C’è una caratteristica che accomuna Calenda, Renzi e Conte: l’ego ipertrofico, cioè una esagerata autostima. Era chiaro fin dall’inizio che l’intesa su Azione tra Renzi e Calenda sarebbe prima o poi miseramente fallita. E così è stato. L’insicuro decisionismo di Calenda non poteva armonizzarsi con la perfida scaltrezza di Renzi. Oltre al carattere dei due politici, il fallimento di Azione era scritto nella definizione dello spazio politico che si voleva occupare: il centro. Come ha chiaramente spiegato Piero Ignazi su questo giornale, il centro in pratica non esiste, è un’illusione dei vecchi democristiani.  O sei un progressista o sei un conservatore.

Come in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Purtroppo questo errore tattico viene commesso da molti politici. Dire centro-sinistra pare voler assicurare gli elettori che non si perseguiranno obiettivi eccessivamente di sinistra. Idem per il centro-destra. Il centro appare come un tentativo di ingannare l’elettore che invece vorrebbe avere un quadro chiaro sui programmi dei partiti per esprimere una scelta cosciente.

Per quanto riguarda Conte, un anno fa è stato facile prevedere che Conte avrebbe attaccato Draghi fino alla caduta del suo governo, malgrado i Cinque Stelle ne facessero parte. E così è stato.

Ormai è storicamente accertato che nella mente di Conte Draghi era l’usurpatore che gli aveva rubato il posto di presidente del consiglio, per mantenere il quale Conte aveva accettato di guidare due coalizioni di governo, una l’opposto dell’altra. A far cadere Draghi avevano contribuito anche Lega e Forza Italia, affetti da una stupida miopia politica, che gli elettori del 25 settembre 2022 condannarono con i sensibili cali elettorali di Lega, Forza Italia e, anche per altre ragioni, dei Cinque Stelle.

Gli effetti sul governo e sull’attuale opposizione

Possiamo oggi dire che le azioni dei nostri tre supereroi, guidate dalla loro eccessiva autostima, unita a una errata visione politica di Enrico Letta, è stata responsabile della salita della destra al governo del paese. Infatti, se tutta l’attuale opposizione si fosse presentata unita alle elezioni, molto probabilmente le avrebbe vinte perché, malgrado questa disunione, i voti ottenuti dalla destra sono leggermente inferiori ai voti ottenuti complessivamente dal Pd, Cinque stelle e gli altri partiti minori. Ma questa unione non si realizzò proprio per le azioni di Calenda, Renzi e Conte. Basta ricordare le penose trattative tra Calenda e Letta.

Ora il caos regna sovrano nei partiti di opposizione. Il Pd ha una nuova segretaria molto attiva con un programma ambizioso, ma realizzabile, basato, in sintesi, sulla lotta alle disuguaglianze, sul rispetto dei diritti civili e sociali, sul lavoro dei giovani e sull’ambiente.

Dopo l’elezione di Elly Schlein alla segreteria, il Pd sta risalendo nei sondaggi, erodendo la base elettorale dei Cinque Stelle, che per molti aspetti è la stessa del Pd. In questo contesto ritorna l’azione aggressiva di Conte contrariato dai successi di Schlein. Non passa giorno che Conte non sferri un colpo ai fianchi del Pd come fece col governo Draghi, nel tentativo di logorare l’avversario.  

Per ora Elly Schlein ha deliberatamente ignorato gli attacchi di Conte in attesa di consolidare la sua posizione di leader del Pd. I partiti minori stanno a guardare senza esporre una loro linea programmatica che aiuterebbe a trovare i punti di convergenza necessari per una politica di opposizione congiunta ed efficace.

Ma Conte permetterà che si formi questa coalizione solo se lui sarà il dominus della situazione, sempre col chiodo fisso di ritornare a Palazzo Chigi. Come si vede la situazione resta tesa e lo si avverte nelle critiche scoordinate e spesso inconsistenti dei partiti di opposizione all’azione del governo. Nel frattempo non possiamo aspettarci che Calenda e Renzi lavorino per la formazione di questa coalizione. Calenda ha ancora la mente confusa per quanto è successo e Renzi è occupato a curare i suoi interessi in Italia e all’estero.

Altre cause

Oltre che alle azioni di Calenda, Renzi e Conte, quanto è successo è dovuto a una orrenda legge elettorale che finisce per impedire che si realizzi il volere degli elettori e si affermi invece quello dei capi partito. Una legge che permette l’esistenza di un numero elevatissimo di partiti politici responsabili di una distribuzione di voti che impedisce la stabilità del governo che si formerà.

Bisognerebbe avere il coraggio di arrivare a una legge elettorale democratica che permetta al cittadino di esprimere un voto informato ed efficace su candidati di elevato spessore e al contempo assicurare una stabilità di governo. Questo significherebbe dimenticare gli interessi di partito e pensare al bene comune attuando appieno la costituzione.

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