Dopo ripetute promesse di più governi, il Consiglio dei ministri ha varato per la prima volta un provvedimento che taglia i sussidi ambientalmente dannosi stabilendo di destinare il risparmio, all’abbassamento delle bollette elettriche.

«Il governo interviene per la prima volta», ha esultato palazzo Chigi comunicando la notizia. Ma mentre dava questo annuncio con il decreto ha stabilito che le coperture delle misure messe in campo per far fronte ai prezzi dell’energia, per un totale di 1,6 miliardi, saranno assicurate dall’utilizzo della quota che incasseranno ministero della Transizione ecologica e dello Sviluppo economico dalle aste della CO2, e che per legge dovrebbero essere usati per la sostenibilità e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Inoltre è stato stabilito che i produttori di energia rinnovabile diano allo stato gli “extraprofitti” che derivano dalla vendita di energia, senza toccare il settore dei combustibili fossili.

Le misure

Le aste di CO2 (anche detto sistema Ets) sono il metodo che viene utilizzato per tassare le emissioni che vale 2,3 miliardi all’anno e i cui profitti vanno divisi tra ministero dell’Economia, della Transizione e dello Sviluppo. Per legge, quelli della Transizione e dello Sviluppo devono essere destinati a progetti di abbattimento per le emissioni, al rimboschimento, a rafforzare la tutela degli ecosistemi terrestri e marini e a combattere l’inquinamento, a finanziare attività a favore del clima in paesi terzi vulnerabili, tra cui l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.

L’aumento del prezzo del metano che ha fatto sì, ha calcolato il governo, che la spesa delle industrie per l’energia elettrica sia cresciuta del 30 per cento per KWh rispetto al 2019, l’ultimo anno pre pandemia, così il governo ha ritenuto fosse il caso di aggiungere nuove destinazioni ai fondi delle aste.

Il nuovo decreto sposta 1,2 miliardi all’azzeramento degli oneri di sistema della bolletta elettrica, la parte che riguarda le spese per il trasporto, la distribuzione, e gli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili, delle imprese. Una mossa che la Lega caldeggiava da giorni.

Altri 540 milioni serviranno per il contributo straordinario sotto forma di credito di imposta per le aziende energivore, come possono essere quella del vetro o dell’acciaio. Le imprese potranno ottenere uno sgravio pari al 20 per cento delle spese sostenute per l’energia acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022.

I Sad

Anche la misura sui Sad dovrà a sua volta aiutare per la spesa delle bollette ed è stata quantificata dal ministero della Transizione ecologica in poco più di 105 milioni di euro, a fronte di un intero “Catalogo”, così si chiama l’insieme di sgravi che avvantaggiano attività ambientalmente sfavorevoli, che vale almeno di 19 miliardi di euro. La proposta sopprime specifiche misure di agevolazione fiscale.

Per prima cosa viene eliminata la riduzione dell’accisa per i carburanti utilizzati nel trasporto ferroviario di persone e merci. L’agevolazione, si legge sul catalogo del 2019, incentiva l’utilizzo di gasolio per la trazione ferroviaria, a discapito della trazione elettrica, quale alternativa meno impattante sotto il profilo ambientale, e all’epoca valeva 16,9 milioni di euro.

Poi si sopprime l’esenzione dall’accisa sui prodotti energetici impiegati per la produzione di magnesio da acqua di mare: valore 500mila euro. Tolta anche l’accisa sui prodotti energetici per le navi che fanno esclusivamente movimentazione all’interno del porto di transhipment: 1,8 milioni di euro.

Infine si esclude l’impiego delle risorse del Fondo per la crescita sostenibile per i progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nei settori del petrolio, del carbone e del gas naturale e che secondo le stime del ministero è la voce più rilevante: nel 2022 81,16 milioni di euro fa sapere il ministero.

Nonostante l’esiguità dell’intervento, raggiungerlo non è stato semplice. Il ministero ricorda: «La maggior parte degli sgravi riguarda settori come i trasporti o quello agricolo, intervenire è molto complesso, ma è un primo passo». Il trattamento differenziato del gasolio per queste categorie vale oltre cinque miliardi. Prima di entrare in Consiglio dei ministri, la bozza conteneva solo un titolo: «Riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi», le misure sono state concordate definitivamente solo dopo.

Gli «extra profitti»

Oltre alla destinazione di questi fondi, il governo ha deciso di intervenire sugli «extra profitti». Dalla data del 1° febbraio 2022 e fino alla data del 31 dicembre 2022, gli impianti fotovoltaici incentivati con il Conto energia, eolici, geotermici e idroelettrici, dovranno restituire i maggiori introiti, pari alla differenza tra i ricavi di vendita del periodo e la media del decennio 2010-2020.

Il Conto energia, un’incentivazione fissa, ricorda il governo, pesa sulla bolletta per circa 6 miliardi/anno. A questi introiti si aggiungono i profitti eccezionali realizzati da alcuni operatori energetici per effetto del fortissimo aumento dei prezzi del gas nell’ultimo anno e che riguarda tutto il settore energetico. Chi vende energia rinnovabile non ha avuto il costo della componente metano nella produzione, vendendo alla fine allo stesso prezzo.

La reazione

Gli ambientalisti hanno messo tutti questi aspetti sulla bilancia. L’intervento sui sussidi «sarà di un ridicolo 0,58 per cento: è una vergognosa presa in giro», ha commentato Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde, mentre «la ricetta di Cingolani per ridurre l’aumento del costo della bolletta elettrica è quella di ammazzare le rinnovabili: azzera gli oneri di sistema utilizzando i proventi delle aste Ets di CO2 che, per legge, servono a finanziare la mobilità sostenibile, le rinnovabili e i progetti di forestazione; contemporaneamente, tassa i produttori di energia rinnovabile e non l’industria petrolifera che, con l’aumento del prezzo del gas, ha realizzato extraprofitti miliardari».

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