Silvio Berlusconi ci crede ancora. Perché l’ammissione della sconfitta, anche quando evidente, non fa parte della sua natura. E perché tecnicamente la possibilità di arrivare al Quirinale come successore di Sergio Mattarella è ancora in campo.

Certo stando al quadro delineato da Mario Draghi è possibile in una situazione disastrosa in cui i partiti si scannano in parlamento e il premier lascia in tutta fretta palazzo Chigi per dedicarsi al ruolo di nonno. Uno scenario apocalittico di cui è facile immaginare le conseguenze, soprattutto sul piano economico.

Ma Berlusconi è pur sempre colui che governava l’Italia agonizzante del 2011 e che ha praticamente sempre anteposto i propri desideri personali al bene pubblico. Normale quindi che i suoi piani non siano cambiati.

Anche il commento fatto trapelare da “fonti di Forza Italia”, in fondo, non aggiunge nulla alla discussione: «FI conferma la stima e il grande apprezzamento per il difficile lavoro che sta portando avanti il presidente del Consiglio Draghi. Per questo motivo si augura che l’azione del governo possa proseguire nei prossimi mesi con la necessaria continuità e la medesima energia».

La linea del partito

Difficile scorgere in questa fumosa dichiarazione elementi utili per capire quale sia la linea del partito. Di certo c’è che con la sua mossa Draghi ha tolto una freccia dell’arco di Berlusconi. Impossibile, a questo punto, immaginare un esecutivo diverso da quello attuale sostenuto dalla cosiddetta “maggioranza Ursula” (Pd-M5s-FI).

Per senatori e deputati azzurri l’unica possibilità di allungare la propria permanenza a Roma prima di sottoporsi alla tagliola delle prossime elezioni è legata al proseguimento dell’attuale alleanza di governo. Se qualcuno sognava di potersi liberare dell’abbraccio di Matteo Salvini per dirigersi verso altri lidi e favorire la nascita di centri, piccoli e grandi, non è questo il momento. 

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