La sconfitta più dolorosa in Calabria: il M5s perde anche “in casa”

Un dato da dimenticare, per il Movimento 5 stelle e per il campo progressista. Pasquale Tridico non è andato neanche vicino alla rimonta che qualcuno si era arrischiato a ipotizzare, rimanendo a quasi venti punti dal suo avversario e fermandosi vicino al 40 per cento dei consensi. Il candidato dei Cinque stelle, padre del reddito di cittadinanza quando era presidente dell’Inps, ha ammesso la sconfitta già a metà pomeriggio. Tridico ha tirato in ballo lo spopolamento e la mancanza di strategia politica industriale, auspicando che il campo progressista continui a insistere sull’intervento statale per rilanciare una terra dove, ha detto, «il mercato da solo non ce la fa». Resta però agli atti che la sua proposta d’intervento pubblico, il reddito di dignità, fratello minore del reddito di cittadinanza e ancora uno dei cavalli di battaglia del M5s, non è piaciuto agli elettori. Per non parlare dell’influenza nulla sul voto dell’indagine che pende sulla testa di Roberto Occhiuto. Anche la giustizia, tema caro ai contiani, non cattura più. Una sconfitta – l’undicesima del campo progressista – che pesa anche sulle spalle di Giuseppe Conte, che invece tira in ballo il poco tempo a disposizione di Tridico per recuperare. «Sono sempre più i cittadini che si allontanano dalla partecipazione alla politica, forse perché la ritengono ormai ridotta a una sommatoria di calcoli e convenienze. Questo ci amareggia e ci spinge a metterci in discussione e a fare ancora di più per dimostrare che no, non siamo “tutti uguali” nel modo di intendere la politica». Un’altra sinistra è possibile, ma bisogna scompaginare Il M5s passa dal 6,5 per cento del 2021 al 6 per cento, al quale va aggiunta anche la performance della lista personale di Tridico, che arriva al 6,8 per cento: anche sommando i due dati, non si arriva comunque al consenso delle europee del 2024, quando il partito di Conte viaggiava ancora sul 16,2 per cento. Ma c’è anche chi osserva che, per essere un candidato “paracadutato” da Bruxelles, senza neanche più la residenza in regione e anche qualche incertezza geografica su cui la destra si è fiondata immediatamente, a Tridico sia andata anche bene. Per altro, nonostante la sua scarsa consuetudine con il mondo moderato che, come dimostra il successo di Forza Italia, in Calabria ha ancora rilevanza. Merito forse delle piazze per Gaza, che nel fine settimana “lungo” (copy di Giorgia Meloni) hanno mobilitato un popolo che, pur non riconoscendosi per intero nei partiti tradizionali, simpatizza senz’altro più con il centrosinistra che con la maggioranza. Il candidato Il voto calabrese, però, strappa il velo di Maya anche sulla convinzione, interna al M5s, che per mobilitare l’elettorato contiano ci sia bisogno di un candidato identitario. O almeno, quella era una spiegazione che veniva tirata in ballo una settimana fa, quando si discuteva della sconfitta di Matteo Ricci nelle Marche. Tridico è stato il volto dell’“abolizione della povertà”, il professore progressista mandato da Conte a conquistare Bruxelles. Pochi potevano esser considerati più identitari di lui, «fortemente voluto da Conte». Stavolta l’assioma non si è confermato ma, assicura un dirigente, «in questo momento non si ragiona sui candidati». La capacità di mobilitare i propri elettori rischia però di diventare rilevante soprattutto guardando al voto di fine novembre in Campania dove corre di nuovo un uomo di Conte, Roberto Fico. Campo largo, un’alleanza a perdere. Per Schlein e Conte un bagno di realtà Che però può contare sua una relativa debolezza della maggioranza, decisa a schierare un candidato di Fratelli d’Italia. Meno facile che possa convincere qualche deluso centrista dell’area deluchiana. In casa Cinque stelle, in ogni caso, ci si mostra ottimisti. Nelle prossime tornate di regionali la tendenza negativa s’invertirà, confidano, e la sinistra dovrebbe portare a casa tre delle quattro regioni che mancano ancora all’appello: Toscana, Puglia e Campania. Tutti posti dove però a farla da padrone è il Pd.