Marco Bentivogli, ex segretario Fim-Cisl, cosa ne pensa dello sciopero generale convocato da Cgil e Uil per il 16 dicembre?

Tutti gli scioperi sono politici, in realtà Maurizio Landini, il segretario della Cgil, pensa di riconquistare rappresentanza con questa reazione su una misura, la rimodulazione delle aliquote Irpef, che già utilizza risorse, ma non sufficienti. In Italia sono molto più alte di altri paesi europei, a partire dalla Francia. Bisognerebbe insistere per ridurle ulteriormente, ma per metà hanno a che fare con il fenomeno, per metà dipendono dall’evasione fiscale.

Lo sciopero è una precisa scelta comunque.

Questo sciopero è una risposta automatica, pavloviana, che ha a che fare con la necessità di rispondere a equilibri politici. Giuseppe Conte e un pezzo di sinistra del Pd non hanno il coraggio di contestare apertamente il governo Draghi e stanno utilizzando la Cgil. E, mi dispiace, anche con il consenso della Uil.

Giuseppe Conte e quindi il Movimento 5 stelle?

Il Movimento 5 stelle e una parte del Pd che non riesce a stare nell’agenda Draghi. Perché è un’agenda concretamente riformista in cui non riescono a stare. Sono reazionari. Il Pd non è una forza con una posizione univoca su temi come le pensioni e l’Irpef. Con il Movimento 5 stelle e una parte della Lega, rappresenta una vera e propria reazione. Non è coerente chiedere Quota 102 e la riduzione delle tasse: significa rispondere a due Italie diverse. Abbiamo visto chi ha accontentato Quota 100: di sicuro non i lavoratori delle categorie usuranti, ma quelli del pubblico impiego. E lo ha fatto chiedendo risorse alle nuove generazioni. Questo è un fronte singolare, ma è il conservatorismo tipico del nostro paese: destra e sinistra si attaccano alla risposta elettoralistica.

La Cisl si è smarcata.

Quella è una scelta coerente: non gettare tutto dentro una fantomatica unità. Questa è una posizione assolutamente seria. In questi anni ce ne sono state di tutti i colori, a partire dalla pace fiscale del Conte I, un vero condono. Non ha provocato mobilitazioni, e il fatto che ci si mobiliti ora è un po’ sospetto.

Lei parla anche della Lega, ma Salvini ha lodato la posizione della Cisl.

Non so che conti abbia fatto Salvini. Dentro le sue speculazioni quotidiane evidentemente ha riconosciuto che la Cisl non ha aspetti ideologici. Non è mai troppo tardi.

Si parla per prima cosa della riforma fiscale, ma poi nel comunicato di Cgil ci sono molte altre cose, pensioni, scuola, politiche industriali, contrasto alle delocalizzazioni, contrasto alla precarietà e non autosufficienza. A cosa stanno puntando?

Nella mia vita di 25 anni di organizzatore sindacale ho considerato lo sciopero calderone uno sciopero farsa: quando si sciopera per troppi obiettivi non ci si cura del salario puntando a obiettivi non raggiungibili. Gli scioperi che hanno troppe motivazioni non vanno bene.

Lei era segretario della Fim-Cisl quando venne convocato lo sciopero generale contro Matteo Renzi, anche allora la Cisl non partecipò. Non vi piace come strumento?

Anche allora era uno sciopero di posizionamento politico e alla fine  il Jobs Act lo votò tutto il Pd. Lo sciopero è un esercizio di solidarietà per costruire condizioni migliori, questa cosa serve a un pezzo della politica a cui si presta Landini e a cui va dietro la Cgil. 

Il Pd pare stia pensando di candidare l’ex segretaria della sua sigla, Annamaria Furlan, per le elezioni suppletive della Camera. Secondo lei accetterà? Come mai questa scelta?

Non mi presto ne ai giochi delle correnti e alle speculazioni sui nomi, credo che per le suppletive del collegio Roma 1 sia necessario fare un confronto con il campo largo e su questo valorizzare persone che allarghino la rappresentanza troppo riconducibile al ceto in cerca di ricollocazione. Stanno facendo diventare un collegio sicuro in un collegio ad alto rischio, bisogna premiare le parti ferite, donne e giovani allo stesso tempo. Non voglio parlare di nomi. Smettiamo di andare dietro alle ossessioni.

Le trattative possono aver condizionato la partecipazione della Cisl?

Non credo che la Cisl subordini il proprio posizionamento in base alla necessità di spendere i propri dirigenti.

Dalla Cgil dicono: «Si può scioperare anche contro Super Mario», è lui il vero obiettivo?

Chiaramente sì, finalmente dicono la verità. Non è un peccato non accettare l’agenda Draghi. Non lascia spazio alla vecchia politica di veti e Quirinale. Vogliono un governo debole. Per adesso è evidente che l’Italia dei talk e della sinistra reazionaria è la vera destra che non ha nulla a che fare con il lavoro. 

Come vede Draghi al Quirinale?

Io penso che il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia molto lontano dall’essere realizzato e Draghi è molto al di sopra della caratura del suo governo: è fondamentale la sua azione di Governo. Dovrebbe restare a palazzo Chigi.

Allora chi diventerà il nuovo presidente della Repubblica: Silvio Berlusconi?

Non scherziamo, parliamo di cose serie.

Resta un rebus?

Solo per i tattici da quattro soldi. Dopo Sergio Mattarella serve Mattarella o una figura con lo stesso equilibrio. Non abbiamo la possibilità di scherzare in questo momento in cui serve l’equilibrio tra i poteri dello stato.

Lo sciopero pesa sul futuro del Quirinale?

La Cgil e una parte della sinistra del Pd non vuole Mario Draghi né a Palazzo Chigi, né al Quirinale. Questa è una cosa assurda che ricorda il pentapartito: i nemici veri sono nella coalizione, e non nell'opposizione, sono i dinosauri, vengano allo scoperto.

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