È servita un’insolita lunga lettera al Corriere della Sera, firmata di proprio pugno da Silvio Berlusconi, per far scendere una cortina di silenzio su Forza Italia. La lettera puntava a spegnere i litigi dentro al partito, sempre più accesi dopo le parole della ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, che ha detto di «non riconoscere più Berlusconi».

L’obiettivo, infatti, era quello di smentire le ricostruzioni giornalistiche sullo scontro tra la parte “ministeriale” del partito capitanata da Gelmini e dalla ministra del Sud, Mara Carfagna, sempre più intolleranti rispetto alla linea politica sempre più schiacciata sulla Lega, e la parte “filoleghista” guidata dalla deputata Licia Ronzulli e dalla deputata e compagna di Berlusconi, Marta Fascina.

Invece, il risultato sembra raggiunto solo parzialmente e la lettera è stata letta come un avallo formale della linea Ronzulli.

Berlusconi, infatti, scrive che «i miei collaboratori e i dirigenti di Forza Italia attuano soltanto le mie indicazioni e nei loro comportamenti ho ovviamente piena fiducia» e «nella grande manifestazione di Napoli Forza Italia si è stretta ancora una volta, non tanto intorno alla mia persona, ma intorno alla nostra linea chiara e responsabile». Aggiunge che «in un grande partito liberale possono esistere divergenze di opinione su singoli aspetti: questo è del tutto normale, anzi salutare. Da noi, al contrario di quello che spesso viene raccontato, si discute a lungo e poi si arriva ad una sintesi, della quale io come fondatore e leader di Forza Italia sono espressione e garante».

Il giorno dopo la lettera al Corriere le agenzie sono piene di dichiarazioni unanimi dei vertici del partito che si complimentano con Berlusconi per la promozione in serie A del suo Monza. Eppure, nella parte “ministeriale” i dubbi restano e continuano a filtrare dietro l’anonimato: secondo una parte del suo partito, il Cavaliere sarebbe fortemente condizionato nei giudizi sia da Ronzulli che dalla fidanzata Fascina, che lo spingerebbero a snaturare l’anima originaria di Forza Italia per piegarla sulla linea leghista. Una scelta che, secondo i dirigenti più scettici, sarebbe perdente soprattutto visto il calo di consensi di Matteo Salvini.

La Lombardia

La sfida, però, non riguarda solo l’aspetto di collocamento politico del partito, ma anche e soprattutto la stesura delle prossime liste alle elezioni politiche e le regionali in Lombardia. E su questo terreno lo scontro continua ad essere vinto dalla parte “leghista” e soprattutto da Ronzulli che continua ad avere la piena fiducia del Cavaliere, ribadita anche nella lettera.

La vera causa scatenante dello scontro tra le due anime del partito, infatti, è stata la nomina della stessa Ronzulli a coordinatrice del partito in Lombardia, terra chiave sia per le politiche che per le prossime elezioni regionali. Prima di lei, il coordinamento era in mano a Massimiliano Salini, vicino alla lombarda Gelmini e rimosso senza che nessuno se lo aspettasse.

Proprio questo colpo di mano peserà, perché mette Ronzulli al centro della stesura delle liste elettorali, con potere di vaglio sui candidati. Un potere enorme, alla luce del taglio del numero dei parlamentari e dei consensi a una cifra di Forza Italia che quindi ridurranno fortemente il numero degli eletti. Per questo lo scontro interno, anche se probabilmente rimarrà silenziato per qualche giorno in ossequio alle parole del capo, non si spegnerà.

Troppo alta è la posta in gioco per le ministre Gelmini e Carfagna e per i parlamentari di cui sono il riferimento politico: se si renderanno conto che il “cerchio magico” intorno al Cavaliere le taglierà fuori ancor di più dalle decisioni, la strada potrebbe essere quella della scissione verso il centro.

 

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