Il caso di cinque cittadine campane che andranno al voto dove nessuno dei due alleati ha scelto di presentare una lista: la ragione sta nella tensione intorno alla candidatura alle regionali. Derby Fico-Costa, ultima possibilità Manfredi
Cinque comuni che rappresentano lo stallo sempre meno risolvibile dell’ex campo largo in Campania. Si tratta di Giugliano, Nola, Casavatore, Polla e Marigliano. Cittadine di medie dimensioni: Nola, per esempio, supera i 30mila abitanti, Giugliano arriva addirittura oltre i 120mila.
Realtà di primo piano in una regione che in autunno dovrà rinnovare anche il Consiglio regionale e scegliere un nuovo presidente. Territori su cui puntare forte per conquistare delle vittorie benauguranti in vista delle regionali, si direbbe. E invece, sia Pd sia M5s hanno deciso deliberatamente di non presentare una propria lista alle comunali.
I due partiti sono bloccati da settimane in uno stallo per risolvere la questione della candidatura per il dopo De Luca. Sulla carta il centrosinistra sembra essere favorito, ma l’accordo tarda ad arrivare. E il caso dei cinque comuni è considerato un campanello d’allarme in regione.
Giocare a poker
Sono soprattutto le situazioni di Nola e Giugliano a preoccupare. Qualcuno, forse in maniera ottimistica, vede nella decisione di non correre una strategia. Una mossa da poker dei Cinque stelle che non vogliono alzarsi dal tavolo delle trattative prima di aver incassato la candidatura di Roberto Fico o Sergio Costa.
Correre alle comunali significherebbe contare i propri voti. E nonostante la Campania rappresenti ancora un “granaio elettorale” del consenso pentastellato, considerato che il Pd correrà con un proprio candidato in tutte le altre regioni (Toscana in primis, ma anche Puglia e Marche), nessuno vuole rischiare di intaccare la forza contrattuale di Giuseppe Conte. Pazienza se Giugliano è la cittadina d’origine della vicepresidente del Senato Mariolina Castellone e di Salvatore Micillo, coordinatore regionale M5s.
Ufficialmente il M5s spiega che ha senso presentarsi «lì dove ci sono le condizioni per poterlo fare». «Per Giugliano la decisione è stata presa anche considerato il delicato momento che la città sta vivendo e anche per Nola, parliamo di specificità territoriali da valutare di volta in volta».
Il «delicato momento» che Giugliano sta vivendo è in realtà l’attesa che una commissione d’accesso deliberi se sia il caso o no di sciogliere il comune per il rischio d’infiltrazione mafiosa. Un destino che si abbatterebbe anche sull’eventuale nuova giunta, e che ha portato M5s, ma anche al Pd, di non presentare una lista.
Una scelta che qualcuno considera comunque un errore politico. «Di fronte a uno scioglimento da parte del governo post elezioni con una nuova eventuale giunta di centrosinistra si sarebbe potuta combattere una battaglia di principio» dice chi conosce bene la politica regionale.
Cordate incrociate
Ancora peggio è andata per Nola, soprattutto sul versante dem della vicenda: il paese che ha dato i natali a Giordano Bruno, infatti, è anche città d’origine dei fratelli Manfredi, Gaetano e Massimiliano, rispettivamente sindaco di Napoli ed ex deputato Pd.
Nove anni di differenza e la stessa passione politica. Mentre il primo cittadino partenopeo si sta ritagliando un ruolo sempre più importante per la declinazione campana dell’alleanza giallorossa, al fratello è stato affidato l’arduo compito di mettere in piedi una lista democratica per conquistare il comune della sua città.
Niente da fare, lo scontro tra correnti ha prolungato a tal punto la trattativa che i dem hanno superato il termine ultimo di presentazione della lista. Le faglie sono così profonde da dividere la stessa famiglia Manfredi: mentre il rapporto tra Gaetano e Vincenzo De Luca, presidente uscente e “cacicco” che Elly Schlein vorrebbe mettere ai margini, è ridotto ai minimi termini, quello di Massimiliano con il dominus campano è decisamente migliore. Tradotto: impossibile trovare una quadra.
Così, nel caos generalizzato, al momento sono tre gli scenari possibili. Il primo è che alla fine corra effettivamente Fico, che però ha bisogno del via libera di Conte e della comunità M5s sulla deroga alla regola dei due mandati. La decisione da sottoporre agli iscritti dovrebbe arrivare a breve, qualcuno parla addirittura della prossima settimana.
E se i rapporti dell’ex presidente della Camera con Conte non sarebbero eccelsi, ottimi sarebbero quelli con gli schleiniani campani che controllano il partito, su tutti Marco Sarracino e Sandro Ruotolo.
Gli stessi, ovviamente, mostrano una certa freddezza sul nome di Costa: il vicepresidente del Senato è il secondo nome che continua a circolare, mentre Federico Cafiero de Raho e Mariolina Castellone, che pure sono stati tirati in ballo a più riprese, non sembrano avere possibilità concrete.
I critici, però, accusano Costa di aver tenuto (pubblicamente e in privato) contatti fin troppo stretti con De Luca, una compromissione che rischia di sbarrargli la strada. Certo, l’ex ministro dell’Ambiente dei governi Conte, potrebbe contare su un pacchetto di consensi non indifferente, voti che invece convergerebbero con più fatica su Fico.
Resta comunque uno scenario estremo: Manfredi. Il sindaco di Napoli vincerebbe senza grosse difficoltà, ma significherebbe cedere il comune di Napoli, insieme ai numerosi progetti Pnrr che sta seguendo e alla presidenza dell’Anci. Tutti asset che l’alleanza giallorossa ha grande interesse a tenersi stretti.
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