La volontà di correre ha prevalso e Giorgia Meloni ha chiuso la partita delle nomine di sottogoverno. Lunedì il Consiglio dei ministri ha individuato i 31 sottosegretari e gli 8 viceministri, che giureranno domani. «C’è la necessità di iniziare a lavorare subito», ha spiegato la premier.

I viceministri

Per quanto riguarda i viceministri, quattro sono andati in quota Fratelli d’Italia, che ha scelto Edmondo Cirielli per seguire Antonio Tajani al ministero degli Esteri; Maurizio Leo a fare da ombra al leghista Giancarlo Giorgetti all’Economia e Maria Teresa Bellucci al ministero del Lavoro insieme alla tecnica d’area FdI, Marina Calderone. Peculiare la situazione al ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini: il leghista ha insistito e infine ottenuto l’inusuale accoppiata con un viceministro del suo stesso partito, Edoardo Rixi, ma la premier gli ha affiancato un omologo di FdI, Galeazzo Bignami.

Così attenta a evitare attacchi, Meloni potrebbe incorrervi proprio per la nomina di un suo uomo: qualche anno fa era spuntata una fotografia di Bignami travestito con camicia nera e svastica al braccio. All’epoca lui aveva confermato che la foto era autentica, ma che si trattava di un travestimento autoironico, «una goliardata tra amici» per una festa di addio al celibato. Uno strano modo di divertirsi. Tra i viceministri, la Lega ha ottenuto anche Vannia Gava al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

Bottino di rispetto anche per Forza Italia, che a forza di strappi e scontri è riuscita a piazzare due uomini di fiducia berlusconiana e vicini a Licia Ronzulli nei due ministeri chiave per il Cavaliere: Francesco Paolo Sisto come viceministro alla Giustizia, un passo dietro a Carlo Nordio, e Valentino Valentini al ministero dello Sviluppo economico guidato da Alfredo Urso. Proprio questa accoppiata al Mise potrebbe provocare in futuro qualche imbarazzo. Valentini è stato un nome difficile da accettare per Meloni a causa dei suoi rapporti con la Russia (è consigliere speciale di Berlusconi per le relazioni estere e in particolare con Mosca). Andrà a lavorare con Urso che, a sua volta, ha avuto qualche problema a causa della società, oggi gestita dal figlio, che in passato ha operato in Iran e ha avuto rapporti con un gruppo indagato per traffico di armi.

I sottosegretari

Per quanto riguarda invece i sottosegretari, Forza Italia ha dovuto accontentarsi di solo sei poltrone. Esclusi il senatore calabrese Giuseppe Mangialavori, finito nelle carte di un processo per ‘ndrangheta (ma senza indagini a suo carico), e anche il capogruppo uscente alla Camera e vicino a Tajani, Paolo Barelli, che non ha trovato una collocazione. Le regioni del sud e in particolare la Campania, molte le proteste nei giorni scorsi per una mancata valorizzazione tra i ministri azzurri, hanno ottenuto Tullio Ferrante come sottosegretario al ministero delle Infrastrutture.

Alberto Barachini è approdato a palazzo Chigi con la delega all’Editoria molto cara a Berlusconi; il pupillo di Marta Fascina, Matteo Perego, è stato scelto per la Difesa; la siciliana Matilde Siracusano va ai Rapporti col parlamento, mentre la calabrese Maria Tripodi, sostituta regionale di Mangialavori, agli Esteri; Sandra Savino all’Economia.

La Lega ha ottenuto nove sottosegretari. Il più pesante è Nicola Molteni all’Interno, ad affiancare il ministro d’area leghista Matteo Piantedosi. Poi c’è il ritorno di Lucia Borgonzoni alla Cultura, Andrea Ostellari alla Giustizia al posto del deputato Jacopo Morrone; seguono Federico Freni all’Economia, Claudio Durigon al Lavoro, Luigi D’Eramo all’Agricoltura, Pina Castiello ai Rapporti con il parlamento, Massimo Bitonci al Mise e Alessandro Morelli a palazzo Chigi per la Programmazione economica.

I posti restanti sono finiti a Fratelli d’Italia, con molti nomi nuovi. Come da pronostico i sottosegretari alla presidenza del Consiglio di FdI sono Alessio Butti (Innovazione) e Giovanbattista Fazzolari (Attuazione del programma), spicca poi il nome di Vittorio Sgarbi, non rieletto, come sottosegretario alla Cultura con Gianmarco Mazzi. Marcello Gemmato alla Salute; Emanuele Prisco e Wanda Ferro all’Interno; Isabella Rauti alla Difesa; Giorgio Silli agli Esteri; Lucia Albano all’Economia; Andrea Delmastro Delle Vedove alla Giustizia; Fausta Bergamotto al Mise; Claudio Barbaro all’Ambiente; Paola Frassinetti all’Istruzione e Augusta Montaruli all’Università. Le deleghe devono ancora essere distribuite e lo si farà nei prossimi giorni, ma ora la squadra è chiusa, i pesi e contrappesi calcolati, e chi è rimasto fuori tra i parlamentari può sperare in un recupero nelle presidenze delle commissioni.

 

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