle normative antimafia non ha giovato al dibattito sull’opera per collegare la Calabria alla Sicilia. Peraltro l’iter del provvedimento sta per iniziare alla Camera e Salvini ha già dato disposizione di far introdurre, con emendamenti ad hoc, le norme rimosse dopo i rilievi mossi dal Quirinale sull’accentramento dei controlli al ministero dell’Interno.

Per il ministro è diventata una questione di principio: martedì ha incontrato, dandone notizia, il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia. Ancora un’iniziativa più di propaganda che di governo.

© Riproduzione riservata