In Destra e sinistra Bobbio ha previsto tre decenni di politica italiana e mondiale. Ha visto la permanenza della dicotomia fra destra e sinistra, inquadrata dalle sue lenti analitiche come scontro fra sostenitori della disuguaglianza (sotto le varie bandiere del merito, della competizione, della tradizione, della nazione) e fautori dell’uguaglianza come condizione di libertà politica.

Ma Bobbio ha previsto anche certe degenerazioni dei sostenitori dell’uguaglianza, quelle che paradossalmente consentono a politici che sostengono la disuguaglianza di criticare la supposta incoerenza dei fautori dell’uguaglianza. La discussione ricorrente sugli stili di vita dei leader della sinistra (l’ultimo esempio è lo scandalo per le tariffe della consulente di Elly Schlein) è un caso lampante di errato egualitarismo, che può essere usato strumentalmente da destra.

Non essere servi

Per Bobbio l’uguaglianza è inclusione nella sfera dei diritti di chi ne è stato escluso arbitrariamente – i poveri, gli stranieri, le donne, gli animali non umani. L’uguaglianza di potere politico è l’essenza e la base della democrazia intesa come regime politico in cui nessun cittadino viene dominato da altri, in cui nessuno è servo. E, nella maggior parte dei casi, le disuguaglianze di reddito e ricchezza producono disuguaglianze di potere politico e status sociale.

Quindi, combattere contro le disuguaglianze socio-economiche è necessario per garantire e consolidare la democrazia e la libertà (lo spiega molto bene Nadia Urbinati nella sua nuova prefazione alla riedizione di Destra e sinistra).

Uguaglianza e livellamento

Ma ci sono varie maniere di combattere contro le disuguaglianze, e una è il livellamento populista. In questi anni, per una certa parte dell’opinione pubblica di sinistra, di quella sinistra che poi ha finito per alimentare certa antipolitica e certo populismo, e talvolta ha confluito nella base elettorale dei Cinque stelle, il valore dell’uguaglianza socio-economica è diventato assoluto.

Per certuni, la migliore distribuzione di reddito e ricchezza è sempre quella che livella, anche quando si ottiene togliendo ai ricchi senza migliorare le condizioni dei poveri. L’estenuante discussione sugli stipendi e il numero dei parlamentari e in generale la critica antipolitica degli stili di vita delle classi dirigenti deriva dall’idolatria dell’uguaglianza come valore assoluto. Questo provoca le critiche ricorrenti allo stile di vita dei leader di sinistra.

Reddito minimo e sinistra Ztl

Ma da questo errore proviene anche la tiepida adesione e i dubbi, da parte di molti militanti ed esponenti della sinistra, su misure contro la povertà come il reddito di cittadinanza e il salario minimo. Se da destra il reddito e il salario minimo vengono criticati in nome del merito o dell’efficienza, da certe parti della sinistra vengono criticati perché non sono abbastanza, cioè non riducono a sufficienza i divari fra poveri e ricchi.

Ma se i poveri diventano meno poveri, o cessano di esserlo, se l’accesso al potere politico diviene per loro più facile, la disuguaglianza residua conta di meno. L’uguaglianza che conta è quella di benessere e di libertà, non quella di reddito e ricchezza. In un mondo in cui chi è più ricco non può ricattare o sfruttare chi è meno ricco, né assicurarsi maggiore benessere soggettivo e condizioni di vita oggettivamente migliori, la disuguaglianza non importerebbe. Anche se questo mondo è solo ideale, considerarlo è utile.

Serve, per esempio, a non cadere preda non solo dell’antipolitica pauperista, ma anche di una versione di destra dell’egualitarismo, la critica qualunquista della cosiddetta radicalità chic della sinistra da salotto, l’accusa che ha assicurato il successo a politici che nascondono il proprio status socio-economico dietro la maschera dell’affabilità, dell’abbassarsi al livello dell’elettore. Quanto è servita l’affabilità qualunquista e abile di Silvio Berlusconi per nascondere le sue enormi ricchezze e farlo sembrare così vicino al popolo? Mentre la cultura e la sobrietà di certi politici medio-borghesi della sinistra è stata vista come distanza disegualitaria? La critica della sinistra della Ztl deriva da una concezione erratamente egualitaria, che ottiene l’effetto paradossale di attirare l’attenzione su piccole ricchezze, non certo capaci di mobilitare chissà quale potere, nascondendo dove invece si celano i patrimoni cospicui che turbano il gioco democratico. Anche contro questa degenerazione dell’uguaglianza Bobbio ci ha avvertito.

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