Il tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per Brt, gigante della logistica italiana (la ex Bartolini) e per la filiale italiana di Geodis, è stata disposta l'amministrazione giudiziaria da parte della Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese per caporalato. Entrambe le società, partecipate anche da società pubbliche francesi, le poste e la Snfc, erano già più volte finite sotto indagine, sempre coordinate dal pubblico ministero Paolo Storari, e sono accusate di caporalato, ma non solo. 

Presunta maxi tangente da un milione di euro

Caporalato nelle cooperative che lavorano con il gigante dell’ortofrutta

Il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano ha sequestrato complessivamente 120 milioni di euro, per una presunta maxi truffa fiscale realizzata attraverso l’impiego di manodopera priva di tutele fornita da cooperative in subappalto. Secondo i magistrati di Milano inoltre l’amministratore delegato Costantino Dalmazio Manti avrebbe ricevuto tangenti per un milione di euro in cambio degli appalti alle cooperative, di cui 200mila euro secondo un consulente della società sarebbero stati «girati alla moglie». Lo stesso amministratore delegato ha ammesso di aver incassato denaro da alcuni fornitori per farli lavorare tra il 2016 e il 2022. 

100 milioni di euro all’anno rubati ai lavoratori

Tutto il sistema avrebbe fruttato a Brt 100 milioni di euro di risparmi l’anno « tutto a detrimento dei lavoratori e dell’Erario», hanno scritto i giudici di Milano. Ottenuti come? Secondo la procura di Milano che ha raccolto le testimonianze di decine di lavoratori, gli autisti passavano da una cooperativa all’altra, non avevano diritto a ferie, a visite mediche (in caso di incidente secondo alcune testimonianze non interveniva ambulanza, ma la vittima dell’incidente era portato in ospedale da una persona di fiducia) niente scatti di anzianità, alcuni erano semplicemente pagati a cottimo. Il sistema dei fornitori di manodopera sarebbe stato di fatto controllato, con le aziende sottopagate, in modo che la Brt potesse guadagnare anche su quel fronte e con un caporale dei caporali, scrivono i giudici di Milano, che sceglieva i capi delle cooperativa «su base etnica». 

Corrieri a cottimo da vent’anni

Per capire le dimensioni della questione basti dire che sono 3mila le cooperative coinvolte nella fornitura di manodopera per un totale di più di 26mila autisti. Un sindacalista ha riferito agli inquirenti  che ci sono «corrieri che lavorano da più di vent'anni presso le filiali Brt, seppure questa circostanza non sia mai stata certificata» e che devono accettare «turni massacranti» nei quali vengono «pagati a cottimo». La «maggior parte non sono di nazionalità italiana» e sono «soggetti in difficoltà economica». 

Brt ha diffuso una nota in cui dichiara di stare collaborando con la procura della Repubblica dal mese di dicembre «riguardo a criticità emerse in relazione ad alcuni fornitori dell'industria dei trasporti in Italia».

© Riproduzione riservata