Il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, ha varato la sua giunta e il risultato è rilevante anche fuori dai confini regionali.

L’esperto ex parlamentare di Forza Italia, infatti, ha compiuto un’operazione con il bilancino, che ottiene due risultati: coordinamento con la Lega di Salvini, e riconquista a livello politico della gestione della dissestata sanità calabrese. Entrambe le operazioni sono avvenute con uno stretto raccordo romano, sia a livello di palazzo Chigi e delle segreterie di partito.

Al suo partito che ha ottenuto il 17,3 per cento delle preferenze, Occhiuto ha riconosciuto tre assessori: uno organico e due considerati d’area.

Gianluca Gallo, che è anche assessore uscente, è esponente calabrese di Forza Italia e rimane a gestire l’Agricoltura che è anche settore strategico nell’ottica dell’amministrazione dei fondi europei in tempi di Pnrr.

D’area ma comunque vicini agli azzurri sono invece Rosario Varì, con delega allo Sviluppo economico e Giusy Princi, con delega all’Istruzione, Lavoro e Bilancio.

La Lega

LaPresse

Non solo, però: Princi, infatti, è anche stata nominata vicepresidente della giunta al posto del governatore facente funzioni uscente in quota Lega, Nino Spirlì. Originariamente, infatti, il tiket concordato a livello nazionale avrebbe dovuto essere quello di una vicepresidenza leghista.

Il patto, però, sarebbe cambiato per interlocuzione del leader Matteo Salvini, che per il suo partito avrebbe preferito un’assessora – Tilde Masi – e il presidente del consiglio regionale anche a costo di sacrificare Spirlì. «Nessun problema, con Occhiuto c'è perfetta sintonia», ha minimizzato il diretto interessato, a riprova del fatto che il cambio di formazione è stato concordato a un livello superiore, saltando del tutto il livello politico locale.

Del resto, Spirlì è sempre stato considerato un leghista anomalo in un territorio in cui la Lega deve ancora davvero attecchire e nessuno, a Milano nella sede di via Bellerio, avrebbe avuto un vero interesse a difenderne la nomina ad assessore.

Per evitare cambiamenti e aumentare i malumori interni, lo stesso Matteo Salvini ha già annunciato anche il nome del vertice del consiglio regionale: senza aspettare nemmeno la prima convocazione del consiglio, si sa già che il posto tocca a Filippo Mancuso, potente politico di Catanzaro ma considerato volto nuovo per la Lega.

l risultato finale, tuttavia, è che Fratelli d’Italia – che ha preso l’8,7 per cento dei voti rispetto all’8,3 per cento della Lega – ha ottenuto due assessori – Fausto Orsomarso e Filippo Pietropaolo rispettivamente al Turismo e alla Organizzazione della burocrazia regionale - e dunque è meglio rappresentata in giunta. Il governatore, infine, si è riservato una futura ulteriore nomina tecnica a integrare la giunta.

A saltare agli occhi, tuttavia, è un altro dato politico che inserisce la Calabria in una più complessa struttura di rapporti nazionali: sia la Lega che Fratelli d’Italia hanno ottenuto un posto in più rispetto a quelli che avevano nella giunta della presidente Jole Santelli, pur avendo registrato un calo di consensi.

Per contro, invece, la lista civica Forza Azzurri – che ha preso l’8,1 per cento e quindi solo lo 0,2 in meno rispetto alla Lega – non ha ottenuto nessun ruolo di rappresentanza, come nemmeno gli alleati minori di Coraggio Italia e Udc. Verranno probabilmente ricompensati con posti nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale o alle presidenze di commissione. Ma la scelta di campo del governatore è chiara: proiezione nazionale e armonia con gli alleati maggiori.

La Sanità

MAURO SCROBOGNA/LAPRESSE

Altro dato di assoluto rilievo che colloca l’operazione di Occhiuto molto vicino a Palazzo Chigi è la gestione della sanità. 

La sanità calabrese è commissariata da oltre dieci anni, ma la fotografia è rimasta quella di un enorme debito che si è ridotto di pochissimo, passando dai 104 milioni iniziali a 98 milioni, e livelli essenziali di assistenza non garantiti.

L’ultimo commissario ad acta è stato nominato nel 2020 dal governo Conte 2. Guido Longo - scelto dopo venti giorni di nomi e candidature bruciate tra le quali quella di Gino Strada - è un poliziotto ed ex prefetto e ha operato per appena un anno: poco dopo la proclamazione di Occhiuto a presidente, infatti, il Consiglio dei ministri ha destituito Longo.

I poteri sono stati trasferiti proprio al neopresidente, il quale già in campagna elettorale aveva annunciato che una volta eletto avrebbe assunto l’incarico. Un accordo, dunque, che sarebbe passato dal governo e che è diventato immediatamente efficace.

Per il ruolo di sub-commissario, invece, il nome che si fa con più insistenza è quello di Guido Bertolaso, riserva sempreverde delle giunte di centrodestra.

Secondo le ricostruzioni parlamentari, importanti sarebbero stati i buoni uffici con Draghi dei ministri azzurri che avrebbero dato man forte a Occhiuto, il quale ha parlato direttamente con il premier. A favorire il tutto, però, sarebbe stato anche il pragmatismo di Draghi: il decennio di commissari tecnici non avrebbe prodotto alcun giovamento, quindi avrebbe accettato di tornare alla prassi precedente della nomina a commissario del presidente della Regione.

Un’inversione di rotta rispetto agli orientamenti del primo governo Conte, che nel 2018 aveva approvato un decreto legge che introduceva l’incompatibilità tra la carica di commissario ad acta e qualsiasi incarico istituzionale presso la Regione commissariata, compreso quello di Presidente di Regione. Norma che però è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta l’anno successivo. Ora, quindi, la responsabilità di tentare di ripianare il buco nero della sanità calabrese è tornato sulle spalle della politica.

 

© Riproduzione riservata