Roma nord.est, Pietralata, «fuori dai luoghi comuni» recita il claim di una bella campagna per promuovere la riqualificazione di questa periferia. Qui Andrea Casu, il segretario del Pd Roma, mercoledì 14 ottobre, nel tardo pomeriggio, ha dato appuntamento a tutti i rappresentanti delle forze  democratiche «che in questi anni si sono opposte a Virginia Raggi». Ci sono tutti, una piccola folla: oltre al Pd, i renziani di Italia Viva, Sinistra Italiana, Articolo 1, Psi, Radicali, Verdi e il movimento Liberare Roma, rete di associazioni e comitati nel territorio. Ci sono anche i quattro presidenti di centrosinistra dei municipi, Sabrina Alfonsi (del primo), Francesca Del Bello (del secondo), Giovanni Caudo (del terzo) e Amedeo Ciaccheri (dell’ottavo); i capigruppo in Campidoglio del Pd Giulio Pelonzi, della lista civica RomaTornaRoma Svetlana Celli; di Sinistra per Roma Stefano Fassina. E Flavia De Gregorio, consigliera municipale e responsabile della capitale di Azione, il movimento do Carlo Calenda.

Il «tavolo» in realtà non è un tavolo: sono tutti seduti ai lati dei locali, e ben distanziati. Il posto è stato scelto con cura: il Lanificio è una vecchia fabbrica riconvertita che, spiega Casu, «dà l’idea di una Roma che cambia e che guarda al futuro». E’ anche il luogo dove il Pd ha festeggiato la seconda vittoria alle regionali di Nicola Zingaretti, «il posto migliore dove cominciare a costruire, insieme a tutti gli alleati, una coalizione sociale ampia e aperta alla città, ai movimenti e associazioni per vincere anche a Roma nel 2021». 

Va così in effetti. La coalizione viene varata. Quando alle nove e mezza la riunione sta per chiudersi, il primo bilancio provvisorio è che l’alleanza c’è. Ma il candidato per la primavera del 2021 non ancora. Il Pd propone «un percorso» che passi per un manifesto comune, un programma e comunque finisca nelle primarie, considerate necessarie a cementare l’alleanza fra forze politiche e realtà sociali che si sono messe in movimento per dare una mano a chiudere la stagione Raggi. E se causa Covid non sarà possibile celebrarle con i gazebo reali, quelli montati dai militanti, si prova già a immaginare primarie virtuali. Italia viva chiarisce che starà nell’alleanza ma sul punto esprime vivaci perplessità: come faranno a votare gli anziani? Il Pd ingrana la marcia lenta: il voto è in primavera. Nel 2013 il voto che laureò Ignazio Marino candidato ufficiale si svolse ad aprile, poi l’elezione vera arrivò a giugno. Nel 2016 quello che scelse Roberto Giachetti fu a marzo, e sempre a giugno il voto, che però fu una sconfitta.

Oggi però alcuni candidati sono già in campo: la senatrice Monica Cirinnà nelle stesse ore è impegnata in  un’assemblea nel quartiere Laurentino. C’è anche  Paolo Ciani, consigliere regionale e riferimento della comunità di Sant’Egidio. C’è il giovane attivissimo attivista Tobia Zevi. Giovanni Caudo. E Ciaccheri non ha ancora deciso. 

E poi c’è – anche se non è fisicamente al Lanificio – Carlo Calenda. L’ex ministro ormai ammette apertamente la sua intenzione di correre. I sondaggi si incaricano di dirgli che senza il Pd può fare un buon risultato personale, utile a rilanciare Azione (che a livello nazionale è quotata intorno al 3 per cento). Ma senza la coalizione di centrosinistra non può vincere. E anzi può far perdere il candidato di centrosinistra. Quindi deve decidere per quale obiettivo correre.

Ma il Pd non ha fretta, anche perché il tempo è una variabile importante. Lunedì 19 ottobre Virginia Raggi affronterà il processo d’appello dopo l’assoluzione in primo grado su una vicenda di falso formale nella nomina di un collaboratore. Per una condanna in primo grado la sua collega torinese Chiara Appendino ha rinunciato a ricandidarsi. Il caso di Raggi è diverso, ma una sentenza pendente potrebbe comunque azzoppare la sua corsa. Ma più delle questioni giudiziarie nel M5s ormai contano quelle politiche: sabato 17 ottobre a Roma si svolgerà un evento online, «Il piano di Roma»,  organizzato da cinque consiglieri capitolini pentastellati contrari alla ricandidatura della sindaca. Sono Enrico Stefano, Alessandra Agnello, Marco Terranova, Angelo Sturni e Donatella Iori; hanno scritto un documento per chiedere al movimento di ragionare sul futuro della città e solo dopo scegliere il candidato sindaco. Ma nei vertici pentastellati nessuno osa mettere in dubbio la corsa di Raggi per paura di provocare uno strappo che la collochi a fianco di Alessandro Di Battista.

Torniamo a Pietralata. Mentre la riunione è in corso circola la notizia che – colpo di scena – Calenda avrebbe accettato di  partecipare alle primarie. E’ il contrario di quello che ha sempre detto. E infatti la notizia viene subito smentita.

Flavia De Gregorio parla tra gli ultimi. E  annuncia ufficialmente  quello che l’ex ministro in queste ore ha detto agli amici: «Per noi le primarie sono uno strumento sbagliato. Roma è un grande tema nazionale per questo serve un incontro tra i segretari nazionali dei partiti che formano la coalizione su Roma. Serve un confronto ampio sul programma e sulla persona che possa realizzarlo».

Quindi Calenda l’outsider chiede un accordo fra segreterie di partito. Senza passare per le primarie. L’incontro si chiude in un clima cordiale, ma le posizioni fra restano distanti. Almeno per ora. «E’ un fatto importante che sia nato il coordinamento operativo della Alleanza progressista per Roma. Ed è un bene che il profilo dell'alleanza sia civico e progressista. Ora a lavoro su programma condiviso», spiega all’uscita Amedeo Ciaccheri, presidente di municipio e portavoce della rete Liberare Roma. Ma, aggiunge, «le primarie sono uno strumento fondativo del nostro popolo». 

Alle dieci di sera arriva il  comunicato ufficiale: «Nasce coordinamento del centro sinistra Insieme per Roma», recita, la coalizione si è riunita «per avviare un percorso comune aperto alla città a partire da un confronto programmatico, non dai nomi dei candidati». In calce ci sono le firme di tutti, compresa Azione. Appuntamento la prossima settimana per scrivere un manifesto «per la Roma del futuro da costruire insieme a tutte le energie ed esperienze che si battono ogni giorno per il riscatto della Capitale».  La parola «primarie» non c’è. Ma è il nodo che deve arrivare al pettine. E prima di quel momento nessuno, né gli alleati né Calenda, vuole rompere. Almeno non per primo.

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